Calabria, terra per turisti o per viaggiatori?
Alla ricerca della vocazione autentica di una terra ricca di contraddizioni che svela aspetti inaspettati e sorprendenti
La Calabria, si sa, non è una regione a vocazione turistica, ma ciò che potrebbe sembrare, di primo acchito, un'affermazione pungente per coloro che rispolverano, all’occorrenza, le proprie radici storiche e origini di tutto rispetto, rivela, invece, aspetti e pieghe inaspettatamente positive e decisamente caratterizzanti per chi è refrattario, invece, al pensiero veloce.
Chi decide di visitare la Calabria, strutturalmente e morfologicamente differente da nord a sud, se indossa le vesti del classico turista agostano e vacanziero che frequenta la riviera romagnola, allora è destinato a cocenti delusioni. Chi sceglie di vivere i luoghi della punta dello stivale deve sapere che vivrà un’esperienza particolare, dovrà spogliarsi di malsani e inaffidabili preconcetti e arrivare qui completamente vuoto, senza aspettative di alcun genere, pronto a lasciarsi stupire. E’ il primo necessario passo per prepararsi a vivere un’esperienza unica!
E’ la differenza, in fondo, tra il mero turista vacanziero ed il viaggiatore per eccellenza, alla Edward Lear per intenderci che, nell’800 si inoltrò nelle lontane terre del Regno delle Due Sicilie per scovarne le bellezze e regalarle al mondo attraverso i suoi racconti e le sue litografie, come si legge nel sito ufficiale.
L’idea di base, di cui essere fortemente convinti, è che non esistono aree a vocazione turistica, ma solo territori capaci di comunicare un’idea, un’esperienza. E ciascun territorio può offrire esperienze uniche solo proponendosi in modo autentico e leale, senza infingimenti o emulazioni controproducenti e dannosi
La Calabria, nelle sue mille sfaccettature paesaggistiche, storiche e morfologiche, offre molteplici occasioni di scoprire territori inaspettati e paesaggi mozzafiato. La Calabria è una terra per viaggiatori, dove, per giungere alla meta prefissata, percorrendo strade sinuose e impervie, si scoprono tali e tante sorprese dalla bellezza mozzafiato. Sono quei luoghi che entrano nell’anima.
Magari non c’è mondanità, non si trovano infrastrutture efficienti e confortevoli, trasporti pubblici pianificati o coincidenze che portano dalla stazione all’aeroporto e viceversa. E’ il luogo, poi, dove per trovare un ristorante non ci si deve affidare a Google o a Tripadvisor, ma basta solo entrare a contatto con la gente del luogo, dialogarci e comprendere la mentalità di una accoglienza che è unica ed inimitabile.
E’ difficile raggiungere il cuore, l’essenza vera di questa terra in apparenza selvaggia e respingente, ma ricca di luoghi dell’anima. Interessante, a questo proposito, è la diffusione ed il proliferarsi di associazioni culturali che accompagnano i viaggiatori e gli stessi calabresi alla scoperta della bellezza autentica.
La Pro Loco K di Careri rientra, a pieno titolo, tra queste e la sua presidente, Annamaria Sergi, è un esempio di “etica della restanza”, espressione cara all’antropologo Vito Teti, per indicare l’avventura, la fatica, l’asprezza, la bellezza di restare nella propria terra d’origine. La Pro Loco K di Careri è stata fondata nel 2014.
“Mancava un'associazione culturale che lavorasse al di fuori delle istituzioni, sempre latitanti qui da noi per vari motivi - racconta Annamaria - il paese non esiste, è stato trasferito a Natile Nuovo nel 1951, dopo le alluvioni. La politica dell’epoca ha trasferito il paese a Natile Nuovo, come tutti i paesi arroccati trasferiti alla marina.
C’è chi ha ricevuto una casa, chi ha ricevuto un terreno su cui costruire. La mia famiglia originaria di questo luogo, ha scelto di vivere a Natile Vecchio, dove sono cresciuta e dove opero ed ho sempre desiderato di fare qualcosa per la mia terra, aprire le porte della nostra montagna”.
Una montagna apparentemente ostica, ma ricca di bellezze naturali, profumi, prodotti e scenari spettacolari. Un sorprendente Aspromonte che “le nostre nonne conoscevano in modo diverso - prosegue la presidente - loro si recavano in montagna solo per raccogliere le castagne, i frutti della terra, la legna da ardere. Non erano educate alla bellezza, ma alle cose pratiche. Io invece mi emozionavo con poco, per un fiore, un paesaggio, una farfalla. E’ stato il padre di una mia compagna, Sebastiano Codispoti, un pastore musicista, ad avvicinarci alla montagna, è stato lui ad aprirci le porte di questo luogo”.
Erano gli anni ‘70 - ‘80, quando il luogo mostrava il peggio di sé anche a causa dei sequestri. “Io ed un gruppo di compagne piano piano ci siamo avvicinate sempre più, anche grazie a persone illuminate come Domenico Minuto, Alfonso Picone, Francesco Bevilacqua, studiosi ed esploratori amanti di questo territorio”. E la montagna con Pietra Cappa è al centro dell’associazione guidata da Annamaria Sergi.
Un po’ di storia
Natile nasce da Pandore, città dal nome latino colpita e sprofondata da vari terremoti. “Noi diciamo “bissa Panduri”, per indicare che il terremoto l’ha inghiottita completamente. Qui c’erano i pastori, che avevano visto in Natile un luogo assolato dove gli animali stavano bene e venivano a pascolare le greggi. E qui ci sono tracce del passaggio dei padri basiliani, le Rocche di San Pietro, i resti della chiesa di San Giorgio di Pietra Cappa, dove sorgeva un monastero e la più nota Pietra Cappa.
Pietra Cappa
E veniamo al simbolo per eccellenza. E’ il monolite più alto d’Europa ed ha un fascino misterioso. “La regina dell’Aspromonte” così viene definita Pietra Cappa nel depliant distribuito dalla Pro Loco, “con la sua mole enigmatica e carica di leggende, troneggia nelle vallate delle Grandi Pietre”.
Nel 2021, l’Unesco ha inserito il Parco dell’Aspromonte nella rete dei Geoparchi mondiali, il cui simbolo per eccellenza è proprio il monolite più grande d’Europa, per la conformità della pietra (arenaria), che risale a milioni di anni fa.
La Pro Loco K di Careri e la filosofia dell’accoglienza di Annamaria Sergi
“La Pro Loco è stata voluta fortemente da me e da qualcun altro per valorizzare il territorio, con l’obiettivo di far conoscere la montagna agli stessi abitanti - prosegue Annamaria Sergi - ma grazie a Minuto, Picone e Bevilacqua qui le cose sono cambiate, loro hanno fatto una narrazione diversa del sito. Malgrado ciò, non c’è una rete che abbracci questi territori magnifici, è un luogo frequentato da persone guidate appositamente o da escursionisti esperti che studiano il percorso”.
L’obiettivo di Annamaria è esaltare la bellezza del luogo anche attraverso il cibo e le tradizioni locali. E si tratta proprio di un’accoglienza particolare quella proposta dalla presidente Sergi che prevede l’escursione a Pietra Cappa, passando per le rocce di San Pietro e per la chiesetta di San Giorgio, chiesa lauritica, punto di riferimento dei monaci eremiti che vivevano nei dintorni e vi si riunivano per i riti liturgici.
Un sentiero sicuro, marchiato dalla bandiera bianca e rossa, guidato da una persona del luogo, Domenico Ietto, don Micu per i compaesani, piastrellista di professione e profondo conoscitore del luogo, che arricchisce la camminata con le sue narrazioni ed aneddoti colorati dal sapore autentico. Ci si sente accompagnati per mano da don Micu e ci si sente a casa con l’accoglienza speciale di Annamaria. Il suo amore per il territorio è espresso anche con la “cultura della tavola”.
“Non abbiamo strutture in paese, non c’è un ritrovo, nessuno vuole investire qui, un paese di 300 abitanti, con una sola scuola elementare con sei bambini, un genere alimentare e un bar. Per amore del territorio, mi sento in dovere di accogliere le persone con cura e attenzione”.
E così Annamaria, insieme ai componenti dell’associazione, si è inventata il ristorante all’aperto. In mezzo ai boschi, su una tavola fatta di tronchi d’albero con delle panche, lei allestisce un vero e proprio banchetto, con la tovaglia a quadretti, piatti rigorosamente in ceramica, bicchieri di vetro, posate d’acciaio (tutto plastic free!). Non mancano piccoli ornamenti floreali, che denotano cura per i particolari, che obbligano ad indugiare, a soffermarsi sulle piccole cose e un gustoso menu di prodotti locali (pane cunzato, melanzane abbottonate, olive, pecorino, ricotta fresca, ecc.) con dolce fatto in casa e caffè con la moka.
“Un modo per diffondere le nostre tradizioni attraverso la tavola e raccontare storie del passato per condividere le mie conoscenze con gli altri” chiosa Annamaria Sergi. E si crea, così, uno straordinario momento di convivialità, intorno ad una tavola imbandita con amore, circondati dalla bellezza dei luoghi ancora incontaminati in perfetta armonia con la natura.
“A volte mi sento sola - spiega con amarezza Annamaria - ma vorrei continuare, è una missione per me. E’ difficile investire qui, soprattutto per i giovani, mi auguro, però, che questo possa avvenire”. Diffondere la cultura della bellezza, attuare interventi conservativi, rispettare la vocazione del luogo sono i passaggi obbligati per un futuro turistico in Calabria, come insegna l’esempio di Annamaria Sergi. Fermo restando che la Calabria rimane sempre una terra per viaggiatori, ricca di storia e di bellezza tutta da scoprire!