rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

Il sogno di Jacob: in anteprima assoluta il docufilm su Nik Spatari

A Cartoline Club, la proiezione del documentario che racconta la storia umana e artistica del creatore del Musaba

In anteprima assoluta a Reggio Calabria è stato proiettato il docufilm “Il sogno di Jacob”, un viaggio nel mondo visionario di Nik Spatari fondatore del Musaba, il Parco Museo Laboratorio Santa Barbara situato a Mammola. Cartoline club è il luogo privilegiato dove gli associati hanno potuto assistere, non senza commozione, alla visione del documentario su uno dei più grandi artisti contemporanei, scomparso ad agosto del 2020.

La vita, la storia umana e artistica di Spatari sono raccontate nel docufilm diretto e sceneggiato da Luigi Simone Veneziano, con la co-sceneggiatura firmata da Alessia Principe. Ed il regista cosentino insieme alla produttrice Francesca Marchese sono intervenuti all’anteprima reggina, per presentare il documentario e per sopperire ai problemi di distribuzione che affliggono il cinema indipendente non sorretto da grandi produzioni.

“E’ una sera di cui siamo particolarmente orgogliosi - esordisce Francesco Villari, fondatore di Cartoline Club - è una figura che non è stata celebrata degnamente in vita e spero che adesso, da quando stanno nascendo iniziative intorno a Nik, il suo nome emerga come merita. Nik è uno dei più straordinari artisti non solo della nostra terra. Per la prima volta a Reggio viene proiettato il film che prende il nome dalla sua opera più famosa esposta al Musaba”.

La produttrice Francesca Marchese debutta nel ricordo di Nik Spatari, “diventato il trade union nel raccogliere energia positiva attorno all’Aspromonte, questa “ombra lucente” come spesso raccontato dallo scrittore Gioacchino Criaco, un luogo di grande potenza emotiva. L’amore per Nik è il filo conduttore - spiega - di cui ci siamo innamorati come associazione Le sei sorelle (di cui Marchese è presidente, ndr). Io l’ho conosciuto come artista, ho fatto l’Accademia di Belle Arti, avevo contezza di questo luogo, ma non avevo mai indagato nei meandri della sua vita per capire chi fosse veramente e chi fosse la donna, guerriera, amazzone lucente, che gli è stata accanto una vita intera, Hiske Mass”.

E la produttrice cosentina si innamora del racconto appassionato di Veneziano, nasce così il documentario sull’artista di Mammola. “Abbiamo raccontato questo luogo magico che non è solo della Calabria ma è del mondo, il Musaba”. (sotto nella foto da sinistra Francesca Marchese, Francesco Villari e Luigi Simone Veneziano)

Cartoline club Nik Spatari incontro

Il Musaba è l’Aspromonte e l’Aspromonte è il Musaba

 “L’Aspromonte è un luogo del mondo, un posto magico, una montagna che restituisce la potenza della Calabria, perché fatto di luci ed ombre. La carovana emotiva che accompagna il film ci commuove sempre. Racconta una Calabria potente nella sua struttura geografica ma anche antropologica ed evocativa.

E’ bello poter restituire una figura così dinamica, straordinaria, bellissima, perché Nik era un uomo bellissimo nel cuore ma anche esteticamente, era un Giacobbe, per l’appunto, un grande artista in una Parigi degli anni ‘60 straordinaria e ricca di artisti”. E Francesca Marchese ricorda un episodio, descritto nel film, del periodo francese di Spatari, in cui Cocteau, alla sua prima mostra, gli sottrasse un quadro, lasciandogli un biglietto “Ho dovuto prenderlo, era troppo bello”.

“Grazie a quell’episodio - ricorda ancora Marchese - Nik riesce ad emergere dalla moltitudine di artisti che vivevano a Parigi. Un grazie va anche ad una donna battagliera che ha fatto sì che tutto ciò ritornasse da dove era nato, nel posto che si chiama Santa Barbara, un piccolo paese dell’Aspromonte”. Nasce così il film sul “genio irregolare”, come è stato più volte definito, Nik Spatari.

Cartoline club Nik Spatari frame docufilm

I sogni ce li distribuiamo da soli

 Una pellicola che ha superato anche gli ostacoli della distribuzione cinematografica, grazie ai vari appelli diffusi, tra cui quello dello scrittore originario di Africo, Gioacchino Criaco, che appare ne “Il sogno di Jacob”, insieme a Nik ed alla moglie Hiske. “Ci è piaciuto riuscire a trasformare concretamente questo tour emotivo, che è un gran tour della Calabria - racconta la produttrice cosentina - ci siamo inventati una distribuzione per cui ringrazio Gioacchino Criaco, parte integrante di questo film per la sua potenza di parola, perché è uno scrittore potente e perchè è riuscito a mettere insieme di bocca in bocca questo tour che Nik si merita, meritava e meriterà, perché un artista non muore mai. Il fatto che sia in un’altra dimensione, come la sue luci, i suoi colori è una cosa straordinaria, lui appartiene all’infinito”.

Laboratorio per persone non udenti

E l’appello di Criaco, per far conoscere il progetto dell’artista di Mammola, sta portando i suoi frutti. Il contributo economico raccolto, diventerà un laboratorio dedicato alle persone non udenti. “Lui ci ha stimolati perché l’arte potesse continuare, per cui quello che noi raccogliamo in queste giornate diventerà un laboratorio, strutturato che andrà avanti per un anno, dedicato a persone sorde, con attitudine all’arte.

Un laboratorio con l’obiettivo di farne una mostra - annuncia Marchese - adesso vedremo i risultati di questo laboratorio fatto da un artista cosentino, Andrea Gallo, da un acquarellista, Peppe Stasi, di fama internazionale, appena tornato da una mostra in Kuwait, andata benissimo, e fra l'altro è stato l’ultimo ad acquerellare una raccolta di Franco Battiato - sottolinea con orgoglio la produttrice - e loro ci accompagneranno alla scoperta di questi talenti. Faremo il tour di volta in volta, e loro diventeranno parte integrante dei vostri muri e della nostra memoria”. (in basso Nik Spatari, foto pagina Facebook Musaba)

Nik Spatari_foto pagina facebook Musaba

Genesi del film

Il regista cosentino, Luigi Simone Veneziano racconta, invece come è nata l’idea di realizzare il docufilm su Spatari. “Su Rai3 ho visto un passaggio su Nik, mi sono chiesto come ancora io non conoscessi un artista come Nik. Decido di incontrarlo e conosco, così, anche Hiske. Nik è una presenza importante ma Hiske è una presenza necessaria - stigmatizza il regista - me ne sono innamorato, era una coppia di una bellezza e di un fascino d’altri tempi e da lì l’interesse è diventato sempre più grande.

Anche loro erano interessati a raccontarsi, ed è nato questo documentario non senza difficoltà. Ci sono voluti circa due anni e mezzo, quasi tre per riuscire a realizzarlo, il Covid ha rallentato i tempi e noi siamo una piccola produzione per distribuirlo, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Purtroppo quando abbiamo girato,

Nik non stava già bene, l’anno successivo ci ha lasciati. Ha lasciato il suo corpo terreno ma ci ha lasciato il suo spirito, come l’arte che è immortale - sottolinea Veneziano con commozione - stiamo facendo questo giro incredibile e troviamo sempre un affetto molto forte. Per me, questo film, sta diventando una grande responsabilità, e ne sono contento.

Volevo fare un film diverso, alla fine dovevamo girare a giugno con temperature più accettabili, ma abbiamo girato a luglio con il caldo perché Nik aveva la polmonite, purtroppo non ha potuto fare alcune cose. Avrò visto il film un centinaio di volte tra montaggio, riprese eccetera ma quando accade che lo proiettiamo insieme ad altre persone, mi accorgo che non è uscito fuori quello che immaginavo ma qualcosa di più importante, nel film non si racconta solo la vita di Nik, la nascita del Musaba, la nascita comunque di un luogo. Si raccontano, in maniera ancora più profonda, gli ultimi momenti della vita di un uomo, una cosa ancora più preziosa”.

Cartoline club Nik Spatari

E il regista cosentino prosegue nella narrazione di altri dettagli, come la grande dignità dell’artista nel portare avanti, anche se non stava bene, il lavoro sul mosaico, la sua opera incompiuta.

“Non ce l’ha fatta a finirlo perché nessuno lo ha aiutato - spiega con amarezza il regista - la Calabria, ma ancor più l’Italia è un luogo forse troppo legato al passato e non ci si rende conto quando il presente ha bisogno di una mano, di essere abbracciato e accompagnato. Ancora oggi, ad un anno e mezzo dalla scomparsa non vediamo nulla che possa essere celebrativo per un artista che comunque rende noi italiani orgogliosi. Peccato non essere tedeschi o americani, il destino sarebbe stato diverso” stigmatizza il regista.

Lo sguardo di Luigi Veneziano, dal palco del Cartolina Club, si sofferma poi su un verso del cantautore canadese Leonard Cohen, e legge “c’è una crepa in ogni cosa ma è da lì che entra la luce”. “Negli anni ‘60 Santa Barbara era una crepa enorme, da lì è nata una luce gigantesca. Alcuni dicono, per le vicissitudini legate agli arresti di Nik, per quell’ipotetico monumento bizantino che sarebbe stato distrutto. Vi invito a guardare le immagini di repertorio girate da Nik, non c’era nulla, erano solo ruderi, erano a migliaia come se ne vedono per le strade di questa regione. La visione degli artisti illumina, è universale e immortale”.

E torna a parlare del documentario. “Il film è particolare, da autore non l’ho voluto raccontare in maniera asettica, ho voluto restituire la visione di luce e ombre - racconta il regista - ho dormito al Musaba, la notte in quel luogo è fatta di sogni ma anche di incubi, yin e yang, bianco e nero, da quel luogo emana un’energia incredibile”.

Sogno Jacob opera _foto sito Musaba

Il sogno di Jacob

Tra le opere più note di Nik Spatari, il sogno di Jacob avvolge l’abside e la volta dell’ex chiesa di Santa Barbara. Conosciuta anche come la “Cappella Sistina calabrese” riproduce Giacobbe, l’uomo ossessionato dal doppio. Il suo gemello, le due mogli, le due serve, le due patrie, le due terre. Giacobbe è Nik Spatari e Nik Spatari è Giacobbe.

È dedicato a Tommaso Campanella, utopista della Città del Sole e a Michelangelo, “A Michelangelo astronauta”. Giacobbe ha le stesse fattezze di Spatari, stessa imponenza, stessa barba, stessa malinconia e dolcezza nel viso reclinato. “L’opera magistrale del nostro Nik - conclude il regista - però non è il sogno di Jacob, è il sogno di Nik, lì dentro c’è tutta la sua vita, c’è lui, sua madre, c’è Hiske. Quel luogo lo chiama Jacob ma in realtà è Nik e soprattutto è la Città del Sole di Tommaso Campanella, la città che sta al di sopra di questa nostra generazione umana, è il Musaba è questa città del sole”.

Si parla di

Il sogno di Jacob: in anteprima assoluta il docufilm su Nik Spatari

ReggioToday è in caricamento