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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lotta alla criminalità

Ndrangheta in Emilia Romagna, la Dia sequestra patrimonio da 1,5 milioni di euro

Sotto la lente degli investigatori di Maurizio Vallone è finito un imprenditore di origini calabresi ritenuto appartenente alla “batteria della giovani leve”

La Direzione investigativa antimafia, guidata dal direttore Maurizio Vallone, ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bologna nei confronti di un imprenditore calabrese operante nel settore dell’edilizia in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Liguria.

Il tribunale felsineo, a seguito delle risultanze d’indagine, corroborate anche dall’importante contributo di alcuni collaboratori di giustizia che lo indicano quale soggetto appartenente al sodalizio ‘ndranghetistico emiliano e pienamente partecipe dell’attività criminosa della consorteria, ha ritenuto sussistere un adeguato compendio indiziario che ha consentito di accertare, a carico del proposto, un giudizio di pericolosità sociale di tipo “qualificato”.

I vari ed eterogenei elementi acquisiti collocano il soggetto quale indiziato, sin dalla metà degli anni ’90, di appartenere ad una cosiddetta “batteria delle giovani leve” della ‘Ndrangheta, autrici di violenti atti predatori e contro il patrimonio, per poi giungere di recente ad esercitare il ruolo di imprenditore mafioso a disposizione della consorteria emiliana.

Le indagini hanno, infatti, consentito di rilevare come il proposto mettesse le proprie ditte e società (spesso intestate a compiacenti prestanome, secondo la consolidata strategia della cosca) a disposizione degli interessi della ‘Ndrangheta per l’esecuzione di lavori edili finalizzati all’infiltrazione nell’economia locale e nazionale, e per il compimento di operazioni di falsa fatturazione, finalizzate all’arricchimento della consorteria mafiosa e dei vari sodali.

Il provvedimento, emesso su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica di Bologna e del Direttore della Dia, ha riguardato 5 società con i relativi compendi aziendali, 6 beni immobili, 2 autovetture e numerosi rapporti bancari per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro.

L’odierno risultato si inserisce nell’ambito delle attività Istituzionali finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali di tipo mafioso, agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale.

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