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Cronaca

Censura manifesti, Provita&Famiglia scrive a Falcomatà: "Ci vedremo presto in Tribunale"

Il circolo reggino della onlus attraverso i canali social ha inviato una lettera aperta al primo cittadino dopo la rimozione dei manifesti contro l'aborto affissi in città

Non si placa la querelle sui manifesti contro l'aborto, affissi in città dalla onlus Provita&Famiglia e fatti rimuovere dal sindaco Giuseppe Falcomatà perchè "lesivi della libertà personale di un individuo".

"Le nostre ragioni di libertà saranno portate in tribunale", assicurano dal circolo reggino della Onlus in una lettera aperta inviata, attraverso i social, al primo cittadino e che riportiamo di seguito nella sua versione integrale: 

"Caro sindaco Giuseppe Falcomatà, noi possiamo immaginare che i suoi modelli di riferimento siano la Corea comunista, la Cina e magari la ex Unione Sovietica ma l'Italia non è uno Stato totalitario! Anche se a lei la cosa pare non piaccia perché probabilmente preferirebbe la "dittatura del proletariato", l'Italia è una repubblica democratica che nella sua Costituzione sancisce la libertà di espressione e tutela il pluralismo delle idee.

Lei arbitrariamente ha fatto coprire i nostri manifesti come nei migliori regimi totalitari, non curante che gli stessi siano stati regolarmente affissi con tanto di bollo comunale e che, per sua ammissione, la censura non era praticabile. Ebbene lo ha fatto ugualmente ergendosi sopra le regole democratiche, ma caro sindaco di cosa ha paura? Che le donne sia informate su cosa sia l’aborto?

In ogni caso certamente non potrà fermare il nostro impegno a favore della #vita come non potrà fermare le ormai migliaia di condivisioni sui vari social tanto che ormai il nostro manifesto e il suo messaggio pro-vita sono sulla bocca e sui cellulari di tutti! Il suo è grave atto e noi saremo sempre dalla parte delle donne e a difesa della vita!

Ci vedremo presto in Tribunale, quando dovrà spiegare le ragioni della sua intolleranza ideologica! Magari, caro sindaco, a sua difesa chiederà al magistrato di mandare tutti i pro-life e coloro che la pensano diversamente da lei al confino o in un gulag?"

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