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Il viaggio nei quartieri / Centro

L'antica acropoli e il patrimonio archeologico da valorizzare

Parla il Comitato Reggio Campi - Villini svizzeri -Trabocchetto

Hanno un sogno: far rivivere l'antica acropoli di Reggio Calabria. Sognano un itinerario turistico archeologico che si snodi lungo il percorso di Reggio Campi, Villini Svizzeri e Trabocchetto.

Sono i cittadini riuniti nel comitato di quartiere, aderente alle Rete dei comitati, che da tempo si sta battendo affinchè il patrimonio archeologico, dimenticato, possa essere conosciuto e valorizzato.

ReggioToday, nel suo viaggio tra i quartieri, incontra Domenico Nava, presidente del comitato, in compagnia degli altri rappresentanti Ulderico Campanella, Antonino Ferrara, Alessandro Crupi e Patrizia Praticò, alle Tre Fontane. 

Qui, dove un tempo c'erano le bocche di tre tritoni bronze da dove sgorgava acqua che favoriva la digestione, adesso c'è solo la nicchia vuota a ricordo di un tempo in cui i reggini venivano anche a godere del bellissimo panoramana.

"Da troppi anni c'è lo scheletro dell'ascensore - spiega Domenico Nava - che dovrebbe collegare la parte alta della città con la via Marina. Sono i lavori del tapis roulant fermi e non sappiamo quando saranno ultimati, ma qui intanto regna il degrado e fino a poco tempo fa anche le scale erano sporche e piene di sterpaglie".

"Noi vorremmo che questa zona della città, - proseguono- fosse vissuta e valorizzata e per questo oltre a risolvere i problemi di pulizia, di illuminazione, ci piacerebbe che si mettesse in rete un itinerario turistico. Qui abbiamo le mura ellenistiche di collina degli Angeli, quelle del Parco archeologico e ancora le cento scale, la chiesa di Pepe e il bellissimo parco Baden Powell. Noi stiamo incontrando i cittadini per farli innamorare del nostro territorio e farli partecipare, attivamente. C'è molta voglia di fare e proprio qualche settimana abbiamo offerto il cero votivo alla Madonnina posta all'ingresso del Rione G di via Trabocchetto e in tanti hanno partecipato ripulendo la zona e portando fiori. La piazzetta ha, poi, ospitato la celebrazione congiunta di don Giacomo e don Tonino per ringraziare del dono del cero votivo. Un momento per vivere il quartiere e questo consente anche di "presidiare" il territorio. Ci sono situazioni complesse e difficili e non vogliamo che il quartiere sia in mano alla microcriminalità". 

Le Mura del Parco archeologico

"Le mura del parco archeologcio di Trabocchetto, - racconta Campanella - furono rinvenute casualmente nel 1980 mentre si stavano eseguendo alcuni lavori edilizi. Gli scavi hanno portato alla luce un importante e raro tratto di opera muraria che si estende per circa 50 metri e si conserva per una larghezza di circa 4 metri ed un'altezza che arriva a sei metri, ed è stata costruita in due fasi temporali gtra la fine del V secolo e la seconda metà del IV secolo a. C.  Il parco con le mura ellenistiche domina in silenzio la città, ma non è mai stato valorizzato.

Le cento scale e il parco annesso alle mura ellenistiche 

Salita Cappuccinelli Cento Scale-2Tra i luoghi più rilevanti del quartiere ci sono le "cento scale". "Si tratta - spiega Alessandro Crupi - di cento gradini in selciato caratterizzati dal mosaico presente in diverse pietre e superficie ruvida per evitare rovinosce scivolate. Questa strada diede origine all'odierno nome della via sottostante (la via Cappuccinelli), che si collega. La scalinata, inoltre, è stata così chiamata perchè conduceva ad un convento dei cappuccini situato in cima alla collina, poi distrutto dal terremoto del 1783.  Al termine della stessa si giunge alle mura ellenistiche del sito archologico della Collina degli Angeli. Adiacente c'è il nuovo parco archoelogico della Collina degli angeli dove è stato scavato e restaurato un importante e raro tratto di mura in mattoni crudi per circa 50 metri di lunghezza. Il parco è stato utilizzato per le Giornate Fai di Primavera nel 2018, ma dopo di allora è rimasto sempre chiuso e dimenticato". 

La chiesa di Pepe e il Parco Baden Powell

"A kresie i pipì è il lugo di culto dedicato al Santissimo Salvatore, - racconta Antonino Ferrara - la chiesa fu costruita nel decimo secono ed è la più antica chiesa cristiana esistente a Reggio. La storia racconta cche negli anni 1576-1577 caratterizzati dalla peste, attorno alla chiesa venne costruito il lazzaretto e nel timore che il luogo fosse causa di contagio, la chiesa rimase chiusa per lungo tempo. Per decenni venne abbandonata e alla metà del XIV secolo il terreno in cui sorgeva fu acquistato da un pasticcere reggino Paolo Albanese,chiamato Paulu Pipi, che dette il nome alla chiesa. Nel 1980 l'arcivesco Sorrentino la consacrò e nel 2001 venne visitata dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli".

 "C'è poi il Parco Baden Powell che è chiuso da anni e nel 2019 sono stati finanziati i lavori di ristrutturazione con il master plan dei Patti per il Sud, e sebbene la durata fosse di duecento giorni ancora non sono stati ultimati".  Prosegue Ferrara: "Nel territorio ci sono tanti problemi igienico-sanitari determinati da discariche di deposito di spazzatura e materiale pericoloso, che ineressano anche vecchie abitazioni abbandonate. Ancora abbiamo problemi per la potatura degli alberi, l'asfalto, l'illuminazione e la perdita di acqua potabile".

La caserma Duca D'Aosta

Nel quartiere ricade anche la vecchia caserma Duca D'Aosta e racconta Patrozia Praticò: "La costruzione della Caserma “Duca D’Aosta” inizia nel 1912 , quando con un decreto Regio del 17 ottobre, il Ministero della Guerra dà l'autorizzazione per l'avvio dei lavori. La caserma nasce con una precisa funzionalità, quella di assicurare alloggio alle truppe del 3º Gruppo di artiglieria del Castello Aragonese che a causa del sisma del 1908 erano state costrette a trasferirsi in via provvisoria, in alcune baracche attigue, in attesa della demolizione totale della fortezza medievale che, tuttavia, a causa delle forti resistenze da parte dei cittadini, venne ridimensionata e ridotta esclusivamente ad alcune porzioni. Questa proposta va a scontrarsi con i proprietari che si oppongono in maniera decisa alla minaccia dell’esproprio. Nel 1913 si iniziano a sgomberare le aree per la costruzione. Questa procedura di esproprio sarà lunga e travagliata e si concluderà solo nel 1919, quando la caserma risulta già costruita. La struttura divenne sede del comando d'artiglieria contraerea nel corso della Seconda guerra mondiale. Negli anni fu poi abbandonata e lì hanno trovato casa gli ultimi, persone senza fissa dimora. Ultimamente ci sono stati degli sgomberi ma ancora adesso se si passa la sera, si vedono luci, segno che ancora qualcuno ci vive. Ecco questo edificio importante e storico dovrebbe essere ristrutturato e valorizzato".

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