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Cronaca

Crisi Afghanistan, Falcomatà: "l'accoglienza non può essere affrontata come un’emergenza"

Il primo cittadino ha partecipato in videoconferenza ad un dibattito con Cecilia Strada e "ResQ-People saving people"

Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha partecipato al dibattito “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”, incentrato sulla crisi afghana, sull'Europa solidale, sui diritti umani e sull’accoglienza. Ieri pomeriggio, collegati in videoconferenza, hanno preso parte al confronto Cecilia Strada e Luciano Scalettari, responsabile comunicazione e presidente di “ResQ - People saving people”, Enzo Infantino di Volontario internazionale “Accoglienza controvento” e Giampaolo Cadalanu, giornalista e saggista.

«Nessuno – ha detto il sindaco – può pensare che, quanto sta accadendo a Kabul o in qualsiasi altra parte oppressa del pianeta, siano cose dell’altro mondo. Dobbiamo sentire nostra la responsabilità di aiutare chi non ha diritti, soprattutto se ad essere in pericolo è la vita di un essere umano. I sindaci hanno questa consapevolezza e dobbiamo fare in modo che si crei coscienza introno all’importanza dell’accoglienza senza arretrare, nemmeno di un millimetro, su temi che devono consolidarsi oltre i naturali cicli politici, che si tratti del Governo o di un’amministrazione locale».

Nel corso del suo intervento, ricordando l’impegno assunto dall’Anci, di fronte al ministro Lamorgese, in favore del popolo afghano, delle ong e di tutte le organizzazioni impegnate a fronteggiare la recente crisi che ha colpito Kabul, il sindaco Falcomatà ha sottolineato «la sintonia che unisce i sindaci sin dai tempi in cui qualcuno invocava i porti chiusi e noi facevamo l’esatto opposto». 

«L’idea dell’accoglienza – ha spiegato - non può essere affrontata come un’emergenza perché dentro di sé porta il dolore dei diritti umani violati e quello sopravvivenza di uomini, donne, bambini in fuga da guerre, miserie, carestie, limitazioni di vita e di libertà. Si deve operare, quindi, verso la piena integrazione dei migranti all’interno del nostro tessuto socio-economico affrontando il nodo della sicurezza da un punto di vista più rispettoso dei diritti di tutti. Chi arriva nel nostro Paese deve essere messo nelle condizioni di poter apprendere la lingua, un mestiere, di vivere dignitosamente per sfuggire dalle grinfie mortali della ‘ndrangheta e della criminalità organizzata». Interloquendo con gli ospiti, il sindaco ha ribadito come «il rispetto della dignità umana passi anche da scelte politiche che, in passato, non sono state fatte».

«Con orgoglio – ha affermato – posso dire che, in questo senso, l’amministrazione di Reggio Calabria ha sempre fatto la propria parte, fuggendo dagli alibi troppo facili delle criticità che vive qualsiasi amministratore del Sud. Abbiamo sempre risposto, alle norme di legge e alle operazioni scandite dall’Europa, offrendo dignità alla vita delle persone. Reggio Calabria, in questi sette anni, è diventata un’eccellenza a livello internazionale. Prima, i migranti che arrivavano sulle sponde dello Stretto, venivano portati in maniera totalmente inadeguata e irrispettosa in siti improvvisati, come palestre e centri civici, e sistemati su brandine ammassate. Adesso, quando le navi giungono nel nostro porto, le persone vengono ricevute da una rete d’accoglienza commovente che coinvolge semplici cittadini, associazioni e da un’umanità responsabile. Tra il 2014 ed il 2017, sulle nostre coste sono approdate moltissime navi, ognuna delle quali contava a bordo oltre 1000 migranti. Si è così costruita una rete di volontariato e di partecipazione attiva esemplare. La storia non è cambiata. Ad ogni approdo, le persone vengono sempre accolte da un nutrito gruppo di volontari. Questo è il nostro compito e quello delle istituzioni. Davanti alla povertà, alla sofferenza ed alla sopraffazione nessuno può tirarsi indietro. E’ il nostro stile di vita, un modo di amministrare che speriamo si consolidi nel tempo e diventi perenne testimonianza di umanità e solidarietà».

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