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Cronaca

Detenuto in reparto colpisce agente con una flebo: la precisazione dell'Ordine dei medici

La vicenda è stata ricostruita da alcune sigle sindacali degli agenti di polizia penitenziaria. Per l'Ordine "è doveroso stigmatizzare l’inopportuna contestazione dell’operato dei medici"

L’Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri della provincia di Reggio Calabria, interviene dopo un episodio di violenza avvenuto all'interno di un reparto del Grande ospedale metropolitano.

"Premettendo di voler alimentari inutili quanto sterili polemiche, non si può esimersi dall’effettuare alcune doverose
puntualizzazioni in merito ad alcune affermazioni di una sigla sindacale, diffuse agli organi di informazione, relative all’episodio dell’agente penitenziario. colpito da una flebo in pieno viso durante il servizio di sorveglianza, nei confronti di un detenuto, svolto presso il Grande ospedale metropolitano dove il paziente si trova ricoverato". 

La vicenda scrive l'Ordine "è stata ricostruita da alcune sigle sindacali degli agenti di polizia penitenziaria e, pur non entrando nel merito della stessa, è doveroso da parte nostra stigmatizzare l’inopportuna contestazione dell’operato dei medici che avrebbero deciso di collocare il paziente in reparto e non nella camera, definita “repartino”, destinata ai soggetti in regime di detenzione carceraria.

Dovere del medico, come recita il nostro codice deontologico, è «la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera". 

Al medico conclude la nota dell'Ordine "non competono altre valutazioni se non quelle strettamente inerenti e funzionali all’unico vero scopo della sua mission che è quella di preservare la salute e la vita. Riteniamo, pertanto, assolutamente fuori luogo sindacare la scelta, fatta in scienza e coscienza dai medici, sulla necessità o meno del ricovero in reparto ordinario o nel cosiddetto “repartino” del paziente in questione".

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