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Giovedì, 25 Aprile 2024
La vertenza / San Gregorio

Alival, si apre uno spiraglio con la diocesi e il progetto Job in Progress

I lavoratori licenziati e i rappresentanti sindacali hanno avviato una interlocuzione con il vescovo Morrone per essere aiutati dalla rete avviata nel 2021 insieme a Camera di commercio

Anche la diocesi di Reggio-Bova si attiva per i lavoratori del caseificio Alival di San Gregorio, che ha cessato le attività produttive e chiuso i battenti lo scorso 31 marzo lasciando a casa una sessantina di dipendenti. Su richiesta dei sindacati, stamattina il vescovo Fortunato Morrone ha convocato i rappresentanti dei lavoratori nella sede della Camera di commercio, alla presenza di Antonino Zema (segretario generale aggiunto cittadino di Fai Cisl) e Antonio Zavettieri (segreteria regionale Uila Uil) e del presidente dell'ente camerale Nino Tramontana. Un incontro molto atteso perché si tratta del primo contatto con enti del territorio dopo che negli ultimi mesi prima dell'addio di Lactalis dal sito produttivo di San Gregorio si erano interrotte tutte le interlocuzioni del tavolo interistituzionale insediato in prefettura, e al quale partecipano insieme a Comune, Città metropolitana e Regione, anche Unioncamere e Unindustria. 

Una nuova strada percorribile individuata oggi è l'inserimento di questi lavoratori nel progetto Job in Progress, attivato nel 2021 dalle diocesi provinciali (Reggio-Bova, Locri-Gerace, Oppido-Palmi) e la camera di commercio reggina per mettere in rete soggetti che vogliono contribuire allo sviluppo del territorio offrendo opportunità ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro, potenziare la loro formazione o intraprendere un percorso per la creazione di una nuova impresa, ma anche ai titolari di piccole e medie imprese che vogliono rilanciare la propria attività con pratiche di open innovation o cooperazione. Al partenariato aderiscono associazioni di categoria, sindacati, ordini professionali, imprese, istituti di credito e istituzioni formative come l'Università Mediterranea, e l'idea è di individuare attraverso questo canale una possibilità di ricollocamento degli ex Alival. 

L'impegno da parte di diocesi e camera di commercio c'è ma, ha spiegato Zema, è fondamentale il coinvolgimento della parte pubblica: "Stiamo continuando a chiedere la convocazione del tavolo in prefettura e porteremo in quella sede la proposta perché vogliamo che tutto sia messo nero su bianco e ci siano garanzie vere". 

Questa soluzione potrebbe intersecarsi con quella, ancora non abbandonata ma rimasta in un limbo d'incompiutezza, dell'interesse di alcuni imprenditori locali ad assumere parzialmente (circa venti unità) i lavoratori licenziati nella crisi aperta da Lactalis. Qualcuno di questi soggetti fa già parte della rete Job in Progress, altri dovrebbero entrare per seguire le linee comuni del patto multisettore che prevedono mutue sinergie. Ma se davvero si riuscisse a trovare questo sbocco, il settore di attività del nuovo lavoro sarebbe diverso da quello agroalimentare e qui entrano in gioco le istituzioni e soprattutto la Regione, che, come si era detto nelle due riunioni del tavolo, dovrà avviare percorsi di formazione mirati per consentire un reimpiego dei soggetti che saranno interessati.

Al momento però dalla cittadella continua ad esserci silenzio, ma la discesa in campo anche della diocesi si spera dia quella scrollata tanto attesa dai lavoratori, che vivono tutta l'amarezza di un'inerzia inaccettabile, che ha fatto trascorrere passivamente il tempo fino alla data di dismissione dello stabilimento di San Gregorio. I volti seri degli rsu stamattina restituivano questo stato d'animo ed è comprensibile che la fiducia nel supporto degli enti sia ormai al lumicino. E fa male anche il destino del caseificio, una realtà artigianale e poi industriale storica del nostro territorio, che oggi è abbandonata nonostante il cospicuo investimento della stessa multinazionale francese Lactalis su quell'impianto. Con tante ombre attorno alla vicenda, perché l'improvviso calo di produttività rilevato, numeri alla mano non è uno scenario fedele alla realtà e dipenderebbe invece da alcune scelte della multinazionale che agli ex dipendenti fanno sorgere il sospetto di una volontà dell'azienda di andarsene da San Gregorio. Molti di loro, dei quali ReggioToday ha raccontato le storie, sono legati anche affettivamente al caseificio, dove sono cresciuti e hanno imparato il loro mestiere e forse, con un vero sostegno da parte delle istituzioni, avrebbero tutte le capacità per tenerlo in vita. Ma per la Calabria più che un sogno questa è un'utopia. 

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