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L'allarme

Tra turni massacranti e irregolarità, nessuno vuole lavorare per il turismo

Dall'ispettorato del lavoro dati allarmanti per le aziende del territorio di Reggio Calabria, ma gli imprenditori parlano anche di una disaffezione verso le professioni del settore

Per gli addetti ai lavori la stagione turistica ormai imminente sarà quella del rilancio, ma negli stessi giorni in cui il settore ha vissuto la tradizionale prova generale dei ponti primaverili, sono arrivate due tegole pesanti che colpiscono duramente soprattutto la Calabria.

Da una parte Assoturismo Confesercenti ha lanciato un allarme - molto vicino al "sos" disperato - per la carenza di personale nelle strutture ricettive, che non riescono a trovare lavoratori. Dall'altra il rapporto di vigilanza straordinaria dell'ispettorato nazionale del lavoro presentato a metà aprile fa emergere dati agghiaccianti: il comparto turistico è un diffuso far west dominato da contratti in nero, irregolarità e gravi violazioni in materia di salute e sicurezza.

A Reggio Calabria tutte le aziende controllate dall'ispettorato del lavoro sono risultate non in regola

Nelle province calabresi i controlli hanno riscontrato illegittimità nel 99% dei casi. In particolare, nel Reggino sono state ispezionate 6 aziende, tutte oggetto di rilievi: sul totale del personale verificato, 31 unità, 18 sono lavoratori irregolari, di cui 11 in nero tra i quali 2 minori e un immigrato clandestino. Sempre nel territorio di Reggio Calabria 5 sono state disposte 5 sospensioni di attività per lavoro nero e 9 prescrizioni per violazione di norme di sicurezza.

Un panorama drammatico che dopo la diffusione del report era stato evidenziato da Filcams Cgil. Il segretario regionale Giuseppe Valentino commenta: "Nell'intervento di Assoturismo c'è molta retorica, a fronte della realtà rappresentata dall'ispettorato del lavoro, da cui è molto chiaro perché non si trova personale. Non è colpa del reddito di cittadinanza né di una generica poca voglia di lavorare lamentata dagli imprenditori. I lavoratori del settore turistico, e soprattutto i giovani, scappano perché hanno sperimentato sulla loro pelle esperienze massacranti, pagati pochissimo e senza contratto. Chi lo fa una volta resta scottato e non torna". 

Il dirigente sindacale mette in luce anche un fenomeno nuovo ma già molto insidioso, il capolarato digitale. Portali, social e chat usate come agenzie di ricerca lavoro con annunci che quasi sostituiscono un formale contratto con indicazioni sommarie di retribuzione e persino vaghe possibilità di vitto e alloggio. "L'ispettorato del lavoro - continua Valentino - dice senza mezzi termini che qui da noi il cento per cento delle aziende non paga i contributi e che nel turismo si vive male perché i lavoratori sono sottoposti a turni faticosissimi, pensiamo ai locali della movida ad esempio, ma anche all'anello più debole, quello di chi lavora nella pulizia o il personale dell'accoglienza, veri e propri invisibili senza diritti".

Un circolo vizioso, perché nelle strutture ricettive ormai finisce per lavorare soltanto chi non ha titoli o competenze professionali. "Alle aziende forse sta bene così - commenta Giuseppe Valentino - visto che cercano personale a cui poter proporre quel tipo di condizioni, come se fossero al mercato senza badare alla qualità, che sanno richiederebbe altro trattamento".

Il segretario calabrese Filcams Cgil conclude rivolgendosi al governatore Roberto Occhiuto: "Oggi il presidente ha esultato per gli arresti della maxioperazione, dicendo che la Calabria rifiuta la 'ndrangheta, ma nei fatti si smentisce. Dopo il Covid il settore turistico sta continuando a ricevere dalla Regione contributi a pioggia senza nessun controllo sulla situazione di chi ne è destinatario, sarà così anche per il nuovo bando. Abbiamo avuto villaggi turistici sequestrati per criminalità e lidi incendiati, quali deterrenti intende mettere in campo Occhiuto? Ha la delega al turismo ma non ha mai convocato il tavolo nel quale dovrebbe discutere con noi delle problematiche del settore".

Gli imprenditori

"Non rinnego che il lavoro nel nostro settore sia caratterizzato da grandi sacrifici. E' vero, si lavora molte ore e con ritmi sostenuti, ma va chiarito che le retribuzioni per le principali figure professionali sono commisurate, uno chef ha un guadagno mensile importante". A parlare è Maurizio Baggetta, imprenditore e presidente del consorzio Jonica Holidays, che riunisce albergatori ed esercenti della riviera dei gelsomini, che conferma la preoccupazione della categoria per la difficoltà di trovare personale. "Abbiamo riscontrato problemi non legati ai turni di lavoro - dice - e quello che più mi impensierisce è notare che non si risponde alle offerte di lavoro ma non abbiamo neanche richieste, come accadeva in passato. Non arrivano curriculum e stiamo guardando all'estero, oggi ho esaminato un cv dall'Argentina".

Baggetta non cerca nessun capro espiatorio, istituzioni comprese: "La situazione è così critica che abbiamo tutti una parte di responsabilità, anche noi imprenditori dobbiamo fare un mea culpa, forse non siamo più bravi come una volta ad attrarre i giovani verso questo lavoro. Ma è evidente che pochissimi hanno quell'amore che portava me a uscire da scuola e andare a lavorare, senza badare a orari. Ho fatto tanti sacrifici ma a 23 anni avevo un albergo mio". 

Il reddito di cittadinanza ha sottratto la manovalanza ma il personale specializzato dai terzi livelli in su non accetta la stagionalità. "Lo capisco - ammette Baggetta - ma purtroppo in un periodo come questo non possiamo garantire il lavoro annuale, chi può lo sta facendo anche con costi superiori alla produttività, per fidelizzare i dipendenti, e sono gli unici che riescono a trattenerli. Gli altri hanno problemi seri persino per il servizio di reception, chi vuole entrare in questo settore si sposta all'estero per essere sicuro di un impegno tutto l'anno".

Sulla Regione gli albergatori jonici non hanno da recriminare. "Paghiamo regolarmente stipendi e contributi, non abbiamo bisogno di sostegni di questo tipo, forse qualche responsabilità ce l'hanno le scuole. Nella provincia di Reggio abbiamo quatttro grandi istituti alberghieri che producono ogni anno circa 200 diplomati, ma quanti di loro poi lavorano stabilmente nel settore?

Preferiscono fare gli extra, qualche matrimonio, e d'estate lavorano poche ore in nero e la mattina se ne vanno a mare. Anche la formazione - aggiunge - non sta dando grandi risultati. Noi siamo aggiudicatori Erasmus e abbiamo coinvolto tanti ragazzi, ma finita quell'esperienza non si sono inseriti. Credo davvero che vada ripensata la preparazione della scuola, gli studenti una volta erano più motivati, è lì che c'è qualcosa che non va". 

Uno spreco, perché la stagione ha le premesse per i grandi numeri ma senza lavoro non si possono sostenere. "L'annata è ottima - conclude Baggetta - molte strutture hanno già chiuso due mesi di prenotazioni. Saremo costretti a cercare attraverso agenzie di altre zone d'Italia o straniere. Resta l'amarezza di vedere che la nuova generazione abbagliata dai guadagni veloci dei tiktoker non ha passione per questo lavoro, che è molto faticoso ma dopo tanti sacrifici poi ripaga nel tempo". 

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