"Ammazzano Di Matteo", 70 magistrati scrivono al Csm
Solidarietà al giudice palermitano dopo le dichiarazioni del boss di 'ndrangheta Gregorio Bellocco dal carcere di Opera. In un documento chiedono la ferma determinazione dello Stato
Non è solo Nino Di Matteo, il magistrato palermitano, già da tempo sotto scorta, che sarebbe stato minacciato di morte. Oltre 70 magistrati, appartenenti a vari uffici giudiziari di tutta Italia, hanno firmato un documento di solidarietà a Nino di Matteo, dopo la notizia che il boss di 'ndrangheta Gregorio Bellocco, rinchiuso nel carcere di Opera avrebbe fatto sapere “Anche il giudice Di Matteo lo ammazzano. Gli hanno già dato la sentenza”.
I magistrati in un documento chiedendo agli organi apicali dello Stato, “di far fronte al diffondersi di tali notizie, ribadiscano e rendano chiaramente percepibile, a tutti gli ambienti della malavita organizzata, la ferma determinazione dello Stato contro ogni possibile ipotesi di recrudescenza della criminalità nei riguardi di magistrati, forze dell'ordine, donne e uomini delle Istituzioni" e ritenendo che "anche tali prese di posizione pubblica possano costituire un deterrente rispetto a nuove ipotesi delittuose o stragiste, che vanno ovviamente scongiurate e prevenute con ogni mezzo".
Settanta magistrati, dunque, che in maniera del tutto spontanea e senza logiche di appartenenza hanno voluto manifestare la propria solidarietà al collega palermitano ma anche per evidenziare l'urgenza di una risposta ferma e decisa da parte dello Stato.
“L'iniziativa - spiegano i promotori - è nata spontaneamente in alcune chat e mailing list tra magistrati e non presenta alcuna connotazione “correntizia”. "Chiediamo che il Csm, il suo plenum e il suo presidente (nella persona del Capo dello Stato), anche attraverso pubblica sollecitazione al governo, ribadiscano e rendano chiaramente percepibili a tutti gli ambienti della malavita organizzata il severo ammonimento e la ferma determinazione dello Stato, ove occorra anche con l'introduzione di misure di maggior rigore", si legge nel documento.