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L'iniziativa / Centro

Fiammelle accese per il triste anniversario della comunità ucraina

Tra bandiere, canti e un corteo con le fiaccole, raduno per sperare nella vittoria e la fine di una guerra ingiusta

Una canzone dolce e malinconica in filodiffusione, bandiere sventolate e avvolte come mantelli sulle spalle, disegni di colombe e cuori con i colori giallo e blu, fatti dai ragazzi. Slava, gloria, è la parola tradotta nel nostro alfabeto ma rimasta in lingua ucraina che appare nei cartelloni esposti dalla comunità ucraina in piazza Italia, dove stasera è partito il corteo di fiaccole accese contro la guerra.

A radunarsi sono state soprattutto donne, accompagnate dai figli piccoli o adolescenti che non sono chiamati a combattere, ma, come ha ricordato una portavoce del gruppo, adesso l'età si è abbassata per la patria le armi devono imbracciarle anche i diciottenni. Da un registratore irrompe l'urlo lacerante di una sirena. "Un anno fa l'Ucraina, un paese fatto di gente che lavorava, studiava e sognava un futuro migliore, si è risvegliata così, con questo suono e le bombe - dice la portavoce - da allora è passato un tempo lunghissimo, fatto di quattro stagioni, difficoltà, morti e fame. Ora la guerra deve finire perché noi vogliamo vivere nel nostro stato libero, democratico ed europeo".

Prima di camminare fino al Duomo in una sfilata punteggiata di fiammelle, gli ucraini celebrano il triste anniversario con una preghiera collettiva e un minuto di silenzio per tutti i connazionali che hanno perso la vita per difendere il loro paese. Si condividono storie come quella del trentacinquenne Anatoli, che con coraggio ha portato in salvo un compagno ferito dai bombardamenti e rimasto sotto le macerie con le gambe spezzate, ma poi è caduto anche lui lasciando moglie e figli, e oggi lo chiamano eroe. "Noi ringraziamo tutti gli stati che ci stanno aiutando - continua la portavoce - ma ora dobbiamo arrivare alla vittoria perché il mostro non si ferma davanti a niente e rischiamo di estinguerci come popolo, di restare senza più uomini nè giovani. E' quello che vuole la Russia".

Anniversario della guerra, le foto del raduno della comunità ucraina

Il mostro è lui, Putin, e l'immagine dell'aggressore coperta da una mano rossa come il sangue e la parola killer introduce un promemoria con l'elenco di operazioni espansionistiche condotte con la forza dal presidente russo: "Non ha mai pagato, nessuno si è mai preso la responsabilità di fermarlo, e anche questa guerra non è iniziata il 24 febbraio 2022 ma molto prima, nel 2014. Per far finire la guerra l'Ucraina deve vincere e sarà una vittoria per la democrazia in tutto il mondo, stavolta pagherà anche per le sue azioni passate".

Le voci di chi prende il microfono per esprimere rabbia, dolore e speranza sono rotte dall'emozione, qualcuno ascoltando non riesce ad impedire che lacrime silenziose scendano sul viso. Poi una giovane intona l'inno dell'Ucraina e tutti si uniscono al canto, scandiscono cori di libertà e pace.  

Slava Ukraine, gloria all'Ucraina. Il popolo ucraino vive da un anno l'orrore della guerra ma mantiene la determinazione per reagire e pensare alla vittoria come unico obiettivo possibile. Irina Dutka, che si occupa della raccolta di beni alimentari e di prima necessità al Cedir, commenta: "Io speravo davvero che oggi avremmo potuto festeggiare la vittoria e in questo momento me l'aspetto da un momento all'altro perché credo nella forza del nostro popolo, è questione di giorni ormai. Sarà una vittoria importante - aggiunge - anche per dare un messaggio, cioè che nessuno deve permettersi di mettere piede in terra non sua. Hanno ucciso bambini, violentato donne, non è giusto che un'azione così grave resti impunita" 

Da 21 anni in Italia, Irina ha però il resto della sua famiglia compresi due fratelli piccoli, in Ucraina. "E' la mia casa - dice - ho sempre viaggiato e sono tornata spesso, volevo farlo anche dopo l'inizio della guerra, ma poi ho pensato di poter essere utile qui, per accogliere i profughi che sono tantissimi, e per raccogliere cibo e altri beni, che spediamo in Ucraina ogni settimana. I reggini - spiega - stanno dimostrando grande solidarietà, li sentiamo davvero vicini e li ringraziamo". 

La fiaccolata è partita a passi lenti attraversando il corso, nella fila c'erano anche cittadini di Reggio che hanno voluto unirsi agli ucraini. "La nostra bandiera - conclude la portavoce - ci rappresenta perché i suoi colori sono quelli del cielo e dei campi di grano. Siamo questo, un popolo umano che non vuole la guerra e se chiede armi è solo per difendere il suo diritto di esistere e vivere libero". 

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