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Si apre l'anno giudiziario fra carenze di organico, attese e polemiche

Mentre infiamma il dibattito sulle intercettazioni oggi la Corte d'appello reggina avvia ufficialmente la sua attività per il 2023 in attesa di risolvere i nodi rappresentati dal nuovo tribunale e dalla carenza di organico

Fiducia nella giustizia ed efficienza nell’amministrare la stessa. Con queste parole il procuratore generale della Cassazione, Luigi Salvato, ha concluso il suo intervento in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario.

Ed è in questa fase, contrassegnata da forti polemiche per le riforme in itinere, che si inserisce la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario della Corte d’appello di Reggio Calabria che si terrà questa mattina e sarà ospitata dalla scuola allievi carabinieri Fava e Garofalo.

Fiducia ed efficienza

“L’incremento di fiducia e l’efficienza - ha detto il procuratore generale Luigi Salvato - esigono tuttavia un’azione riformatrice attenta alla tutela di tutti gli interessi in gioco, chiara e ordinata, imprescindibile per la razionalità dell’ordinamento, condizione dell’efficace funzionamento della giustizia”.

Fiducia, riforme ed efficienza, ma soprattutto quest’ultimo tema, si intreccia con quanto dichiarato dal primo presidente della Cassazione Pietro Curzio. Efficienza della giustizia che è strettamente legata al numero delle risorse disponibili: un problema ancora irrisolto, soprattutto in una terra quale è quella calabrese in cui è radicata la più pericolosa organizzazione criminale.

Le scoperture delle piante organiche

“Allo stato - ha detto Pietro Curzio - la scopertura di organico delle cancellerie è del 25,11% ed è in crescita rispetto all’anno precedente, dato l’alto tasso di pensionamenti. L’assunzione di più di 8.000 addetti all’Ufficio per il processo è un fatto sicuramente inedito e positivo di cui bisognerà cogliere e sviluppare tutte le potenzialità”.

Non è messo meglio il ruolo togato. “Ancora più gravi - ha detto Curzio - sono i problemi di carenza dei magistrati. A fronte di un organico di 10.558 unità risulta scoperto il 13.7% dei posti, percentuale anch’essa in crescita rispetto allo scorso anno. In sostanza oggi mancano 1.458 magistrati”.

I vuoti d’organico nel distretto reggino

E proprio a Reggio Calabria, territorio dove più alto è l’indice di presenza 'ndranghetistica, dove risiede il crimine della ‘ndrangheta, si registra (stando a dati aggiornati a ottobre del 2022) il più alto numero in Italia di posti vacanti per quanto riguarda il settore giudicanti.

La pianta organica prevede 243 magistrati: 184 occupano il ruolo, 59 risultano vacanti. In questo caso la percentuale di scopertura dell’organico è pari al 24,28%. Tornando ai giudicanti, su 176 posti in organico, 132 sono coperti e 44 vacanti pari al 25% del totale.

Nella Corte d’appello della città dello Stretto, servirebbero altri 14 consiglieri rispetto ai 27 previsti dalla pianta organica, mentre in procura generale manca soltanto un sostituto procuratore generale. Nel tribunale di Reggio Calabria sono vacanti, tra gli altri, 10 posti di giudice sui 40 previsti; 8 invece a Locri e 2 a Palmi.

Le parole dell’ex ministro

E questo nonostante l’impegno assunto, non più di un anno addietro dalla ministra Cartabia proprio da Reggio Calabria dove intervenne all’apertura dell’anno giudiziario della Corte d’appello

Anno giudiziario Cartabia Gerardis-2"Anche qui a Reggio Calabria - disse Marta Cartabia (nella foto) - i vuoti di organico, soprattutto nel personale amministrativo dei dirigenti, rendono più difficoltoso il lavoro di tutti: conosco i numeri delle scoperture – il 15% a Reggio Calabria - così come conosco il bisogno di rinforzi di magistrati che sono stati drammaticamente sottolineati dal Presidente e che si avverte in questo distretto impegnato insieme a quello di Catanzaro anche in importanti processi – ampi, numerosi, complessi - contro la criminalità organizzata”.

“Faremo di tutto per i rinforzi”

Dopo i numeri la promessa del ministro: “Faremo di tutto per fare in modo che i rinforzi arrivino: i concorsi in magistratura sono ripartiti e - come potete immaginare - con le restrizioni dovute alla pandemia anche assolvere a questi banali adempimenti che dovrebbero essere la vita ordinaria del ministero ha richiesto un lavoro impegnativo di cui ringrazio tutti gli uffici ministeriali. Le prove per i 310 posti in magistratura sono già nella fase di conclusione della correzione degli scritti e a dicembre si è aperto questo nuovo bando per 500 magistrati”. Promessa fatta anche per la ripresa dei lavori del nuovo tribunale che, però, ancora oggi stentano a prendere il via.

Il lavoro dei magistrati

Scoperture di organico che ancora aspettano di essere colmate ma che, comunque, non hanno fermato l’azione di contrasto alla criminalità organizzata da parte della magistratura. Ed è sempre il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio a porre l’accento sul lavoro svolto in questi mesi.

“I problemi - ha detto Curzio - sono pesanti e complessi, ma cogliere i miglioramenti su questioni fondamentali è importante, prima di tutto come doveroso riconoscimento dell’impegno, in alcuni casi sino al sacrificio della vita, di tante donne e uomini dello Stato e della società civile. In secondo luogo, perché permette di guardare al futuro nella consapevolezza che si possono risolvere nodi critici e drammatici all’apparenza insuperabili”.

I passi avanti

Nodi critici, drammatici ed insuperabili come quelli rappresentanti dalla ‘ndrangheta, problematiche davanti alle quali, comunque, non si sono fatti passi indietro. “Anche con la criminalità organizzata, a cominciare da quella di stampo mafioso - ha detto Curzio, ricordando l’arresto di Matteo Messina Denaro - i passi avanti sono evidenti, non solo nel contrastare strategie che hanno insanguinato il paese in anni terribili, ma anche nel cogliere mutazioni verso forme altrettanto pericolose, sebbene meno visibili, volte ad inquinare settori sani della società civile e dell’economia e ad estendersi verso zone del paese diverse da quelle originarie, come emerge, ad esempio, dal processo Aemilia, conclusosi con la sentenza 7 maggio 2022, 39774 della nostra Corte”.

Quello che ancora c'è da fare

Tutto questo nella consapevolezza che la repressione da sola non basta ma serve una poderosa azione di rivoluzione culturale e un’altrettanto pregnante presenza dello Stato che non può farsi sostituire dalla criminalità organizzata. "La criminalità mafiosa - queste le parole del primo presidente della Cassazione - non può essere contrastata solo su questo piano, perché si rafforza quando e dove le istituzioni non svolgono il loro ruolo di tutela dei diritti e di mediazione e regolazione dei conflitti, lasciando spazio alla supplenza criminale”.

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