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Che emozione il restauro dei Bronzi nel documentario su RaiPlay

Presentato in anteprima a palazzo Campanella "Il tesoro ritrovato", episodio della serie Ossi di Seppia che andrà in onda il 16 dicembre

Sarà visibile da venerdì 16 dicembre su RaiPlay e nella stessa data in seconda serata su Raitre il documentario "Bronzi di Riace: il tesoro ritrovato", che racconta con una traccia emozionante il ritrovamento e il restauro dei Guerrieri a cinquant'anni dalla loro emersione dalle acque del mar Jonio. 

Il lavoro è stato presentato oggi in anteprima in consiglio regionale, un ideale trait d'union con quella che fu la casa della rinascita dei Bronzi, sede dell'intervento di recupero e conservativo più importante sulle straordinarie opere (e che è al centro del docufilm).

I Bronzi in un episodio della serie Ossi di Seppia anche su Raitre

Come hanno ricordato l'assessore a sviluppo economico ed attrattori culturali Rosario Varì, la vicepresidente della giunta regionale Giusy Princi e il commissario Anton Giulio Grande, Regione e Film Commission hanno investito sull'idea di 42 Parallelo, che fa parte della serie a puntate Ossi di Seppia, dedicata allo storytelling di eventi che hanno segnato la storia italiana. L'episodio sui Bronzi, scritto dalle autrici della serie Giorgia Furlan e Alessia Arcolaci e diretto dal messinese Gabriele Ciances, fa parte della terza stagione "Memories - Quello che ricordiamo", iniziata a metà settembre, insieme a capitoli su Maradona al Napoli, il delitto di Giorgiana Masi, la vicenda giudiziaria di Enzo Tortora e il caso della base militare di Sigonella, per citarne qualcuno. Si tratta di una novità come prima serie italiana non fiction, con un ritmo agile (la massima durata di ogni episodio è di mezz'ora) che si rivolge a un target molto giovane, cioè a chi di queste vicende sa poco o nulla per non averle vissute né viste in tempi attuali sui media. 

L'attrice Swamy Rotolo

Nel caso dei Bronzi la scelta stilistica è stata la narrazione del restauro nei ricordi dell'artista calabrese Nuccio Schepis: le sue parole sono intervallate da immagini di repertorio della scoperta dei Bronzi nel mare di Riace, dell'esposizione delle opere in Quirinale voluta da Sandro Pertini e del laboratorio aperto a Palazzo Campanella, fino all'arrivo dei Guerrieri tornati a nuova vita nella loro residenza definitiva del museo archeologico reggino. Guest star del documentario è poi la diciottenne attrice gioiese Swamy Rotolo, la più giovane vincitrice del David di Donatello con il film "A Chiara" di Jonas Carpignano, che appare nel film insieme alla sorella Grecia. Le due ragazze, ritratte mentre s'immergono nelle acque trasparenti di un indefinito mare calabrese (tra le immagini si vede quello di Riace degli anni Settanta ma anche Scilla), rappresentano la continuità identitaria tra gli antichi eroi e il popolo che da loro discende e ne ricalca le orme millenarie sullo stesso territorio.

Nuccio Schepis

Il racconto di Nuccio Schepis e la partecipazione speciale di Swamy Rotolo

La testimonianza di Schepis è infatti non soltanto artistica ma affettiva: "Ho visto tanti mari, tutti belli, ma il Mediterraneo è incredibile. E' per il suo colore e sapore, per la civiltà e storia che lo hanno attraversato. Per me è legato ai racconti che ascoltavo da mia madre quando ero bambino, che riguardavano la mitologia dei Greci". Lo stesso scultore non conosceva Riace prima che il nome di quella cittadina diventasse per tutti legato per sempre alle grandi e antichissime statue custodite nel suo fondale marino. Nuccio Schepis parla dei Bronzi come figure care e familiari, delle quali, dopo il trasferimento nel museo, avvertì una nostalgica mancanza. Ma quella magnificenza suscita rispetto: "Li ho curati - dice - eppure davanti a loro, così immensi, mi sono sempre sentito piccolo e fragile". 

La fotografia del documentario (a cui ha contribuito con una consulenza Daniele Ciprì) è mozzafiato. Tra le scene più belle ci sono il primo respiro dei Bronzi, percepito così da Schepis dopo la ripulitura delle labbra delle statue, e il salvataggio dalle acque con le imponenti opere assicurate a un paracadute, sollevate come se fossero leggere e aree. Immagini quasi oniriche, come ha confermato la show manager Giorgia Furlan: "Con questo episodio volevamo produrre qualcosa di realmente innovativo, la sfida è stata dare corpo non solo alla storia, ma anche al mito. Abbiamo restituito l'idea di una Calabria prodigiosa, dove questa magia non è sospesa e rarefatta, ma tangibile, che si possa far vedere in un film". Il titolo del documentario definisce i Bronzi come ricchezza artistica e culturale indiscussa: "Sono stati un tesoro inaspettato e da anni continuano a lasciare a bocca aperta chiunque li veda". 

Quella dei Bronzi è una storia affascinante, che colpisce anche chi in Calabria certamente troverà non nuove le vicende al centro del docufilm. Per tutti gli altri invece sarà una sorprendente scoperta, a cui la vetrina Rai offre una diffusione importante. E dopo la televisione, arriverà il cinema con l'altro grande progetto audiovisivo sui Bronzi di Riace attuato da Regione e Film Commission, il film in fase di realizzazione diretto da Fabio Mollo. 

Barachini: "Patrimonio che ci riconnette alle nostre origini"

Il mistero dell'origine delle due statue, finora mai appurata con certezza, nel documentario diventa ipotesi di un legame quasi genetico tra i Bronzi e i calabresi. "Noi apparteniamo a loro - commenta Schepis - abbiamo lo stesso dna, ci somigliamo". I visi perfetti dei Guerrieri si sovrappongono ai lineamenti degli osservatori oriundi che li ammirano con soggezione e al contempo istintiva affinità. Tutto arriva dal mare e lì ritorna, in un eterno circolo vitale e di appartenenza.

In collegamento da remoto, ha espresso apprezzamento per il documentario anche Alberto Barachini, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all'editoria. "L'elemento significativo - ha commentato - è che si veda Schepis, un figlio della terra di Calabria, che torna qui per occuparsi del restauro dei Bronzi e condividendo quell'esperienza ci riconnette alle origini e il nostro passato. Ma i Bronzi, oltre che simbolo dell'identità calabrese, diventano un veicolo di coscienza del patrimonio artistico della nazione e del made Italy". Il sottosegretario ha poi citato il recente ritrovamento dei reperti bronzei di San Casciano, facendo un po' da paciere nel dibattito campanilistico sul paragone tra quelle statue e i Bronzi di Riace. "Non so - ha detto - se possano essere confrontate ai Bronzi, ma noi seguiremo gli studi su quella scoperta, l'Italia è una fucina di capolavori che meritano tutti la nostra massima attenzione".

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