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Giovedì, 25 Aprile 2024
La polemica

Concorsone, i sindacati a Pietropaolo: "Noi non alziamo muri"

Risposta all'assessore sul contestato bando per l'assunzione dei funzionari regionali, chiedendo ancora formali risposte

Continua la polemica sul bando regionale della discordia, quello che permetterà di assumere 113 funzionari dell'amministrazione. In una nota congiunta i segretari di Fp Cgil Alessandra Baldari, Cisl Fp Luciana Giordano e Uil Fpl Antonio Bartoletti, commentano, con "chiarimenti che ci saremmo risparmiati volentieri", la replica dell’assessore regionale Filippo Pietropaolo alle contestazioni dei sindacalisti sul bando.

"Preliminarmente - si legge nella nota - è necessario contraddire le affermazioni che attribuiscono alle organizzazioni sindacali del comparto pubblico, l’intenzione di assumere posizioni e avanzare richieste che comprometterebbero il ricambio generazionale della pubblica amministrazione in Calabria, nel sostenere che il bando prodotto dalla Regione per l’assunzione di 113 funzionari avrebbe dovuto essere strutturato diversamente e, per questa via, secondo l’assessore, avrebbe escluso l’opportunità di partecipazione ai giovani. Allo stesso modo, contestiamo l’attribuzione di richieste o pretese volte a produrre violazioni o subdole operazioni per aggirare la legge in materia di reclutamento".

"Invero - proseguono i sindacalisti - abbiamo sempre contrastato le operazioni della politica, variamente intesa, che per anni ha creato e alimentato bacini di precariato che sono stati fatti convergere regolarmente negli enti territoriali e regionali pubblici, senza mai riflettere che, proprio la pubblica amministrazione, sarebbe dovuta essere motore di sviluppo e innovazione, facendo spazio e reclutando con procedure trasparenti, non solo i giovani, ma proprio le professionalità adeguate a qualificare e rendere efficienti gli organici, per lo più carenti di figure specifiche, nonché migliorare tutti i servizi".

Continua la nota: "Non intendiamo ripercorrere la storia di quanto si è consumato fin qui, ma abbiamo la consapevolezza che i bacini di precariato nella pubblica amministrazione e la loro decennale permanenza e staticità sono spesso stati utili ad alimentare e sostenere il consenso dei rappresentanti politici del momento dai quali dipendeva l’ennesima proroga contrattuale, quindi il pane. Per questo, a fronte di un emendamento che formalmente, nella sua stesura finale, offriva una concreta opportunità per il superamento di un bacino di precariato storico, ci siamo preoccupate di rappresentare quali fossero le garanzie necessarie per procedere nella direzione di salvaguardare il percorso d’inclusione, dopo 14 anni di precariato, di alte professionalità, selezionate al tempo per meglio qualificare gli enti pubblici e che negli anni hanno dimostrato professionalità e abnegazione, diventando supporto essenziale per l’amministrazione, come riconosciuto dalla stessa dirigenza che li guida"-  

Nella nota si rileva come l’emendamento, approvato nella legge 15  del 25 febbraio 2022, se fosse stata perseguita una delle sue finalità, cioè sanare con forme selettive il precariato storico di Azienda Calabria lavoro e cioè proprio i lavoratori impegnati a tempo determinato nei piani di potenziamento dei Cpi, "avrebbe consentito di attivare subito le procedure di reclutamento semplificate previste dall’ex Ministro Brunetta e vigenti fino al 30 settembre 2022, e avrebbe anche consentito, data l’attribuzione dei finanziamenti contenuti nello stesso emendamento e storicizzati, di avviare successivamente procedure selettive ordinarie per tutti i giovani calabresi". Rassicurazioni in tal senso, fanno sapere Baldari, Giordano e Bartoletti "sono state più volte confermate ai lavoratori appartenenti al bacino e ai sindacati nel corso di incontri formali e interlocuzioni informali, ma intanto il tempo scorreva e siamo arrivati al punto in cui ci troviamo".

Nel ribadire che il bando pubblicato "oltre che ad escludere alcune lauree necessarie per la partecipazione, mentre si impegna a prevederne altre che sembrano proprio distanti dalle competenze richieste, certamente comporta un’alea di incertezza che rischia di mandare in fumo anni di lavoro", i sindacalisti chiedono, se ciò dovesse verificarsi, quale soluzione propone l’assessore: "Ancora una proroga semestrale o annuale e senza la possibilità di usufruire di diritti e tutele? Da qui la considerazione sgradita, ma oggettiva che le promesse sono state disattese; questa vicenda avrebbe richiesto altra attenzione e altra tempestività". I sindacati insistono per conoscere il destino di questi lavoratori a cui, tra l’altro, il 10 dicembre scadrà l’ennesimo contratto a tempo determinato, auspicando che i vertici regionali diano risposte formali.

Continua la nota: "L’assessore prova a creare dei distinguo tra l’azione sindacale confederale e l’atteggiamento delle sigle della funzione pubblica, che sarebbe animato solo dalla tutela del personale interno alla Regione Calabria, ostacolando l’innesto di nuove professionalità provenienti dall’esterno con processi di mobilità per arricchire le competenze dell’Ente. Anche in questo caso - continuano gli scriventi - l’assessore, sorvolando sui diritti acquisiti dei lavoratori, sanciti peraltro dalla contrattazione nazionale, scarica responsabilità di sorta sulle scriventi che rivendicano la tutela di personale che da ben 20 anni è impossibilitato a progredire dal punto di vista professionale dato il blocco delle progressioni di carriera che invece il contratto assicura".   

Non si tratta quindi "di alzare muri, come dice l’assessore, ma si tratta di rivendicare la forma delle relazioni sindacali, regolate dai contratti che non sono solo una formalità". I sindacalisti concludono chiedendo una riposta puntuale alle richieste di incontro, "strumento per rappresentare le condizioni dei lavoratori e le vie di confronto per il loro miglioramento finalizzato a creare quel benessere organizzativo fondamentale per una funzionale ed efficiente resa dei servizi"

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