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Comune, Ripepi: "Urge commissariare il settore beni confiscati"

Da quattro mesi il consigliere Ripepi chiede risposte certe, ora al settore patrimonio, ora a quello dei servizi sociali “ma, - dice - le informazioni sono poco chiare anche dopo aver convocato tre volte, in pochi giorni, la Commissione di Controllo e Garanzia”

"Il Comune non controlla da anni i beni confiscati alla ’ndrangheta, non c'è nessun monitoraggio e addirittura, non si conosce neanche il numero reale dei beni”. Va dritto alla questione il presidente della Commissione controllo e garanzia del Comune Massimo Ripepi che questa mattina a Palazzo San Giorgio ha convocato una conferenza stampa con i consiglieri di opposizione (Minicuci, Milia, Caridi, Maiolino, De Biasi, Anghelone, Malaspina, Rulli).

Da quattro mesi il consigliere Ripepi chiede risposte certe, ora al settore patrimonio, ora a quello dei servizi sociali “ma, - dice - le informazioni sono poco chiare anche dopo aver convocato tre volte, in pochi giorni, la Commissione di Controllo e Garanzia”.  Così in conferenza stampa annuncia che  “hanno chiesto l’urgente intervento degli organi competenti per l'immediato commissariamento del Settore gestione beni confiscati del Comune di Reggio Calabria”.

Ripepi conf beni confiscati-2

“Mi sarei aspettato di trovare per 100 beni confiscati almeno 100 carpette con dentro i documenti di affidamento, il disciplinare e i monitoraggi che sono previsti per legge e per regolamento – afferma Ripepi -. Non ho trovato nulla, né al settore Patrimonio che è il settore delegato da regolamento ad avere questa documentazione, né al settore Servizi sociali perché vi sono dei beni affidati anche per finalità sociali. Ho chiesto ufficialmente alla segretaria generale, i documenti per avere un quadro dettagliato e capire come la macchina burocratica comunale gestisca il controllo dei beni confiscati alla ’ndrangheta ma, dopo 50 giorni, ancora non ho ricevuto nulla. Il settore patrimonio mi ha fornito solo un elenco dei beni confiscati, circa 20, scrivendomi che non è compito suo fare il monitoraggio perché spetta ai settori, ma il regolamento ribadisce che è compito del Settore Patrimonio” .

Va giù duro il consigliere Ripepi che specifica: “il Comune non si preoccupa di fare le dovute ispezioni come raccomanda la normativa del “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Tale prescrizione prevede, che almeno una volta all’anno l’ente preposto, ovvero il Comune, faccia un monitoraggio della situazione e controlli il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla suddetta normativa, da parte dei concessionari di tali beni. Il responsabile del procedimento in questione si deve anche avvalere della Polizia municipale per fare tutti gli accertamenti del caso. Anche le associazioni affidatarie dei beni devono mandare ogni sei mesi delle relazioni dettagliate con il personale utilizzato, con i contratti stipulati, con le attività svolte in modo che gli organi preposti abbiano un quadro ben chiaro. Ebbene, ad oggi il Comune di Reggio non ha effettuato nemmeno una verifica, ma al tempo stesso non si è nemmeno preoccupato di comunicare alla Prefettura eventuali difficoltà ad ottemperare al suo dovere istituzionale”. 

Il presidente Ripepi ha deciso di “comunicare nel dettaglio con una lettera al prefetto, al ministro degli Interni, al direttore dell’Agenzia Nazionale dei beni Confiscati, al procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo ed al procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, le peripezie della Commissione controllo e garanzia, che in questi mesi ha tentato con ogni mezzo lecito di ottenere sia dal Settore Patrimonio e ERP sia dal Settore Servizi sociali i documenti relativi all’attività di monitoraggio e controllo dei beni confiscati. Per tutta risposta, la Commissione ha ricevuto solo l’elenco parziale dei beni, ma né i verbali del monitoraggio né i provvedimenti di revoca sono pervenuti alla Commissione. E’ altresì chiamato in causa l’assessore Delfino e il dirigente dei Servizi sociali Barreca, ma anche in questo caso l’unica risposta è stata una giustificazione di assenza e per ultimo la promessa di avviare i procedimenti relativi al controllo. A questo punto, urge nell’immediatezza, rispetto a questi fatti che violano la legge e la fiducia accordata dai cittadini al Comune, l’intervento dell’ufficio territoriale del Governo”.

“Oggi più che mai, corre l’obbligo della Commissione di andare avanti con il lavoro di accertamento dell’attività amministrativa, - conclude - perché ormai è sotto gli occhi di tutti che Falcomatà non è in grado di sostenere il suo ruolo politico e amministrativo, generando un danno enorme per l’intera comunità reggina e, in questo specifico caso, un gravissimo pericolo di ulteriore penetrazione mafiosa nel tessuto socio-economico della città già così provata da anni di incuria e connivenze. I reggini hanno bisogno di amministratori competenti, di uomini e donne in grado di salvaguardare e riqualificare questo difficile territorio e di far tesoro degli errori del passato, spargendo semi di fiducia e prospettive di futuro in una regione che da sempre sopravvive ai soprusi della ‘ndrangheta”.

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