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La misura

Brogli elettorali, Castorina dovrà lasciare nuovamente Reggio

Per il consigliere comunale arriva di nuovo il divieto di dimora disposto dal gip Stefania Rachele

Dopo meno di quattro mesi Nino Castorina dovrà lasciare nuovamente Reggio Calabria. Per lui, infatti, è scattato di nuovo il divieto di dimora. Il consigliere comunale del Pd che aveva fatto anche ritorno in Consiglio comunale è costretto ad allontanarsi dalla sua città perchè coinvolto nell’inchiesta sui presunti brogli che sarebbero avvenuti in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale del settembre del 2020.

La misura del divieto di dimora era stata revocata dal gip il 14 giugno scorso per decorrenza termini, adesso il gip Stefania Rachele,   - secondo quanto riportato dall'Ansa - ha disposto nuovamento il divieto accogliendo la richiesta del procuratore di Reggio Giovanni Bombardieri e del sostituto Paolo Petrolo che hanno coordinato le indagini della Digos da cui era emerso che alle comunali avrebbero votato un centinaio di anziani che in realtà non si sono mai recati al seggio. 

In alcuni casi si trattava di persone addirittura decedute. Dopo un periodo di arresti domiciliari e due ordinanze di custodia cautelare, la misura del divieto di dimora era stata revocata dal gip il 14 giugno scorso per decorrenza termini. Pendeva, però, un procedimento davanti al tribunale del Riesame perché per alcuni reati il gip aveva concesso la scadenza termini contro il parere della Procura. Il Riesame, quindi, aveva dato ragione ai pm e nei giorni scorsi la Cassazione ha confermato quel provvedimento che ha obbligato quindi Castorina a lasciare la città di Reggio Calabria.

A luglio la Procura aveva notificato a 35 persone l’avviso di conclusione indagini. Stando all’inchiesta della Digos, i brogli sarebbero stati messi in atto grazie ai duplicati delle tessere elettorali ritirati negli uffici comunali da Castorina e dal suo entourage. Castorina è accusato, in particolare, di essere stato “promotore, organizzatore e capo indiscusso” di un’associazione per delinquere finalizzata a “commettere più delitti in materia elettorale” finalizzati ad ottenere l’elezione dello stesso Castorina nel consiglio. L’ex capogruppo del Pd, stando sempre all’accusa contestatagli, avrebbe mantenuto “i rapporti con gli altri accoliti”, ai quali avrebbe dato “personalmente direttive in ordine al modus operandi da porre in essere per la materiale contraffazione dei registri e delle schede elettorali”.

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