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Bronzi, petizione per riportarli a Firenze Amato: "Pertini li difese venendo a Reggio"

Su Change.org una raccolta di firme vuole ritentare il colpaccio dell'epoca del primo restauro. Il professore ricorda cosa accadde e come il presidente evitò che restassero in Toscana

Il cinquantesimo anniversario riaccende le ambizioni (in realtà mai sopite) delle grandi città d'arte sui Bronzi e in questi giorni, tra omaggi non disinteressati e il ritorno alla carica dei sostenitori di prestiti e trasferte, si è spesso citata la permanenza dei guerrieri in Quirinale, voluta nel 1981 da Sandro Pertini, come esempio di quella che dovrebbe essere la loro sede naturale di esposizione, cioè Roma. Invece, come ricorda il professor Pasquale Amato, in quell'episodio avvenne esattamente il contrario: "Pertini volle i Bronzi proprio per sottrarli alla cupidigia di chi avrebbe voluto tenerseli a Firenze. Infatti disse subito che avrebbero dovuto stare nel museo di Reggio e che nel viaggio di ritorno li avrebbe ospitati in Quirinale. Quel riferimento al viaggio era chiarissimo, la mostra a Roma era strumentale per bloccare ogni tipo di mira fuori dall'appartenenza al museo reggino. Tanto che s'impegnò a partecipare alla loro inagurazione nel museo reggino, e lo fece. E' stato il più grande presidente della nostra Repubblica e mantenne la promessa, invitando anche l'attrice Melina Merkouri, allora neo ministra alla cultura in Grecia, per sottolineare il legame culturale con le origini dei Bronzi". 

La presa di posizione di Pertini, che con la sua autorevolezza e popolarità blindava i Bronzi anche contro la sola idea di non restituirli alla Calabria, maturò perché nei giorni del primo restauro fiorentino era stata avviata una petizione per riconoscere la capitale toscana come luogo definitivo di collocazione delle magnifiche statue. E adesso un'iniziativa simile è stata avviata ben due volte nel giro di un mese su Change.org, ad opera di un sedicente gruppo promotore di Sesto fiorentino, Florence Capital. "Penso che si tratti - commenta Amato - di semplici cittadini di Firenze, che non contenti di tutto quello che hanno vorrebbero pure i Bronzi. Richieste che loro fondano su considerazioni legate a quel primo restauro, che fu effettuato solo sulla parte esterna ed è il meno rilevante rispetto agli altri due svolti a Reggio".

La premessa della petizione, con lo slogan "Bronzi di Riace back to Florence", è inequivocabile: "I Bronzi di Riace, conosciuti a livello mondiale come simbolo della Calabria, unici nel loro genere, sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Un tesoro inestimabile, invidiato da tutto il mondo ma, anche a distanza di 50 anni dalla loro scoperta, scarsamente valorizzato. Con una gestione accurata ed in una collocazione prestigiosa come le Gallerie degli Uffizi, i Bronzi potrebbero rappresentare un forte volano per la ripresa del turismo in Italia, e quindi un valido aiuto per l'economia nazionale". I promotori proseguono sciorinando numeri: "Durante la permanenza fiorentina e l'esposizione al Quirinale delle due statue hanno fatto registrare oltre il milione di visitatori, la gestione calabrese dei due guerrieri ha prodotto non più di 300mila visitatori in tre anni a palazzo Campanella, ed 200mila visitatori nel 2019, (chissà quanti paganti?). Le stime secondo gli esperti di un loro spostamento permanente a Firenze (ma anche solo Milano o Venezia), parlano di una rendita da oltre 8 milioni di euro l'anno, non tenendo conto dell'indotto potenziale". Concludendo con parole che non possono non apparire come una provocazione: "Nel 50esimo anniversario della loro scoperta, si propone una petizione per far rientrare i Bronzi nella loro terra che più ha dato nuova vita alle due statue, la loro terra natia, la loro Firenze. Una proposta che potrebbe rilanciare il turismo nazionale attraverso un'azione concreta di sviluppo e promozione culturale. Ti chiediamo di aiutare i Bronzi per dargli l'importanza che meritano, per farli finalmente tornare in vita". La petizione, secondo i promotori, in poche settimane avrebbe totalizzato centinaia di visualizzazioni e numerose condivisioni, ma al momento le firme sono molto lontane dalla quota cento che permetterebbe il raggiungimento dell'obiettivo e la successiva proposta del quesito alle Camere, al Ministero dei beni culturali, delle finanze e del commercio, degli interni, ala Regione Toscana, al sindaco di Firenze e al direttore della Galleria degli Uffizi. Tra i sostenitori non si leggono argomentazioni valide ma soltanto sparuti commenti di troll che sentenziano a proposito di "storia da difendere" "Bronzi sprecati" e calabresi "babbei" a trascurare un simile potenziale di cultura. 

"Si commentano da soli", dice il professor Amato. "Il riferimento alle visite durante i periodi a Firenze e in Quirinale è un'ovvietà perché quelle città hanno sempre grandi numeri di turisti, con o senza Bronzi. Una petizione del genere è l'ennesima operazione strumentale per ottenere pubblicità". Con il Comitato per i Bronzi di Riace e il Museo della Magna Grecia di Reggio, Amato è da anni sulle barricate contro i tentativi di sottrarre i Guerrieri alla città. Ricordare il gesto di Sandro Pertini è anche un modo, in quest'anno importante, per ribadire che, in virtù di evidenti problemi di raggiungibilità, non sono le due opere preziosissime opere a dover migrare per essere ammirate dai visitatori, ma Reggio a diventare degnamente collegata. "Nell'evento di Roma - precisa Amato - il ministro Franceschini aveva assicurato impegno per garantire che i Bronzi, in questo anniversario, possano essere visti dai turisti di tutto il mondo che si trovano in Italia, potenziando treni e aerei per venire qui. Ma l'unico ad aver mantenuto la sua promessa è stato finora Pertini".

Il sussulto delle opinioni a favore di trasferimenti (temporanei) dei Bronzi anche in Calabria sta alimentando la prospettiva che il nuovo governo possa prendere decisioni diverse dall'attuale veto decretato dalla commissione scientifica costituita da Franceschini proprio dopo la sollecitazione del Comitato, che in seguito alla proposta dell'Expo di Milano aveva chiesto un intervento del ministro per non spostare i Bronzi dal museo. "Non facciamo allarmismo - replica Amato - lasciamo la parola agli italiani e ne riparleremo dopo le elezioni, è scorretto voler dire già da ora chi sarà il prossimo ministro anticipando l'esito del voto. Non sappiamo cosa accadrà, ma se anche ci fosse un orientamento del genere il Comitato continuerà a difendere il museo. Non cederemo a una logica mercantile, ad attacchi continui in nome di un'idea di accentramento delle opere d'arte che è aberrante. L'arte non può essere accumulata nelle grandi città e deve restare nel contesto culturale dei propri luoghi. L'antica Reggio fu una città greca e i Bronzi sono perfettamente integrati nel museo, inamovibili perché suoi beni identitari. Bisogna potenziare infrastrutture e trasporti e i visitatori devono venire a vederli qui".

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