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50esimo anniversario

Bronzi, Amato: "Quando Pertini difese l'appartenenza al Museo di Reggio"

"Venne a Reggio nel 1982 per l'inaugurazione della Sala chiedendo espressamente a Melina Mercouri, ministro della Cultura del Governo greco, di affiancarlo per rispetto alla poliedrica cultura ellenica"

 "Sandro Pertini, il migliore e più amato presidente della Repubblica Italiana, quando venne a sapere delle manovre dei fiorentini per tenersi i Bronzi,  - ricorda il professore Pasquale Amato -  intervenne col suo stile schietto e il suo linguaggio asciutto. Sicuramente valutò che fosse un atto di ingordigia da parte dei fiorentini tentare di impossessarsi anche dei due magnifici Bronzi, nonostante gli immensi beni artistici che legittimamente posseggono. Quindi difese l'appartenenza dei Bronzi al Museo di Reggio con una dichiarazione che affossò la cupidigia dei fiorentini: "I Bronzi di Riace devono tornare nella loro casa: il Museo di Reggio. Durante il viaggio di ritorno  desidero ospitarli al Quirinale.  E poi andrò a Reggio ad inaugurare la Sala che stanno allestendo per esporli".

"La breve dichiarazione fu un capolavoro di comunicazione politica, - spiega Amato -  di alto profilo come in tanti atti del suo indimenticabile settennato. Senza offendere e ingiuriare nessuno,  tagliò ogni velleità con quel semplice "durante il viaggio di ritorno da Firenze a Reggio li voglio ospiti al Quirinale". E chiuse con l'impegno personale di andare a omaggiarli nel Museo di Reggio Mantenne la parola,  come sempre nella sua vita. Venne a Reggio nel 1982 per l'inaugurazione della Sala chiedendo espressamente all'attrice Melina Mercouri, ministro della Cultura del Governo greco,  di affiancarlo per rispetto alla poliedrica cultura ellenica (per intenderci quella che, con una miriade di città-Stato indipendenti, si estese dal Mar Nero al Mediterraneo sino alla città di Mainake,  odierna Málaga) di cui i due capolavori costituiscono un'altissima espressione".

"Fu un giorno memorabile,  - ricorda Amato -  denso di commozione e di orgoglio.  Io c'ero e lo vissi con particolare intensità assieme a tanti reggini. Pertini era un personaggio genuino,  capace di essere in sintonia con i sentimenti del popolo. Ricordo un aneddoto di quel giorno.  Eravamo al primo piano ed io mi ero venuto a trovare a poco più di un metro da lui.  Chiese al suo capo-scorta: "perché stiamo tornando indietro?  Vedo che c è un'altra Sala".  Il capo-scorta: "Presidente,  motivi di sicurezza". E lui col suo solito piglio: "Ma quale sicurezza.  Sono venuto apposta da Roma per questo bellissimo Museo e voglio vederlo tutto. E voglio che lo veda interamente anche la nostra ospite". E virò deciso verso quella Sala non prevista nell'itinerario,  provocando ingorghi ma anche una scia di simpatia. Di lui sì che è gradevole parlare".

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