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Bronzi di Riace, Schepis: "Quando il guerriero tornò a respirare"

Il racconto del restauratore reggino che per quattro anni ha vissuto a stretto contatto con i due capolavori all'interno del laboratorio allestito nella sala Monteleone di Palazzo Campanella. Il ricordo di Paola Donati

Per quattro lunghi anni è stato a “stretto contatto” con i due guerrieri, li ha curati per farli vivere ancora e renderli sempre più immortali. Nuccio Schepis, restauratore reggino dei Bronzi di Riace, in questo cinquantenario dal ritrovamento delle due statue ritrovate nel mare a largo di Riace, quando pensa a quegli anni di lavoro a Palazzo Campanella nel laboratorio di restauro il suo pensiero corre a Paola Donati, dell’Istituto superiore centrale del restauro, morta prematuramente nel 2018 a soli 62 anni.

"Sono stati anni meravigliosi, - ricorda Schepis – abbiamo lavorato senza sosta, dalla mattina alla sera, senza guardare alle festività, alla domenica. Avevamo il solo desiderio di eliminare il “cancro del bronzo” a questi meravigliosi vecchi di oltre duemila anni".

Bronzi Schepis restauro-2"Avevo già lavorato negli anni Novanta con Paola e quando ci ritrovammo a Palazzo Campanella, in una riunione preliminare, lei fu sorpresa di vedermi, mi aveva lasciato, infatti, che lavoravo a Roma all'Istituto centrale per la grafica,  e non sapeva che ero tornato a Reggio Calabria così disse subito che sarei stato della squadra".

"Nel 2009, infatti, cogliendo l’occasione della ristrutturazione di Palazzo Piacentini, sede del Museo archeologico di Reggio Calabria, le due statue sono state rimosse dai loro basamenti e adagiate in posizione orizzontale; ciò ha permesso di effettuare gli accertamenti sullo stato di conservazione dell'interno delle statue. Nei manufatti si erano avviati nuovi ed estesi processi di corrosione, generati da una serie di fattori: l’intrinseca reattività del materiale costitutivo, la presenza di parte delle terre di fusione generatrici di processi di corrosione e l’incostante situazione climatica espositiva".

"Questa operazione, nata con l’intento di effettuare dei controlli approfonditi a venti anni dall’ultimo intervento, si è trasformata in un restauro vero e proprio (il terzo) progettato, coordinato e realizzato dagli specialisti dell’Iscr in sinergia con la Soprintendenza archeologica della Calabria. L’obiettivo dell’operazione è divenuto l’eliminazione dei processi di corrosione interni ed esterni e una migliore e completa asportazione delle terre residue all’interno. Si è potuto effettuare una pulitura dai residui di sedimenti e depositi ancora attestati sulle superfici esterne, con una particolare attenzione alle zone che avevano subito lavorazioni a cesello successive alla fusione".

Bronzi Schepis Donati-2

"Di quegli anni ho tantissimi ricordi, - continua Schepis – ma soprattutto la grande personalità di Paola Donati, questa donna che sposò l'arte fino alla fine dei suoi giorni, professionista eccezionale e dalla rare doti umane. Abbiamo lavorato insieme, facendo prima delle riunioni preliminari. Si è trattato di un’operazione molto complessa che ha richiesto lo svolgimento di tutta una fase preliminare fatta di indagini fisiche e chimiche che la Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria ha condotto in concerto con l’Istituto Superiore del Restauro.

Un vero e proprio accuratissimo check-up svolto con tecniche sofisticate come ad esempio le gammagrafie, una speciale forma di radiografia usata soprattutto in metallurgia e in alcuni settori, appunto, della tecnica del restauro di opere d’arte. Sulla base di questo lavoro preliminare è stato possibile compiere una “mappatura” millimetro per millimetro all’interno e all’esterno delle due statue, in modo da rilevare i punti di corrosione del metallo e le terre di fusione ancora presenti e di conseguenza intervenire attraverso una vera e propria operazione di “microchirurgia” condotta con l’aiuto di un video-endoscopio".

Il respiro del Bronzo

museo bronzo-2"Ricordo che ero ossessionato da una domanda, dopo anni di restauro: quando avrebbero iniziato a respirare? Questo perché la bocca aperta del guerriero, il Bronzo A, quello raffigurante il più giovane oplita, era chiusa da 8 centimetri di terra di fusione a 2500 anni.

Lavoravo ormai da giorni per eliminare questa terra e chiesi a Paola quando secondo lei saremmo arrivati a farli respirare. Lei mi disse: “mercoledì”, mancava quasi una settimana. Quando arrivò quel mercoledì io mi alzai con il pensiero fisso di cosa sarebbe accaduto. In laboratorio lavorai senza sosta e dal foro nei piedi ero entrato con la lancia per risalire su fino alla bocca e lavorare. Seguivo tutto attraverso il monitor, un'operazione lunga e complessa, che richiedeva molta attenzione e Paola era dall'esterno, sugli occhi della statua. Dopo molte ore, nel tardo pomeriggio, accadde il “miracolo”: il guerriero respirò! Dalla sua bocca uscì una nuvola di polvere! Ci guardammo con Paola, restammo senza parole. Fu un'emozione grande che ancora adesso nel raccontarla mi assale". 

Il ricordo di una grande professionista: Paola Donati

Bronzi rilievi Paola Donati-2"Lavorare con Paola è stato un dono, purtroppo, dopo due anni dal restauro lei si ammalò. La vedevo sempre più pallida e stanca e io cercavo di fare il lavoro più pesante. Poi non riuscì più a lavorare a Reggio Calabria al laboratorio di restauro, ma ci seguì da Roma (dove faceva le cure) fino alla fine. Riuscì ad essere nuovamente a Reggio quando i Bronzi ritornarono a casa, al Museo, alla presenza del ministro Massimo Bray".

"Paola Donati mi diceva sempre – ricorda Schepis – per me il restauro più importante, quello a cui sono più legata è il Satiro Danzante, esempio del patrimonio sommerso  recuperato nel canale di Sicilia. La preziosa statua bronzea, databile sul finire del IV secolo a.C. ed attribuibile alla scuola del grande artista, Prassitele, è esposta nel Museo di Sant’Egidio di Mazara del Vallo. Ecco Paola diceva che il Satiro era suo figlio e i Bronzi erano i suoi nipoti, poi aggiungeva “per te Nuccio i Bronzi sono i tuoi figli”. Paola mi manca, avrei tanto voluto commentare con lei questo anniversario". 

Il ritorno al Museo e il ministro Bray

!I Bronzi lasciarono Palazzo Campanella per ritornare a Palazzo Piacentini nella notte del dicembre del 2013.  Quella notte fu un miracolo, una gioia indescrivibile: accompagnarli in sicurezza nel loro viaggio di ritorno a casa, col ministro Massimo Bray, per guardarli sollevarsi dai lettini e ritornare all’antica, magnificente grandezza. Un ricordo che è più di una esperienza professionale, come più di un ministro è stato Massimo Bray, nel seguire attentamente ogni più piccolo dettaglio di quella delicatissima operazione. Di notte, qui, con noi, dal laboratorio fino al museo". 

L'inaugurazione del MArRC

Dopo un’assenza di quattro anni, infatti i Bronzi sono tornati, il 21 dicembre 2013, nel nuovo Museo Archeologico di Reggio Calabria ristrutturato. Alla cerimonia di apertura hanno partecipato il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Massimo Bray e il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. 

La sala dei Bronzi è stata dotata di un avanzato sistema di controllo e filtrazione dell'aria per assicurare le migliori condizioni di conservazione dei Bronzi. Le statue, inoltre, sono state esposte su basi antisismiche, realizzate in marmo di Carrara dai ricercatori dell’Enea, che ne garantiscono la massima sicurezza. (in basso la foto scattata dopo il ritrovamento delle statue - Riace 16 agosto 1972 - pagina Facebook Museo Archeologico Nazionale Reggio Calabria)

Bronzi riace ritrovamento_facebook Museo-2

I restauri nella storia dei due guerrieri venuti dal mare

I Bronzi di Riace, dopo il ritrovamento del 1972 sono stati sottoposti a due restauri in periodi diversi. Il primo, realizzato a Firenze dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana, effettuato dal 1975 al 1980, ha curato soprattutto l’esterno; l’attenzione è stata focalizzata sull’eliminazione delle spesse concrezioni marine. In quella circostanza è stato fatto un tentativo di eliminazione delle terre di fusione all’interno delle opere.

Il secondo intervento, realizzato a Reggio Calabria dagli esperti dell’allora ICR congiuntamente ai restauratori della Soprintendenza, dal 1992 al 1995, ha avuto come fine l’eliminazione delle terre di fusione che avevano favorito processi di corrosione dannosi per le opere.

La rimozione delle terre è stata un’operazione fondamentale per la conservazione delle due grandi statue. Si è trattato di un intervento rilevante e complesso poiché ha riguardato l’asportazione del materiale refrattario ancora ricco di sali assorbiti nel sito di giacitura. Durante i lavori sono stati acquisiti molti dati tecnici che hanno costituito la base conoscitiva, di fondamentale importanza, per il successivo intervento.

Alla fine dei lavori sono state adottate tutte le misure atte alla tutela delle due opere, tra cui le più importanti sono state le basi espositive realizzate con criteri antisismici e un apparato microclimatico studiato per la conservazione dei metalli.

Nel terzo intervento, durato quattro anni, dal 2009,  si è lavorato sulle superfici interne e sulle patine esterne delle statue ancora ricoperte da residui di terra di fusione non eliminati completamente nei precedenti restauri. Tra il metallo costitutivo e il refrattario di fusione si erano instaurati processi di corrosione attiva per una percentuale del 60% circa.

Bronzi primi interventi restauro_facebook Museo-2

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