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L'intervista

I 40 anni di Corrireggio tra ricordi e traguardi: "La città si rialza camminando insieme"

Nuccio Barillà ripercorre la storica manifestazione che con le sue iniziative ha attraversato luci e ombre di una lunga pagina di storia cittadina

"Il San Giorgio d'oro alla Corrireggio è un riconoscimento molto gradito perché è bellissimo premiare una manifestazione che non ha meriti individuali ma è realizzata grazie a una rete collettiva di persone, di tutti i volontari e la gente che in questi anni l'ha organizzata e ha partecipato. Per questo abbiamo chiesto che sia consegnato nel giorno della corsa, prima della partenza, in un clima di festa, non istituzionale ma popolare, quello che per tradizione rappresenta la Corrireggio".

Nuccio Barillà commenta con orgoglio la bella notizia della prestigiosa onorificenza della città di Reggio conferita alla storica manifestazione di Legambiente, che quest'anno festeggia 40 anni. Era il 1983 quando Barillà ideò la prima edizione dell'evento utilizzando un veicolo di sport e creatività per denunciare la speculazione politico-mafiosa che aveva messo le mani sul polmone paesaggistico della collina di Pentimele.

A due giorni dalla gara e nel pieno del ricco programma di iniziative collaterali, incontriamo Nuccio Barillà all'Urban Center dove, insieme a Nicoletta Palladino, presidente del circolo reggino Legambiente, e un gruppo di giovani volontari, si ricevono le iscrizioni e fervono i preparativi organizzativi. L'atmosfera è di entusiasmo e buonumore nonostante, come sempre accade, le vigilie sono affastellate di incombenze dell'ultima ora, telefonate, mail e operazioni logistiche. Tra scatoloni di magliette, adesivi, pettorali e gadget, e la compilazione dei moduli dei partecipanti, arriva da Palmi anche l'amico attivista Enzo Infantino, che ha interrotto un sabato di riposo per aiutare andando a recuperare le sacche offerte da uno sponsor. 

Lo slogan di questo compleanno, "Una corsa d'amore lunga quarant'anni", è graficamente rappresentata da un percorso di impronte, che uniscono idealmente tutte le edizioni dal 1983 fino ad oggi.

"Abbiamo voluto racchiudere il significato di una manifestazione che ha in sè il privilegio di crescere senza invecchiare. Per una volta in questa edizione non è stato scelto un tema specifico ma alcuni di quelli che in tanti anni con più frequenza sono ritornati, all'interno di un programma di eventi e suggestioni, sintesi di quel mix tra scrupolosa programmazione e spunti occasionali colti al volo che caratterizza la Corrireggio e ne spiega pur con il passare degli anni il successo, oltre alla nostra voglia di organizzarla. Noi siamo la storia dei nostri passi e quelli di Corrireggio i sono i passi d'amore dei reggini che non si arrendono nemmeno quando la città è sofferente, in crisi, piegata".

Corrireggio è sentita come un patrimonio collettivo della città, un evento a cui i reggini di due generazioni sono affettivamente legati, con fuori sede che tornano per partecipare e nonni che camminano insieme ai nipoti. Ed è ovviamente una corsa, e pure uno spazio di iniziative per riflettere sulla qualità del vivere urbano e lo sport come pratica legata alla sostenibilità ambientale. Diamo qualche lezione alle tante meteore di quest'epoca, cosa è riuscito ad animarla in questo modo e mantenerla longeva e sana?

"Il segreto del successo di questo evento è la sua formula originale. Non è mai stata solo una corsa e in questi anni abbiamo creato occasioni di incontro e impegno collettivo attorno all'idea dell'umanizzazione delle nostre città e di una bellezza che per Legambiente non è astratta ma consiste nell'attenzione sul degrado dei beni comuni, che vanno utilizzati correttamente e con le giuste finalità. Nel mio lungo attivismo ho portato avanti battaglie importanti in Italia e all'estero ma la Corrireggio è il progetto che mi è più caro perché rappresenta tutte le mie anime, l'ambientalismo, lo sport e il volontariato.

Tengo molto all'aspetto inclusivo della manifestazione senza scopo di lucro, una gara atipica in cui i primi contano come gli ultimi e i penultimi, lontana dall'agonismo esasperato e il primato a tutti i costi. In tutta Italia non esiste una manifestazione sportiva così a costo zero, una camminata libera per tutti dove si partecipa con una cifra irrisoria. Per noi è importante che nessuno sia escluso, pensiamo ad esempio a chi vuole iscrivere più figli o viene da fuori e deve pagare l'autobus del viaggio. E poi c'è la nostra caratteristica dell'avere momenti di dibattito alto che si amalgamano con le piccole cose, come il sorteggio dei premi anche importanti, simile a quello di una festa popolare".

L'inclusione è un tema centrale e ha attraversato alcune edizioni memorabili, che hanno avuto risonanza anche nazionale. Ricordiamole insieme.

"Nell'edizione del 1991 parlammo della 'città nemica', un luogo di esclusione dove non è possibile accedere a sport e servizi, invitando come testimonial la giornalista Miriam Massari, una donna straordinaria in sedia a rotelle per una grave forma di artitre, che si è spesa a combattere per i diritti di tutte le persone con disabilità. Miriam scrisse poi un bellissimo pezzo sull'esperienza reggina, dove esprimeva la felicità di aver trovato qui un'accoglienza tipica del sud, antica e gioiosa. Parlammo di questo tema, che allora era tenuto nascosto, da pionieri. Ricordo che accompagnando Miriam in giro per la città notavamo come un minimo dissesto del suolo la faceva sobbalzare, averla con noi ci fece comprendere davvero come ci si sentiva in quella situazione. Abbiamo spiegato come un marciapiede troppo alto, la mancanza di segnali e ogni tipo di barriere rendessero la città nemica non solo dei disabili ma anche dei bambini e gli anziani, proponendo invece una città per tutti, dalla mamma con il passeggino al vecchietto che vuole fare una passeggiata."

A proposito di passeggini, nel 2009 Corrireggio ha fatto marciare anche loro in un raduno di genitori e bambini, festoso ma con la determinazione di lanciare un messaggio importante.

"E' stata una manifestazione che resta memorabile per partecipazione e spirito. Abbiamo abbinato l'evento all'iniziativa di Legambiente tenuta in varie città italiane per denunciare i rischi per i bambini in strade con marciapiedi sconnessi e sbarrati da automobili e motocicli, mancanza di scivoli e emissione di scarichi che trasformavano i passeggini in camere a gas. In quell'occasione i genitori che avevano sfilato hanno poi presentato le loro richieste e proposte all'amministrazione per cambiare quel contesto, dove uscire con i passeggini era un percorso ad ostacoli".

Su alcune tematiche avete dovuto rincarare la dose, sbattere la testa. Nel 2012 Corrireggio ha acceso i riflettori sulla città "ancora nemica" e incapace di ascoltare i bisogni di tutti. 

"L'iniziativa di quell'anno fu in collaborazione con Aisla e rientra in una scelta di Corrireggio di riannodare i fili delle questioni, che ci caratterizza da sempre. Lanciamo input, smuoviamo le acque e uniamo le persone per ottenere risultati grazie alla partecipazione e il protagonismo di tutti nel riappropriarsi di spazi, servizi e diritti civici, ma poi lungo la strada torniamo a fare un bilancio di cosa sia cambiato davvero.

Nel 2012 abbiamo ricordato l'impegno contro le barriere architettoniche in memoria di Miriam Massari, che non c'era più, e dedicandole quell'edizione. Tante cose sono cambiate ma l'inclusività è soprattutto un'attenzione, una cura. Mi viene in mente un episodio con le colonne di Tresoldi, opere che avremmo voluto nella zona dell'ex tempietto per sottolineare con un'opera d'arte il luogo della fondazione dell'antica Reggio anche se poi fu deciso diversamente. Il basamento delle colonne ha rigidi spigoli di alluminio e un giorno un bambino è caduto e si è fatto male, sono fatti come questo a mostrare la città come ostile e non adatta alla fruizione di chi vive situazioni di disagio o fragilità". 

Quell'edizione ebbe come slogan "Odissea negli spazi", una mappa ideale di siti negati che volevano tornare alla fruizione dei cittadini. 

"Fu un modo per denunciare, attraverso eventi dislocati in città, tutti quei luoghi della cultura, lo sport e il tempo libero dimenticati nel degrado, da recuperare con proposte precise per utilizzare quelle strutture e consegnarle soprattutto ai giovani: la principale era il campo Coni, ma tante altre sono state individuate per rilanciare il dialogo con le istituzioni. Ed è una tematica che in questi giorni in modo naturale si ripresenta nell'esigenza di una città a misura umana: a Pellaro stamattina i ragazzi hanno animato aree di degrado rivitalizzandole, ad esempio mettendosi a giocare dove vedevano un canestro da basket abbandonato.

Ma di spazi abbiamo parlato anche nell'edizione con il tema 'Reggio città di mare ma non del mare', che valorizzava il rapporto con il mare attraverso lo sport, o con quella che volgeva lo sguardo sulle colline, invitando cittadini e amministratori a girare lo sguardo verso questo nostro magnifico orizzonte, che può essere riscoperto con il trekking o una bici, facendo un'esperienza nuova.

Negli ultimi anni abbiamo avuto come focus la città metropolitana, usando l'immagine di un filo che cuce, in un'ottica non tanto istituzionale quanto territoriale e socio-ambientale, con l'obiettivo di superare tutto quello che rende disuniti i territori che ne fanno parte e allargare la conoscenza tra i loro abitanti creando una vera realtà urbana costruita sulle relazioni, la cultura, i progetti comuni e comportamenti innovativi. Con uno sguardo particolare allo Stretto e le sue magie, un patrimonio dell'umanità che l'Unesco dovrebbe mettere in lista". 

In questi quarant'anni ci sono state anche avventure e imprese quasi da film, come nella famosa edizione in cui fu coinvolto il circo Togni. 

"Era una delle prime edizioni, ci occupammo della battaglia per parco Borrace, nell'area dove oggi sorge la sede del consiglio regionale e che allora volevamo salvare come luogo di aggregazione chiedendo di spostare il progetto di palazzo Campanella. C'era il circo e andai a chiedere se qualche loro artista fosse disponibile a partecipare alla manifestazione. Il direttore mi convocò la mattina all'alba e finì che mi diedero due elefanti, di cui uno lo portai io personalmente giù per quella discesa ripida. Un altro dei primi anni ci fu una bella esperienza, la partecipazione di un gruppo di ragazzi africani che corsero a piedi scalzi. Fortissimi e con quell'aspetto molto simbolico, non erano veri sportivi ma i nostri atleti ugualmente non riuscirono a tenergli testa".

Un punto di forza della Corrireggio è la grande capacità di coinvolgimento, parlando con un linguaggio non paludato e vicino alla gente. Come si raccontano ai giovani l'emergenza rifiuti, la criminalità, l'isolamento infrastrutturale?

"Per divulgare un messaggio è fondamentale cercare una comunicazione che arrivi, e per noi la verve creativa e persino l'improvvisazione sono uno strumento importante per raggiungere l'obiettivo. Riflettere e divertirsi. Ricordo un bellissimo incontro per gli studenti del liceo classico organizzato con Enzo Aprea, grande intellettuale che aveva una menomazione importante e visibile che inizialmente aveva turbato i ragazzi, ma fu capace di parlare della sua situazione con naturalezza e ironia. La profondità di alcune tematiche può passare anche dalla leggerezza, che non significa superficialità ma quel nostro stile costruito nel tempo e fatto di linguaggi e gesti comunicativi diluiti in un'atmosfera di festa collettiva, con abbracci, sfottò e batti cinque. Un gioco di parole che abbiamo usato nella scorsa edizione, quella della Festa del ritorno 2022 dopo la pandemia con il termine 'salutare': con riferimento alla salute minacciata dagli anni del virus, bene assoluto da difendere anche con uno stile di vita sano, ma anche scambio e appunto saluto, un simbolo di socialità".

Durante il Covid e il divieto delle manifestazioni sportive, la Corrireggio è diventata una corsa fantastica, virtuale ma sempre partecipatissima.

"Abbiamo pensato di non interromperla ma spostarla on line con originali iniziative che a distanza hanno surrogato la partecipazione reale sul terreno di gara, che non poteva svolgersi. Sono stati due anni altrettanto intensi con tante adesioni da tutta Italia, gente che metteva in campo idee pazze e correva persino sui balconi. Mi ha commosso ricevere messaggi di ogni tipo, si capiva che questa manifestazione mancava, che c'era quella voglia di tornare a vivere quel momento di aggregazione. Rocco Carbone, un amico della Corrireggio che non è più tra noi, fece una vignetta sul blog Filosofia reggina che abbiamo deciso di riportare nell'opuscolo di quest'anno, in sua memoria. Aveva reinterpretato per noi la nota esclamazione dedicata alla Madonna: cu terremoti cu guerre di virus e cu paci, a Corrireggio si fici, a Corrireggio si faci".

In una città come Reggio e per un'associazione ambientalista, i rifiuti sono un tema di irrinunciabile impegno civile. E ha subito avuto molto a che fare con la data scelta per la corsa, il 25 aprile.

"La prima edizione legò la festa della Liberazione al dibattito sulla collina di Pentimele con l'obiettivo di offrire riflessioni che attualizzassero quei valori civili per tradurli in pratica quotidiana, e nel tempo il pensiero è rimasto sempre questo. Dei rifiuti abbiamo parlato in modo forte dieci anni fa, in un momento delicatissimo per Reggio, con la citta in ginocchio e lo scioglimento consiglio comunale per mafia. Abbiamo dato una strizzata rilanciando tematiche spinose, che quest'anno sono state riprese in un convegno con ospiti autorevoli dove ci siamo confrontati duramente con le istituzioni. 

Siamo scomodi ma sempre aperti al dialogo e propositivi, quando denunciamo qualcosa lo facciamo presentando proposte e soluzioni. Con questo pensiero, il 25 aprile è diventato anche un premio dedicato a coloro che si battono per i compiti istituzionali ma in forme diverse, per chi lotta contro la città non inclusiva o chi opera a favore dell'ambiente, della solidarietà, dell'accoglienza. E' questa vitalità che deve nutrire la pianta costituzionale in modo non rituale e retorico, i valori non vanno legati solo alla nostra importantissima ricorrenza storica, ma devono arricchirsi dell'attualità di tutte quelle persone che operano sul campo per applicarli concretamente".

Nonostante i tanti semi germogliati dalla cittadinanza attiva, a cui Corrireggio ha sempre dato risalto, continuiamo a vivere in una città difficile e con tanti mali da curare. In che modo i reggini senza illusioni ma neanche pigra rassegnazione possono continuare a sperare nel cambiamento? 

"In questi anni abbiamo messo in campo tante risorse e affrontato varie problematiche, non soltanto denunciando ma cercando di risolvere quei problemi dal basso. Corrireggio è una vetrina del mondo associativo e ha sempre proposto una spinta perche questa città tornasse a caminare e l'unica strada è questa, continuare ad andare avanti ognuno come può, chi acciaccato, chi a passo lento, mostrando la parte invisibile della cittadinanza e dandole uno spazio di espressione. In uno degli striscioni che tradizionalmente sintetizzano i temi delle varie edizioni c'era scritto 'uniti si vola'. Il riferimento in quel caso era alla questione dell'aeroporto, ma rende perfettamente l'idea delle energie convidise da mettere in gioco per dare un futuro alla nostra città, farla rialzare, aiutarla prima a camminare e poi a correre più pulita, sostenibile, giusta. Lo abbiamo detto in uno dei nostri slogan più belli, 'da soli non si può' , bisogna farlo insieme con l'impegno personale e sociale di tutti".

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