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Cronaca

Il corto delle polemiche, Muccino: "Non era un reportage sulla Calabria, dovevo emozionare"

Il commento del regista all'AdnKronos sulla pioggia di critiche riversate sul cortometraggio commissionato dalla Regione Calabria per raccontare le bellezze del territorio

Una pioggia di critiche ha inondato "Calabria, terra mia", il cortometraggio, diretto dal regista Gabriele Muccino e voluto fortemente dalla presidente Jole Santelli per sponzorizzare le bellezze della nostra regione.
L'opera, presentata martedì scorso alla Festa del Cinema di Roma, dopo la sua "proiezione" sui social ha incassato la delusione e il pollice verso di molti calabresi e non solo.

"Io non ho fatto un documentario sulla Calabria, non era un reportage sulla Calabria. La mia committenza era quella di Jole Santelli, che mi chiese di fare un viaggio d'amore all'interno della Calabria, per raccontare lo spirito della Calabria, perché la Calabria ha uno spirito che non si può raccontare in maniera meticolosa e precisa in un cortometraggio, che deve intrattenere ed emozionare".

Con queste parole Gabriele Muccino commenta all'Adnkronos gli attacchi e i giudizi negativi ricevuti: "Se intrattieni ed emozioni -spiega Muccino- riesci anche a creare il desiderio di venire a conoscere ed esplorare questa terra. La finalità ultima per me, secondo il mandato di Jole, era quella di far venire voglia di conoscere la Calabria. Io ho fatto questo lavoro pensando agli occhi internazionali e anche degli italiani che ne devono ricavare un immaginario filmico, cinematografico che deve trasmettere un'emozione".

E a chi critica "l'asinello che passa", il regista risponde che "l"asinello c'era veramente, e io l'ho filmato. Criticano l'uso della coppola perché anacronistico? Io ce l'ho, la uso. Gli abiti dello spot sono per metà di uno dei più grandi stilisti al mondo. Si parla di cose di cui non si sa, solo perché si vuole attaccare questo cortometraggio".

"E' un cortometraggio -incalza Muccino- non potevo far vedere di più. Un corto richiede sei giorni di lavorazione e dura otto minuti. Questi son i tempi. In otto minuti o faccio l'Alberto Angela, e non è il caso, o racconto un'emozione cinematografica, ed è quello che ho fatto. Credo di averlo fatto bene, facendo conoscere qualcosa di più. E' una Calabria cinematografica, che deve far venire voglia di andarci. Se a un turista viene voglia di andarci, per me quello è il gol. Non importa far vedere se sia autentico o non autentico. Non dovevo raccontare la realtà". 

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