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Giovedì, 25 Aprile 2024
Dentro le carte

Narcos colombiani, criminalità cinese e riciclaggio: ecco la galassia criminale emersa dall'operazione "Eureka"

Dalle carte dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria emerge la grande forza economica delle cosche interessate

Agenti infiltrati fra gli ndranghetisti; boss in grado di fare uscire dai porti di Gioia Tauro, Rotterdam e Anversa; contatti con il “Clan del Golfo”, l’organizzazione paramilitare operante in Colombia (nel distretto di Antioquia), guidata da Dairo Antonio Usuga, meglio noto come Otoniel, arrestato nell’ottobre del 2021, rapporti con la criminalità cinese per ricliclare i profitti dei lucrosi traffici di droga; denaro proveniente dalla vendita degli stupefacenti investito per l'apertura di attività commerciali in Francia (a Mentone) e Germania (Saarlouis e Siegen), nonché per l'acquisto di autovetture e beni di valore.

La genesi dell'indagine

C’è questo vasto panorama criminale dentro l’inchiesta Eureka che, all’alba di oggi, ha portato i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria - su delega della Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri - a notificare, a carico di 108 indagati, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Le indagini, iniziate cinque anni addietro, hanno preso le mosse dopo l’arresto del latitante Antonio Callipari che si è registrato nel novembre del 2018 quando il ricercato è stato sorpreso all’interno di un’abitazione di soggetti vicini alle famiglie Strangio e Nirta.

Da questa cattura i carabinieri del Ros, coordinati dal generale Pasquale Angelosanto, e del comando provinciale di Reggio Calabria, guidati dal colonnello Marco Guerrini, hanno avviato due distinte indagini: una sulla cosca Nirta di San Luca ed una sulla famiglia Strangio.

Le indagini avviate nel 2019

Parallelamente, nel mese di giugno 2019, veniva avviato un nuovo procedimento, a seguito delle prime interlocuzioni con la procura federale di Bruxelles che aveva chiesto supporto per l'attività di un agente sotto copertura belga, che era riuscito ad infiltrarsi nell'area del Limburgo tra soggetti originari della Calabria operanti, da anni, in Belgio, e contigui per parentela alla famiglia Strangio “Fracascia" di San Luca. 

Le indagini che venivano avviate in Italia, nell'ambito dei suddetti procedimenti, consistite, oltre che nelle tradizionali attività tecniche, anche nell'analisi delle chat generate dagli apparecchi telefonici criptati in uso alle organizzazioni criminali, per gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia, "hanno permesso di accertare l'operatività di tre diverse associazioni, aventi basi operative tra San Luca e Bovalino, dedite al traffico internazionale di stupefacenti, tutte collegate alle più potenti famiglie di 'ndrangheta che controllano quel territorio”.

Le cosche interessate

E in particolare, per come emerge dagli atti dell’inchiesta Eureka, gli investigatori dell’Arma accendevano i loro riflettori sull'associazione riferibile alla famiglia Nirta “Versu” di San Luca, avente un'articolazione in Brasile rappresentata dal latitante Vincenzo Pasquino (catturato in Brasile insieme al noto latitante Rocco Morabito detto “Tamunga”), grazie al quale la compagine poteva aprire nuovi canali di approvvigionamento della cocaina dal Sudamerica.

Ma non solo, i carabinieri hanno passato sotto la lente d’ingrandimento l'associazione riferibile alla famiglia Mammoliti “Fischiante” di Bovalino che, per gli investigatori, avrebbe articolazioni in varie regioni d'Italia, tra cui Calabria, Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana e Lombardia, “in diretti contatti con i fornitori sudamericani della cocaina e con trafficanti internazionali quali Denis Matoshi, attualmente latitante a Dubai”.

E ancora, l’associazione criminale facente capo alla famiglia Strangio “Fracascia” di San Luca, tra le cui fila, per gli investigatori, “operano stabilmente esponenti delle cosche di 'ndrangheta dei Nirta “Versu” e degli Strangio “Janchi”, coinvolte nella strage di Duisburg dell'agosto 2007, nonché delle famiglie dei Giampaolo “Nardo”, Giorgi “Suppera”, dei cosiddetti “Tranca”; associazione questa che si caratterizza per avere stabili articolazioni in Belgio (nella città di Genk), Germania (a Monaco di Baviera), Spagna e Australia (in Canberra), tutte facenti capo alla comune base in San Luca”. 

La galassia criminale

Una galassia criminale ricca e potente, in grado, “grazie a solidi e stabili rapporti con operatori portuali corrotti in servizio nei porti di Gioia Tauro, Anversa e Rotterdam, di recuperare e fare fuoriuscire ingenti carichi di cocaina giunti dal Sud America via nave, in particolare dalla Colombia, da Panama, dal Brasile e dall’Ecuador”. Prerogativa questa che, per gli inquirenti della Dda reggina, “costituisce un punto di forza per le predette organizzazione, che riescono così ad accreditarsi presso i fornitori sudamericani per la spedizione di ingenti carichi”. 

Cocaina acquistata in Sud America al prezzo di circa 7000 dollari al chilogrammo che veniva rivenduta in Italia senza vincoli di prezzo o, in alcuni casi, pattuendo un prezzo minimo con i fornitori sudamericani.

I rapporti con la criminalità cinese

I profitti, questo il dato che emerge dalle carte dell’inchiesta, che “vengono velocemente ritrasferiti oltre oceano attraverso delle organizzazioni criminali composte da soggetti di origine cinese”.

La lavatrice del business della droga

L'attività di indagine, infine, come spiegano gli invstigatori "ha permesso di accertare che parte dei proventi illeciti delle suddette attività criminali sono stati impiegati per l'apertura di attività commerciali in Francia (a Mentone) e Germania (Saarlouis e Siegen), nonché per l'acquisto di autovetture e beni di valore. Inoltre, attraverso tre società di Monaco di Baviera, aventi ad oggetto attività di autolavaggio, parte dei proventi illeciti (presenti in una cassaforte a San Luca) venivano trasferiti in Germania e versati sui conti correnti societari quali ricavi (fittizi) delle predette attività commerciali. In tal modo gli indagati ripulivano i proventi illeciti, facendoli falsamente figurare quali ricavi delle predette attività di autolavaggio". 

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