rotate-mobile
La procedura

Ponte Stretto, ultimi ritocchi prima del passaggio della maggioranza da Anas al Mef

In base al decreto che ha revocato la liquidazione della società il ministero dell'Economia avrebbe dovuto assumere la maggioranza entro lo scorso 30 aprile

Il passaggio delle quote della Stretto di Messina spa dall'Anas al Tesoro attende ancora la perizia sul reale valore della società, che diventerà una in-house. In base al decreto che ha revocato la liquidazione della società incaricata di gestire la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, il ministero dell'Economia avrebbe dovuto assumere la maggioranza entro lo scorso 30 aprile.

Il Mef ha però richiesto una perizia giurata sul valore, allungando quindi i tempi, mentre proseguono riunioni tecniche. Tutto ruota attorno ai costi sostenuti dalla società. La precedente normativa prevedeva che tutti i costi fossero rimborsati dallo Stato. L'ultimo decreto Ponte, scrive MF-Milano Finanza, prevede invece che le somme siano inserite nel piano economico finanziario - che dovrà essere adeguato, essendo trascorsi dieci anni da quando si decise di abbandonare il progetto ora rispolverato - soltanto se funzionali.

Prima di approvare il bilancio della Stretto di Messina spa occorrerà quindi capire quali somme sono funzionali e quanto dovrà essere svalutato in futuro. Una volta avuta la valutazione si potrà procedere con il passaggio della maggioranza da Anas al Tesoro. La nuova governance infatti assegna il 51% del capitale in capo al Mef, lasciando alla società delle strade, a Rfi e alle Regioni Sicilia e Calabria il resto delle quote.

Il decreto voluto dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini si appresta nel mentre a chiudere il primo giro di boa parlamentare. Il testo, sul quale la prossima settimana il governo metterà la fiducia, è approdato in Aula alla Camera per la discussione generale dopo l'ok agli emendamenti in commissione. Tra questi una modifica sull'aggiornamento dei costi per garantire che l'infrastrutture e le opere a terra restino nel tetto dei 13,5 miliardi stimato nel Documento di economia e finanza presentato a metà aprile. Ieri intanto Montecitorio ha votato una mozione per includere il nucleare nel mix energetico nazionale.

"La mozione va nella giusta direzione, perché riconosce che la priorità è formare personale specializzato. Corretto anche l'auspicio del coordinamento con altri Paesi europei, in quanto, al momento, nessun paese europeo è in grado di sviluppare da solo questa tecnologia su larga scala. Bene essere consapevoli che per i prossimi quindici anni il nucleare non è un'opzione fattibile", spiega Antonio Volpin, senior investment director di Algebris.

Proprio sul versante europeo, nell'ambito della visita a Bucarest del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, Ansaldo Nucleare ha siglato con la romena Snc Lavalin un'intesa per l'estensione della vita operativa dell'Unità 1 dell'impianto nucleare di Cernavoda. Unità che soddisfa il 10% del fabbisogno di energia elettrica della Romania.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ponte Stretto, ultimi ritocchi prima del passaggio della maggioranza da Anas al Mef

ReggioToday è in caricamento