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La denuncia / Arghillà

Maxi rissa alla casa circondariale di Arghillà: coinvolti 50 detenuti

Secondo il Sinappe che ne ha dato notizia: "Sembrerebbe un pareggiamento di conti tra detenuti italiani ed extracomunitari"

Ennesimo evento critico nella casa circondariale di Arghillà. Venerdì scorso, una maxi rissa ha visto protagonisti più di cinquanta detenuti che, come riporta la segreteria provinciale del Sinappe: "Hanno agito in saletta durante la fruizione della socialità, come in uno scenario di un film dell’orrore, dove emergeva un’esasperata violenza e vari disordini. Sembrerebbe un pareggiamento di conti tra detenuti italiani ed extracomunitari". 

Nello stesso tempo, segnala ancora il Sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria, si verificava un altro episodio "operato da un detenuto che ha appiccato fuoco alla propria camera detentiva creando una nube di fumo in tutta la sezione che al propagarsi, ha costretto l’immediato spostamento di tutti i detenuti all’area passeggi". 

Grazie al pronto intervento dell’esiguo personale in servizio, ridotto ai minimi termini da una carenza organica che il Sinappe ha più volte lamentato, e al tempestivo supporto dato dai colleghi fuori servizio che nell’immediato sono corsi in ausilio, si è riusciti a scongiurare il peggio, operando con prontezza, professionalità e spirito di corpo.

"Ancora una volta - afferma il Sinappe in una nota - il personale “dalla divisa blu” dell’Istituto ha dimostrato il proprio valore nonostante sia stato abbandonato a se stesso! Infatti, questi episodi sono solo gli ultimi di una grande “escalation” avvenuta e, purtroppo, in continuo divenire. Negli ultimi mesi il penitenziario è stato lo scenario di aggressioni al personale, disordini in sezione e risse tra detenuti; eventi che purtroppo non potranno svanire vista la situazione regnante: detenuti promotori di disordini, protagonisti di aggressioni, soggetti psichiatrici (cui l’istituto non risulta idoneo ad ospitare) i quali non vengono trasferiti".

L'organizzazione sindacale precisa che "ha svariate volte evidenziato le criticità dettate sia dalla carenza di personale, sia dai "detenuti non partenti" e più volte ci si è posti la stessa domanda: "Arghillà sia la culla di soggetti particolari e/o violenti di tutta la Calabria?!)". Se i vertici regnanti ponessero lo sguardo su quanto accade e prendessero provvedimenti al riguardo, si potrebbe pensare ad una visione del penitenziario su scia rieducativa e non su tracciato violento e delinquenziale quale realtà attuale espressa dal detenuto".

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