Ha ascoltato le loro storie, personali, e il cammino intrapreso per diventare adulti, lontani dalla 'ndragheta e dal condizionamento mafioso. Ha visto i loro sguardi e il loro sorriso la ministra della Giustizia Marta Cartabia in visita al Villaggio dei Giovani, nella zona sud della città, là dove l'associazione Attendiamoci, da oltre dodici anni, gestisce un bene confiscato alla criminalità organizzata.

E' stata una visita nella vigilia dell'apertura dell'anno giudiziario. Appena arrivata da Messina, la sera di venerdì, la Guardasigilli Cartabia, accompagnata dal presidente dell'associazione Attendiamoci Alfredo Pudano e dall’assistente spirituale don Valerio Chiovaro, ha avuto modo di vedere i laboratori per la creatività, le zone residenziali, la cappella e ogni luogo messo a disposizione per la formazione giovanile.

Lontano dai formalismi, la ministra ha colto il messaggio dei giovani e ha sentito la loro speranza, tanto che oggi, nel corso del suo intervento per la cerimonia della Corte d'Appello ha ricordato l'incontro avuto e lo ha portato ad esempio. 

Per la Ministra, quella che l’associazione Attendiamoci ha costruito e sostiene “è la più grande opera di prevenzione: intercettare le inquietudini dei giovani, accompagnarli nella ricerca del loro posto nel mondo, significa strapparli dalla rete della criminalità organizzata e indebolirne la presa sul territorio.” Portare avanti “quel lento, silenzioso, delicato ma fondamentale lavoro di semina di una cultura diversa, passa attraverso la formazione dei giovani, vero argine alla malattia della corruzione, del sotterfugio e del sopruso.”

E prendendo a prestito le parole di Paolo Borsellino, del quale quest’anno ricorre il trentennale della morte nella strage di via D’Amelio, ha concluso: “In mezzo a questi giovani ho respirato davvero quel fresco profumo della libertà“.