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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Caso sanità in Calabria, Aloisio: "Prima ancora che arrabbiato, sono imbarazzato"

Il presidente di Confesercenti interviene dopo la vicenda dell'ex commissario ad acta, generale Saverio Cotticelli: "Abbiamo finito la pazienza, ora è il momento dei fatti"

"Mi sono sentito imbarazzato. Prima ancora che arrabbiato, deluso, amareggiato è così che mi sono sentito: imbarazzato".

A parlare è Claudio Aloisio, presidente di Confesercenti dopo l'intervista al generale Cotticelli, "colui che da oltre due anni guida la struttura commissariale della sanità in Calabria con un compenso di 125.000 euro l’anno, più di 10.000 euro al mese, è surreale, non saprei in quale altro modo definirla. Una sorta di piece teatrale tragicomica che a tratti farebbe anche sorridere se non fosse che in ballo c’è la salute dei calabresi e il rischio di un devastante tracollo economico della nostra regione. La vergognosa e totale impreparazione di chi ha la responsabilità, peraltro riconfermata dal Governo un paio di giorni fa, del sistema sanitario calabrese è allucinante".

Aloisio Claudio-2Il presidente ha assistito "con incredulità alla scena in cui Cotticelli “scopre”, dopo cinque mesi, di essere il responsabile del piano covid ma, francamente, tutto ciò che succede durante il breve servizio è inverosimile: la voce fuori onda di una fantomatica “Maria” che, chiamata in causa per reperire un documento, rimbrotta il "capo" dicendogli “tu devi andare preparato alle trasmissioni!”, l’altra voce fuori campo che fornisce i numeri dei posti di terapia intensiva e quando gli viene chiesta la fonte delle informazioni che fornisce si schernisce dicendo “no, guardi, io faccio un altro lavoro, io faccio l’usciere”, lo stesso giornalista che a un certo punto, come si evince dalla sua espressione stranita, avrà pensato per un momento di essere su “scherzi a parte”.

Il tutto alla presenza di un frastornato "commissario" che alla fine ammette: “dottore, che vuole che le dica, tanto domani mi avranno cacciato”. Ma in che mani siamo? In che diavolo di mani siamo? Come vi permettete di trattare una comunità in questa maniera? Con questa intollerabile superficialità? Chi vi dà il diritto di giocare così sulla pelle delle persone? Ministro Speranza, lei che aveva il dovere di controllare l’operato di chi, il suo ministero, ha prima nominato e da pochi giorni riconfermato in un ruolo apicale così delicato e strategico, cosa ci risponde?

E lei, presidente Conte, come giustifica le gigantesche responsabilità di un governo che, invece di agire per attivare tutte le misure a nostra tutela, invia incompetenti disinformati a gestire in nome e per conto dello Stato servizi, oggi ancor più di ieri, essenziali per il benessere dei cittadini?

Ed ancora, mi chiedo, dove è stata la Regione con gli assessori alla sanità dell’attuale e della precedente giunta? Cosa hanno fatto di concreto loro, i dirigenti del settore, la giunta, il consiglio, per informarsi e denunciare agli organi preposti e all’opinione pubblica questo squallido stato di cose?"

"Oggi - sottolinea Aloisio - siamo diventati “zona rossa” perché corriamo il concreto rischio che il nostro sistema sanitario regionale vada in default anche se ci fosse solo un modesto aumento di contagi dato che, in sette mesi, al di là dello scempio dei decenni precedenti, chi doveva operare mettendo in campo le azioni previste non l’ha fatto. Grazie a un'inchiesta giornalistica adesso abbiamo finalmente la certezza dei motivi: incapacità, superficialità, inettitudine e incompetenza.

Per questo andremo avanti con maggior convinzione per la strada che abbiamo già intrapreso, attivando con l’ufficio legale di Confesercenti Reggio Calabria tutte le azioni possibili per pretendere che i danni economici derivanti dall’attuale lockdown, vengano pagati integralmente dai responsabili di questo sfacelo che saranno chiamati in giudizio per rispondere delle loro azioni.

Inoltre chiederemo conto, nei tavoli istituzionali che saranno attivati in Comune, Città metropolitana e Prefettura, grazie alle nostre richieste, di questo stato di cose esigendo risposte e azioni immediate e concrete. Abbiamo finito la pazienza. Ora basta parole. Ora basta promesse. Ora è il momento dei fatti".

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