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Cimiteri reggini

La rabbia e il dolore dei familiari in attesa di seppellire i propri cari

ReggioToday ha raccolto la testimonianza dei parenti ormai stanchi dopo mesi

C'è rabbia e dolore nel racconto dei parenti che aspettano di poter dare degna sepoltura ai propri cari. Se da una parte c'è l'Amministrazione comunale che sta cercando di trovare una soluzione adesso che il cimitero di Condera è stato dissequestrato, presto si potrà riprendere con le esumazioni, dall'altra ci sono quelle salme, ferme lì, nelle cappelle dei cimiteri della città, nelle sale mortuarie, in attesa.

“Non sono solo bare - dice Maria Maddalena Cicciù - non sono numeri, sono i nostri cari. Mia madre è morta il 9 gennaio e adesso la sua bara è ferma nella cappelletta del cimitero di Croce Valanidi. E' lì con altre cinque salme. Noi abbiamo la cappella ma dovevamo liberare il loculo, estumulando parenti deceduti molto tempo fa ma non si è potuto procedere. Quanto dobbiamo aspettare ancora? Dicono che si risolverà la questione, ma nel frattempo le salme in attesa sono diventate tante. Quanto ci vorrà”.

“Io non vado al cimitero, sono troppo arrabbiata – continua la signora Cicciù - e vedere mia madre in quella bara mi fa troppo male. Sono sconvolta, nemmeno morire in pace si può! I miei fratelli non vogliono che io vada perché temano che mi possa incatenare lì, per protestare! Tutto quello che sta accadendo in questa città è grave. Se non ci sono loculi si pensi alla cremazione”.

Non solo Croce Valanidi, ma anche Gallina, Modena e gli altri cimiteri del territorio cittadino stanno vivendo la stessa difficoltà, perché tutte le estumulazioni venivano poi lavorate al cimitero di Condera.

“Sono andata a trovare la mia mamma fino al 10 febbraio: entrando nella cappella del vecchio cimitero di Condera in fondo a sinistra c'è la sua bara in attesa. Poi ho deciso di non andare, non riesco a vederla così, troppo dolore!” ha la voce spezzata dal pianto la signora V.S. che racconta: “mia madre ha avuto una brutta malattia, un tumore al pancreas e l'abbiamo assistita fino alla fine, l'ho portata a casa mia, non volevo lasciarla in ospedale, c'era il Covid, non l'avrei neanche potuta vedere e così l'ho assistita. E' stata un'esperienza dura per tutta la famiglia. Sapevo che mia madre sarebbe morta e avendo la cappella il 3 dicembre ho fatto istanza al Comune per stumulare mia nonna e due mie zie, anche perché l'unico spazio libero che c'era nella cappella era stato occupato poco prima da un'altra mia zia, ma mi hanno detto che non era possibile, c'era il sequestro dell'area e non si poteva stumulare. Mia madre è morta il 28 gennaio e ancora stiamo aspettando di poterla seppellire”.

“E' un dolore di cuore troppo grande, mi sento di averla abbandonata. Dopo tutto quello che abbiamo vissuto, che lei ha vissuto, non è giusto che non abbia degna sepoltura. E' ingiusto! Non vado neanche a trovare mio padre al cimitero, come faccio sapendo che mia madre è lì tra le altre bare “parcheggiata”. E' un trauma. Non cerco un colpevole, chiedo solo che quello che sta accadendo adesso in città non accada mai più”.

Quanto tempo, dunque, ci vorrà per seppellire questi morti? Un tempo ancora lungo, sembra, e sarà un tempo in cui le bare in attesa saranno destinate a moltiplicarsi.

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