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Il cimitero comunale di Condera, scrigno di architettura e storia

Sorto dopo il terremoto del 1783, i suoi mausolei e cappelle raccontano la ricostruzione di Reggio e ricordano personaggi illustri

Le ricorrenze novembrine sono onorate con grande partecipazione dai reggini, che ogni anno non fanno mancare la propria presenza nel commemorare in modo particolarmente solenne i cari defunti. Ma il cimitero comunale di Condera, il più grande tra i ventitré del territorio cittadino, è nella sua parte antica anche un luogo di pregio architettonico, dove si trovano le spoglie di tanti personaggi legati alla storia di Reggio Calabria.

Non è azzardato definirlo il nostro Verano, per la presenza di cappelle e monumenti funerari che sono esempio delle correnti artistiche che hanno caratterizzato l’architettura dell’Ottocento e Novecento, e che ricordano storiche famiglie cittadine.

Monumenti e simboli che raccontano l’architettura della ricostruzione

Il cimitero “vecchio” fu edificato nel 1783 per dare sepoltura alle migliaia di vittime del tremendo sisma senza sapere che qualche decennio dopo il camposanto avrebbe dovuto ospitare anche i morti del grande terremoto dello Stretto. Lo sviluppo del complesso cimiteriale (che copre attualmente 78.000 metri quadrati di estensione) ha seguito quello della ricostruzione di Reggio dopo la distruzione del sisma, rappresentando oggi una mappa degli stili liberty, gotico e neoclassico degli antichi palazzi cittadini.

Monumenti, statue, mausolei ed elementi decorativi abbelliscono le tombe di casati reggini della prima metà del Novecento, entrati nella memoria storica collettiva (De Nava, Zoccali, Plutino, Genoese Zerbi). Il simbolismo prevalente è quello religioso con intuizioni suggestive come quella degli angeli della Congregazione Santa Lucia, posizionati in modo da guardare dall’alto e da ogni angolatura l’orizzonte della città, come in un abbraccio di celeste custodia ai reggini, esteso insieme all’amorevole protezione dei defunti che lì riposano.

Cimitero Condera monumenti 01-2

Uno studio della professoressa Francesca Paolino, ricercatrice e vicepresidente della sezione reggina di Italia Nostra, con le associate Caterina Marra e Maria Teresa Sorrenti, ha riscoperto il tesoro artistico della cappella dedicata al comandante della marina militare Tommaso Gullì, realizzata dall’architetto Rosario Cimino e i cui disegni progettuali sono conservati presso l’archivio storico del Comune. Come riporta l’esperta nella puntuale (e ben più approfondita) ricostruzione nel suo blog “Arte in Calabria” a cui rimandiamo, il cancelletto in ferro battuto e i capitelli liberty, lo stemma familiare e la targa commemorativa in bronzo donata dai cittadini di Spalato come omaggio al valore di Gullì sono stati realizzati come previsto dal progetto principale, mentre vi sono alcune differenze tra bozze e reale edificio, ad  esempio manca il busto in marmo bianco che era stato commissionato allo scultore Sutera.

Come spiega ancora la professoressa Paolino, il mausoleo voluto dalla vedova di Gullì, Maria Nesci, è impreziosito da alcuni dipinti del pittore reggino Michele Prestipino, nato alla fine dell’Ottocento e scomparso quasi centenario nel 1975, autore di interventi artistici in numerose ville nobiliari della città e restauratore per la Soprintendenza e la Curia. Le opere di Prestipino nella cappella Gullì sono una grande Pietà che s’ispira a quella celebre di Annibale Caracci che l’artista reggino potrebbe aver visto al museo napoletano di Capodimonte durante il suo soggiorno nel capoluogo campano; e una composizione in quattro settori sulla volta, dove si vedono le tre virtù teologali e un trionfo dell’Eucarestia.   

Un luogo che unisce nella memoria grandi personaggi e vittime della distruzione

Oltre a Tommaso Gullì, il cimitero antico ospita i resti di tante personalità, tracciando un percorso tra talenti luminosi e pagine storiche della città. Dall’avvocato Biagio Camagna al poeta Diego Vitrioli, dagli ingegneri della ricostruzione Pietro De Nava e Domenico Genoese Zerbi al senatore Agostino Plutino, da Pasquale Panella, eroe della grande guerra (nella foto sotto), agli storici Pietro Larizza ed Enzo Misefari, fino all’amatissimo sindaco Italo Falcomatà. Leggere i loro nomi tra i monumenti del camposanto crea, soprattutto per i giovani, una connessione con i siti e gli eventi della città ritrovando nel silenzio di questo luogo dell’eterno ricordo lo spirito di quei nomi oggi onorati nell’intitolazione di piazze e scuole.

Cimitero Condera monumenti 03-2

Le vittime del terremoto del 1908 riposano in un sacrario collettivo, così come quelle dei caduti in guerra. Tra vandalismo, degrado e il caso delle salme senza sepoltura, questo luogo di memoria e dolore è anche uno specchio della mutazione dei tempi e della società.

L’area nuova del cimitero, realizzata negli anni Novanta, rappresenta un altro capitolo del cambiamento urbanistico di Reggio, ma è accomunata alla costruzione monumentale dal sentimento di profondo rispetto per i morti senza distinzioni di nazionalità o religione. Se nel camposanto storico tante date e fotografie ricordano le generazioni dei reggini emigrati, nella parte nuova è sorta un’area riservata ai defunti di credo musulmano. Tra angeli, santi, croci e mezzelune,siamo tutti uguali nel respiro infinito del tempo e nel cuore di chi prega, secondo la propria fede, davanti a quelle tombe.

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