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Venerdì, 19 Aprile 2024
La riflessione / Arena dello Stretto

La Notte dei Bronzi è l'ennesima occasione perduta del 50esimo

L'evento ideato all'Arena dello Stretto per celebrare la data del ritrovamento non è all'altezza della ricorrenza e anche stavolta non è una produzione originale

Salvo sorprese dell’ultim’ora, difficili per la prossimità con Ferragosto, non verrà nemmeno il ministro. Eppure Franceschini è uno che si muove volentieri quando la situazione lo richiede – però stavolta, contrariamente a come si era ipotizzato in via ufficiosa settimane fa, non ha ritenuto di farlo. Il 16 agosto, cinquant’anni esatti dalla scoperta dei Bronzi, a Reggio sarà un giorno quasi come gli altri.

Non ci saranno produzioni originali o testimonial che vengano qui per questa speciale ricorrenza, che ne conoscano la storia e dicano qualcosa di diverso da uno scambio di convenevoli sulla bellezza dei Guerrieri, del lungomare, del respiro dell’antichità che se lo citi non sbagli perché questa è la culla della Magna Grecia.

Però è davvero molto probabile che sentiremo parlare proprio di culle ed eroi giunti dalle acque anche martedì sera all’Arena dello Stretto. Dove si svolgerà un dibattito con personalità della cultura e poi il concerto delle Vibrazioni. E’ questo il programma tirato fuori dal cilindro del consiglio regionale per ricordare la data clou del cinquantenario.

Lo abbiamo appreso dopo settimane di bocche cucite e un’attesa che lasciava pensare (o forse, visto il panorama generale delle celebrazioni, sperare in extremis) a un progetto importante. Nel frattempo, che dovesse essere così se ne sono accorti ovunque, visto che, fuori dalla Calabria, dei 50 anni dei Bronzi di Riace stanno giustamente parlando tutti.

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Un calendario di manifestazioni realizzato in fretta e senza una regia unitaria

Non si tratta di trovare difetti a ogni costo. Dal calendario delle iniziative istituzionali calabresi qualcosa di bello, qua e là, emerge (ad esempio, lo spettacolo jazz del Biondini Trio su Pat Metheny e la scala musicale locrese nel parco archeologico di Locri o la Norma con l’orchestra del Conservatorio “Cilea”), ma qualche sprazzo luminoso non basta quando la città ha per le mani l’occasione della vita, un’opportunità che si ripeterà tra altri cinquant’anni.

Non è un evento da organizzare riempiendo il programma come un sacco, infilandoci il concerto carino o la mostra gradevole, ma senza alcuna strategia per essere notati oltre i confini di Reggio e, appunto, far parlare dei Bronzi e di noi oltre la polemica del momento, unico grimaldello per creare movimento mediatico attorno al tema.

Non è un argomento su cui si possa improvvisare o indulgere ad approssimazioni, dando spazio in alcuni convegni (come è accaduto) persino allo speaker’s corner di teorie bizzarre e non documentate sui tanti misteri storici irrisolti. Gli appuntamenti sono tantissimi, questo è innegabile.

Un’abbondanza non qualitativa che rafforza l’impressione di un programma con il solo criterio di fare numero e dimostrare che i soldi, finalmente tanti, sono stati spesi. In realtà sappiamo che quel portafoglio è principalmente servito a pagare una campagna pubblicitaria la cui riuscita non si misura con il post promozionale di un Jovanotti che in realtà sta ricambiando l’endorsement della Città metropolitana al suo Beach Party roccellese, né con lo spazio sui media nazionali e stranieri i quali, vista la caratura dell’evento, ci sarebbero stati ugualmente e di certo il Time non aspetta di farsi ispirare dai nostri loghi e spot.

L'evento del 16 agosto non ha nulla per farsi ricordare

Ma torniamo al 16 agosto e la “Notte dei Bronzi di Riace”, che si aprirà con un salotto culturale i cui protagonisti sono stimati docenti ed esperti di varie discipline non soltanto storiche, con una guest star letteraria, lo scrittore melitese Vins Gallico. Mancuso e Princi hanno presentato l’iniziativa spiegando che sarà “un interessante momento di approfondimento e confronto sui Bronzi, sia strettamente culturale che nella prospettiva della Calabria in chiave euromediterranea, lo scenario geopolitico a cui dobbiamo saper guardare con spirito libero e idee innovative per le opportunità, anche economiche, che si intravedono”.

Parole che dicono tutto e niente e non lasciano immaginare di cosa si parlerà martedì sera durante questo “scambio di opinioni tra i cultori della materia”. Si dirà qualcosa di inedito sull’origine dei Bronzi? Sulla valorizzazione del sistema museale? Ne usciranno fuori idee, proposte, critiche costruttive? Forse sì, ma se l’obiettivo era attirare l’attenzione, al di là dell’attrattiva della tematica, è sicuro che non accadrà.

Precisiamolo: senza nulla togliere ai nostri professori, competenti e certamente abili nell’animare una conversazione colta e ricca di spunti, come hanno già fatto in tante precedenti occasioni. Ma il punto è proprio questo. Ancorché valido, questo dibattito non è una novità e non ha appeal per caratterizzare il cinquantenario.

Per dare l’idea di quello di cui stiamo parlando, riandiamo alla memoria verso un’altra sera del 1999, quella dei miracoli nella location del porto di Gioia Tauro, con il megashow televisivo in diretta Rai mondovisione e, guidati da Lucio Dalla, una parata di artisti stellari come Battiato, Mango, Cecilia Gasdia (evento replicato solo una volta, nel 2002, prima che attorno al porto sbiadisse l’aura di speranza e promesse di quegli anni).

Quella volta c’era dietro l’esperienza del promoter Ruggero Pegna, ma per i Bronzi non si è mai pensato di affidare il progetto alla regia di un direttore artistico. Dovrebbe accadere per la rassegna teatrale “Letture della Magna Grecia”, fresca di bando, ma, clamorosamente, non si è fatto in tempo per realizzare i previsti otto spettacoli durante il proficuo periodo estivo – ormai li vedremo in autunno.

La notte dei Bronzi di martedì non prevede ospiti esterni al perimetro dello Stretto ed è assurdo. Avere un divulgatore noto su scala internazionale non è in questo caso sciocca esterofilia, semmai aspirazione ad ampliare le vedute e stimolare una discussione fuori dalla comfort zone. Al rialzo: avremmo potuto invitare Alberto Angela (oggi in lutto come tutti noi per la perdita del grande papà Piero), autore di un libro sui Bronzi andato in ristampa proprio per il cinquantenario; o Piergiorgio Odifreddi, matematico di cui sono poco conosciute le ricerche sui Greci e i poemi omerici.

Personaggi che avrebbero detto la loro, forse sapendone meno di chi arte e storia della Magna Grecia le studia da anni, ma portando comunque, come soggetti autorevoli, valore aggiunto al dibattito (oltre che ritorno d’immagine). Da mezzo secolo qui sui Bronzi ci si ripete, inevitabilmente finendo per parlarsi addosso quando non litigare sotto i campanili – ed è per questo che poi lo Sgarbi di turno ha gioco facile nel sentenziare che i Guerrieri dovrebbero emigrare da Reggio. Perché noi per primi, sempre pronti alle trasferte romane per far guadagnare agli eventi calabresi visibilità nazionale, non siamo disponibili a far venire gli altri al cospetto dei Bronzi. In fondo non ci garba sentire cose diverse dalle certezze che possediamo - e che ci sentiremmo in dovere di confutare, come se fossero non contributi ma lezioncine dall’alto.   

Concluso il talk, si esibiranno le Vibrazioni. Gruppo raffinato e popolare, le loro canzoni sono bellissime. Ma è una band che fa pop rock e non c’entra niente con i Bronzi, né artisticamente né come identità culturale o territoriale. Sulle loro pagine social non c’è neanche un accenno al cinquantenario: nel calendario del tour è semplicemente apparsa, in mezzo all’elenco di date e senza particolare evidenza, l’appuntamento reggino.

Sarà un bel concerto, e basta. Invece avrebbe dovuto essere un prodotto nostro, di musica o anche teatro, ma originale, ideato ad hoc. Un ragionamento attorno allo spettacolo, quello della specificità, che in Calabria non si è mai imparato. Per l’evento del 16 si sarebbero potute percorrere varie strade, coinvolgendo artisti che hanno legami con le nostre radici, la classicità o l’ispirazione mediterranea.

Pensiamo a Sergio Cammariere, visceralmente legato ai luoghi crotonesi della Magna Grecia; o a un recital con Giancarlo Giannini, che già aveva prestato la sua voce ai Bronzi nell’unica operazione pubblicitaria intelligente sulla Calabria. Ma di nomi da spendere ce ne sarebbero tanti altri per non cedere a un’iniziativa ritardataria e doveristica, che si allestisce in fretta e furia perché il 16 agosto qualcosa bisogna farla per forza.

Quello che tutti pensano ma pochi hanno il coraggio di dire

Non crediamo di essere ipercritici o piagnoni affermando che tutto questo non è all’altezza del cinquantenario e che si tratta di un sentore diffuso, a Reggio e fuori. Però, anche se dirlo non sarà bello, dobbiamo aggiungere che sull’argomento c’è un riserbo molto vicino all’omertà. Raccontando quello che si è fatto, che si sarebbe potuto fare o che non si farà mai, abbiamo raccolto opinioni decisamente critiche di intellettuali, artisti, creativi. Ma al momento di riportarle pochissimi sono stati disponibili a metterci la faccia.

Al contrario, la maggior parte ha corretto il tiro spiegando di non voler passare per negativi, distruttivi o demolitori del lavoro delle istituzioni. Che, è vero, ritengono non sia stato sinora efficace (un eufemismo, versione epurata da quella di “pancia”, espressa con termini molto più severi) però non vogliono essere loro a dirlo. I motivi sono tanti.

Paura di essere isolati e attaccati da varie claque locali, di esporsi e precipitare in un libro nero, di avere ripercussioni professionali, perché poi, dopo un giorno da eroici fustigatori, è qui che si resta a vivere e lavorare. Quindi bisogna moderare i toni, e dire che in fondo va bene così e ci accontentiamo di eventi dimenticabilissimi. Con le Vibrazioni a Reggio e Povia a Riace, e i media che si entusiasmano non per i Bronzi veri ma per la calata in mare di due loro copie.

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