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Giovedì, 28 Marzo 2024
La tendenza / Villa San Giovanni

Clotilde e Francesco, nonni e imprenditori puntando sul trend dei frutti tropicali

L'idea è venuta a lei, che ha ampliato l'azienda del marito introducendo piante esotiche che con il cambiamento climatico sul territorio costituiscono un investimento vincente

I nonni calabresi salvano il bilancio familiare ma soprattutto sono paladini di artigianato e tipicità locali. In questo caso, nel panorama di crisi è una bella notizia, perché la nostra regione esprime un trend positivo, esaltato dalla Coldiretti calabrese Federpensionati sulla base delle ultime rilevazioni Istat, che contano oltre 21.000 ultrasettantenni i quali, arrivati al traguardo della quiescenza, si dedicano all'agricoltura portando avanti aziende nelle quali coinvolgono figli e nipoti.

Di loro circa 8500 sono donne come Clotide Pegna, che ha preso le redini dell'azienda del marito avviando un'innovativa attività di coltivazione di frutti tropicali. Il suo compagno di vita è Francesco Crispo, chimico industriale, storico direttore del Consorzio del bergamotto di Reggio Calabria ed esperto di agrumi.  Pionieristico coltivatore dell'annona reggina, ad Acciarello di Villa San Giovanni si trova la sua cultivar dell'esotico frutto della varietà sudamericana Fino de Jete, esportato nella nostra provincia alla fine del '700. Il meraviglioso giardino del dottor Crispo è un patrimonio ottocentesco, ereditato dai nonni: la contrada villese deve infatti il nome al ramo familiare degli Azzarello e ha ospitato piantagioni di cotone, noccioline e gelsomino.

Clotilde Pegna Crispo e la passione per le piante esotiche diventata idea d'impresa

Oggi ottantenne, Crispo ha passato il testimone alla moglie Clotilde, che nel '92 ha creato l'Anoneto dello Stretto, affiancando all'annona altri alberi tropicali, che le consentono una produzione continuativa nell'arco dell'anno, sfruttando tutti i periodi di fioritura delle varie colture. All'epoca insegnante, la signora Clotilde, innamorata delle piante e della terra, ha deciso di lasciare l'impegno della scuola per lavorare come dipendente comunale e poter coniugare le due attività: concluso l'orario d'ufficio, si metteva subito all'opera nella proprietà di Acciarello ed è iniziata così una passione che dopo il pensionamento oggi la assorbe a tempo pieno. Non diremo la sua età, anche perché nessuno ci crederebbe: "E' merito di questo lavoro, mi mantiene giovane", scherza lei, che si occupa anche degli animali, tra cui tre splendidi pavoni. La fatica c'è, ma ben ripagata: "Quando mi alzo la mattina presto - dice - respiro l'aria più fresca e la rugiada, e il silenzio fa pensare di essere in un paradiso. Credo che il contatto con la natura sia una delle cose più belle al mondo".

L'Anoneto dello Stretto

Intuito femminile e fiuto imprenditoriale hanno permesso a Clotilde di realizzare quello che Antonio Maisano, vicedirettore della Coldiretti provinciale, loda come un investimento proficuo, che costituisce una nuova tendenza per il nostro territorio. "I cambiamenti climatici - spiega - da diversi anni hanno spinto molti coltivatori della zona, soprattutto sulla fascia costiera, ad avviare piantagioni di frutti esotici. Olivo e agrumi stanno attraversando un periodo di crisi e per questi prodotti invece è il clima ottimale, con risultati che gratificano i produttori".

"E' vero, a soffrire ora sono i limoni e le arance - aggiunge Clotilde Pegna - mentre l'annona negli ultimi tempi non più malattie, e la noce di macadamia, ad esempio, non ha bisogno di trattamenti. Alcuni frutti qui crescono come se fossimo in Australia". 

Oltre all'annona cavallo di battaglia dell'azienda, Clotilde e Francesco producono frutti gustosissimi e pure scenografici alla vista. C'è lo jabuticaba, che si presenta simile a un grappolo di grossi chicchi simili all'uva ma senza piccioli, attaccati al tronco dell'albero come perle scure e brillanti. Non è tempo di fiori, ma la signora ci assicura che sono bellissimi anche quelli. Poi l'avocado e la maracuja nota come frutto della passione, la guava ("ce la chiedono i filippini"), la feijoa, il finger lime, la casimiroa. Lo zapote negro, che ha un tempo di maturazione lunghissimo ed è pronto nel mese di giugno, è chiamato albero del cioccolato, ma non ha nulla a che vedere con il cacao. "Il nome si riferisce alla sua polpa - dice ancora Clotilde - di colore marrone scuro, che ha davvero un sapore identico al cioccolato fondente, e per questo io lo preparo con la cannella e un ciuffetto di panna.. d'estate, gustato subito e freddo di frigorifero, è di una straordinaria bontà". 

Clotilde Pegna

Le noci di macadamia invece piacciono molto anche ai topi, capaci con i loro denti acuminati di bucare con precisione il durissimo guscio ed estrarre la noce, ma contro i loro attacchi la signora non ha mai voluto usare trappole e veleno. I roditori vengono neutralizzati con un'esca di pane raffermo, che li sazia distraendoli dal bottino delle noci.

Un patrimonio per i figli e lo scambio tra la tradizione e l'e-commerce

I due figli di Clotilde, pur amando la piantagione, hanno intrapreso altre strade - Carmelo, 38 anni, è bancario, ma insieme alla moglie Claudia segue per l'azienda dei genitori i rapporti con la Coldiretti e la commercializzazione; la maggiore, Vincenza, commercialista che si occupa di comunicazione nell'azienda Bisestyle fondata insieme al marito Piero, negli ultimi anni ha collaborato assiduamente con la madre, in uno scambio generazionale e di saperi, dalla coltivazione all'e-commerce. "I miei figli mi aiutano nella raccolta e al mercato di Campagna Amica Coldiretti, dove noi vendiamo, perché conoscono i prodotti e sa come parlarne al clienti - racconta la signora - e mi danno una mano anche per gli ordini su internet. Spediamo anche all'estero con i pacchi termici per la frutta".

E nel futuro? "Sono certa - afferma l'imprenditrice - che non venderanno quest'azienda, sia per motivi affettivi ma anche perché penso che verranno a lavorare qui loro stessi. Con l'età si cambia prospettiva e lo scenario generale che vedo è un ritorno all'agricoltura, e mi fa piacere notarlo anche da parte dei giovani. L'umanità è andata troppo avanti a gran velocità e ora abbiamo capito che dobbiamo fermarci". Nell'attività di famiglia fanno la loro parte anche i nipotini di Clotilde e Francesco, due molto piccoli e due adolescenti che crescono condivivendo l'amore per la natura e, nel tempo libero dalla scuola e lo svago, captando dai nonni l'esempio di una tradizione preziosissima.

La riscoperta delle radici e della campagna è una riflessione stimolata anche dalla pandemia, per la quale, secondo molti agricoltori, una responsabilità è da attribuire a uno stile di vita contaminato da tossine e artificiosità. Clotilde Pegna, che spesso apre le porte della sua azienda alle visite delle scolaresche, cucina con i frutti del suo giardino, molti dei quali hanno effetti benefici, ad esempio la guava dalle riconosciute qualità antitumorali. In casa sua si mangiano frittate di tarassaco e di uova d'oca, e la differenza tra i prodotti a chilometro zero e quelli arrivati da fuori si sente tutta. "Il sapore è completamente diverso - assicura - e me ne sono accorta quando per una torta ho provato a fare la gelatina di mango comprando un frutto esportato perché non ne avevo ed eravamo fuori stagione. Come potrebbe essere uguale un mango nato e maturato qui e uno che ha viaggiato da luoghi lontani dentro bustoni con il conservante?"

Il rimpianto di Francesco Crispo per il bergamotto e il progetto della scuola di profumeria

Francesco Crispo ci racconta che ha conosciuto la moglie in una bottega alimentare, dove organizzarono una cene insieme a base di stocco. La nascita del sentimento sarebbe poi stata cementata dal comune interesse per la natura e l'agricoltura. Nel cuore del dottor Crispo c'è però un grande rimpianto, legato al bergamotto: il progetto di un istituto internazionale di profumeria, cosmetica e aromi naturali che era stato finanziato nel 1989 con il Decreto Reggio, e dopo alterne vicende e tanti annunci andati a vuoto, si è arenato per intoppi burocratici e politici. "E' una ferita aperta - dice - sarebbe stato un centro di ricerca e formazione di professionisti qualificati, oltre ad ospitare un centro di documentazione e un museo. Oggi mi sono deciso a chiedere l'accesso agli atti perché voglio sapere a cosa sono stati destinati quei soldi. So che non riuscirò più a realizzarlo, ma adesso che sono fuori da ogni incarico voglio chiarezza, perché io ho sempre avuto le mani pulite".

Un macchinario per la lavorazione del bergamotto

Nell'azienda ci sono i segni della lunga esperienza e competenza scientifica dell'ex dirigente, macchinari antichissimi, flaconcini di essenze e persino una bambola realizzata usando il frutto di Reggio Calabria. "E' stata una grande delusione per lui - aggiunge la signora Clotilde - ma bisogna guardare avanti. Quest'azienda ci impegna moltissimo, l'unica cosa che mi dispiace è notare come da governo e istituzioni sia previsto il sostegno soltanto all'imprenditoria giovanile. E' giusto, ma si dovrebbe pensare - conclude - anche a chi nonostante l'età avanzata continua a portare avanti un'attività tramandandola alle nuove generazioni, e in molti casi creando lavoro". 

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