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Donne e lavoro

Festa della mamma senza diritti per le colf che a Reggio sono le più numerose della regione

L'osservatorio Domina presenta il rapporto annuale sul lavoro domestico e accende l'attenzione sulle madri lavoratrici del settore

Le lavoratrici domestiche madri non hanno gli stessi diritti delle altre donne con figli e a Reggio Calabria c'è la maggior percentuale regionale di questa categoria, dunque l'allarme, che arriva da Domina (associazione nazionale delle famiglie di datori di lavoro domestico) con la pubblicazione del rapporto annuale del settore. 

L'occasione per un focus sulla condizione femminile è offerta dall'imminente festa della mamma, che al di là dell'aspetto popolare della ricorrenza, è spunto di riflessione sulle madri che lavorano. La legge di bilancio 2022 ha infatti riconosciuto, in via sperimentale, una riduzione dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici rientrate dal periodo di maternità, le quali, grazie a questa agevolazione, hanno una busta paga più alta, motivata dalla necessità dei nuovi costi di conciliazione tra lavoro e famiglia (ad esempio nido o baby sitter).

La misura dovrebbe essere confermata ma non si applica al lavoro domestico dove la disciplina della maternità è diversa prevedendo solo quella obbligatoria (5 mesi tra prima e dopo il parto) e non il congedo parentale. Le collaboratrici familiari, inoltre, per fruire della copertura del periodo di maternità devono aver maturato un numero minimo di contributi - requisito che per tutte le altre dipendenti non è richiesto - e non hanno permessi per l'allattamento o congedo per la malattia del figlio. 

A Reggio Calabria il maggior numero di colf della regione, con un aumento delle regolarizzazioni

Secondo il rapporto 2022 dell'osservatorio Domina le persone coinvolte nel lavoro domestico in Calabria sono quasi 29 mila, e il dato prevalente continua ad essere quello della fortissima presenza femminile, 82% dei soggetti interessati. I lavoratori domestici regolari sono 14.424 con una crescita di +1,1% rispetto al 2020, ma soprattutto sono in aumento le famiglie datrici di lavoro domestico, 14.421 con il 6,3% in più rispetto all’anno precedente. Inps attesta una massiccia regolarizzazione dei contratti in nero, favorita dalla sanatoria 2020: in quell'anno sono state 3800 le richieste di messa in regola nell'intera Calabria, di cui il 52% giungevano dalla provincia reggina. Nel 2021 le famiglie hanno speso complessivamente 100 milioni di euro per la retribuzione dei lavoratori domestici tra stipendio, contributi, generando un valore aggiunto all'economia regionale di circa 350 milioni di euro.

A Reggio si concentra la maggioranza regionale dei collaboratori familiari, che nel 2022 sono stati 2915 (38,4%) con un'incidenza di 5,6 ogni 1000 abitanti (la più alta della Calabria). Un trend che si conferma confrontando i dati con il rapporto 2020 quando i colf erano il 37,1%. I badanti sono invece 1896, 27,8%, 5,2 ogni 100 utenti di età oltre i 79 anni. 

La nazionalità prevalente dei lavoratori domestici impiegati in Calabria è italiana (42%), mentre viene dall'Europa dell'Est il 27,4% e dall’Asia il 20,8%; la loro età media è di 46 anni e come in tutte le regioni del Sud è meno diffusa la convivenza nella casa in cui si lavora, che si riscontra solo nel 13,4% dei rapporti. Le istituzioni sono coinvolte nel settore con le risorse del fondo regionale per la non autosufficienza, trasferite dalla regione alle aziende sanitarie provinciali e territoriali, che si occupano dell’erogazione dei servizi e nel territorio reggino registrano gravi ritardi nella disponibilità effettiva dei fondi, lasciando molte famiglie in difficoltà e senza mezzi per assumere il personale (che però, secondo l'osservatorio Domina, nel caso dei badanti è prevalentemente non specializzato).

Un problema ancor più urgente guardando alle prospettive demografiche presentate dall'associazione, secondo cui nella nostra regione il numero di badanti sia destinato ad aumentare: nel 2050 in Calabria vi saranno 100 mila anziani ultraottuagenari in più a fronte di 71 mila bambini (età 0-14 anni) in meno con un divario crescente tra popolazione anziana e infantile (15,1% contro 11,1%).

La diseguaglianza di trattamento per le madri, che sarebbe colmato con appena 10 milioni

La segnalazione per le colf madri si scontra contro il dato anagrafico delle persone interessate, poiché il 71% delle lavoratrici hanno non meno di 45 anni e presumibilmente dovrebbero avere figli grandi e con minori necessità di accudimento. Un altro pregiudizio, forse, ma su questa considerazione è stata edificata la diseguaglianza tra colf e badanti e il resto delle dipendenti. In realtà, proprio per questo, per rimuoverla basterebbe un investimento esiguo. Domina ha calcolato che con una spesa massima di 10 milioni l'Inps potrebbe garantire a tutte le lavoratrici domestiche gli stessi diritti delle altre donne con figli che lavorano. Il segretario generale Lorenzo Gasparrini ha commentato: “Si tratta di lavoratrici indispensabili per le famiglie che ci consentono di gestire i nostri cari e le nostre case, e che devono avere tutti gli strumenti per gestire anche i propri figli”.

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