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Giovedì, 18 Aprile 2024
La relazione

Logge massoniche e criminalità, l'allarme della Commissione antimafia

Per i componenti della commissione persiste un "vivo interesse da parte della ’ndrangheta, di cosa nostra, ma anche di autonomi comitati di affari vicini a tali ambienti criminali, di infiltrarsi nel tutt’altro che impermeabile sistema massonico"

"Permangono gravi elementi di criticità e, conseguentemente, di incompatibilità, in seno all’ordinamento giuridico, tra talune forme associative e lo Stato democratico, così come segnalato da questa Commissione parlamentare di inchiesta anche nel corso della precedente legislatura". E' quanto rileva la Commissione parlamentare antimafia che, sul finire della scorsa legislatura, ha approvato la relazione su “Rapporti tra la criminalità organizzata e logge massoniche, con particolare riferimento alle misure di contrasto al fenomeno dell’infiltrazione e alle doppie appartenenze", confluita nella relazione finale e ora resa pubblica.

"Quel che emerge anche dalle indagini più recenti è il vivo interesse da parte della ’ndrangheta, di cosa nostra, ma anche di autonomi comitati di affari vicini a tali ambienti criminali, di infiltrarsi nel tutt’altro che impermeabile sistema massonico, al fine di curvare i cardini di solidarietà, obbedienza e riservatezza tipici delle associazioni a carattere iniziatico ai fini illeciti e alla realizzazione di disegni criminosi di ampio respiro, tesi all’acquisizione, gestione o comunque al controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici - osserva la Commissione – alla manipolazione del voto nelle consultazioni elettorali e all’inserimento di propri referenti nei gangli della pubblica amministrazione e nelle assemblee elettive locali".

La Commissione parlamentare antimafia punta l'attenzione sull'inadeguatezza della "disciplina vigente e sulla necessità di introdurre nuove previsioni che siano capaci di fronteggiare i pericoli esistenti e garantire il corretto funzionamento dei pubblici poteri, in un quadro normativo piuttosto complesso perché vincolato dall’esigenza di salvaguardare libertà, diritti e principi costituzionali, tutti, di elevato valore".

"Certa è la necessità di tenere vivo il dibattito sull’articolo 18 della Costituzione e sulla improcrastinabile riforma della legge Spadolini Anselmi, al fine di individuare una nuova e più ampia nozione di associazione segreta". E' quanto rileva la Commissione parlamentare antimafia che, sul finire della scorsa legislatura, ha approvato la relazione su 'Rapporti tra la criminalità organizzata e logge massoniche, con particolare riferimento alle misure di contrasto al fenomeno dell’infiltrazione e alle doppie appartenenze", confluita nella relazione finale e ora resa pubblica.

"La consapevolezza delle gravi distorsioni che tali aggregazioni determinano nell’ordinamento democratico, specie quando sia consentito di farne parte anche a coloro che esercitano poteri pubblici o funzioni di particolare rilievo, dovrebbe condurre ad abbandonare la formulazione adottata dall’articolo 1 della legge numero 17 del 1982, che ingiustamente restringe il dettato costituzionale, in favore di una norma che in ossequio al dettato dell’articolo 18 Costituzione, consideri le associazioni segrete, di per sé, un pericolo per la democrazia del Paese", prosegue la relazione.

Secondo la Commissione parlamentare è prioritario che "la Commissione antimafia futura attribuisca il necessario rilievo al tema, ponendolo al centro della propria attività d’inchiesta, anche tramite il coinvolgimento di tutti i protagonisti del settore, quali le associazioni massoniche, il mondo accademico, quello delle professioni, l’autorità giudiziaria, le forze di polizia ed in genere tutte le amministrazioni pubbliche". "In tale contesto la Commissione antimafia della XIX Legislatura potrà utilmente porre all’esame del dibattito politico i disegni e le proposte di legge che sono state presentate nel corso della corrente Legislatura", osserva la Commissione Antimafia uscente.

Tra le proposte della Commissione, "l’introduzione di una disciplina, a livello nazionale, che preveda limitazioni ulteriori per coloro che svolgono delicate funzioni pubbliche (magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine ed in genere coloro che svolgono pubbliche funzioni di particolare rilievo) prevedendo il divieto di prendere parte, a qualunque titolo, ad associazioni che comportano un vincolo di obbedienza assunto in forme solenni, nonché in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza, attesa l’incompatibilità dei vincoli così assunti con gli obblighi di soggezione solo alla Nazione, che la Costituzione gli attribuisce".

Per tali categorie di soggetti andrebbe, inoltre, presa in considerazione "l’introduzione di un obbligo normativo" che "preveda la dichiarazione della propria affiliazione a qualunque sodalizio, sia esso riconosciuto o meno, e qualunque sia il fine perseguito, trattando i dati così immagazzinati secondo le garanzie sancite dal Codice in materia di protezione del dati personali".

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