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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Diritto all'alloggio, il Comune assegna due beni confiscati a donne vittime di violenza

L'Amministrazione comunale ha risposto per prima all'appello lanciato dall'Osservatorio regionale sulla violenza di genere

Reggio è la prima Amministrazione della Calabria che ha risposto all’appello lanciato, nel novembre scorso, da Mario Nasone e Giovanna Cusumano, coordinatore e vice coordinatore dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, ai Comuni evidenziando come quello abitativo è un problema molto sentito dalle donne vittime di maltrattamenti, che spesso avvengono proprio in ambito domestico. 

Donne che sono costrette a lasciare la propria casa insieme ai figli ed a chiedere ospitalità e sostegno alle case rifugio ed
alle altre strutture di accoglienza operanti in regione che spesso non hanno posti disponibili.  Nell’appello i referenti dell’osservatorio citavano la legge regionale n. 20 del 2007 che espressamente prevede che i Comuni, al fine di garantire adeguata assistenza alloggiativa alle donne, unitamente ai loro figli minori, che vengono a trovarsi nella necessità, adeguatamente documentata dagli operatori dei Centri antiviolenza e/o dagli operatori comunali, di abbandonare il proprio
ambiente hanno diritto all’assegnazione di un alloggio nelle disponibilità del patrimonio edilizio dell’Ente Locale. Normativa che in Calabria continua a non essere rispettata nonostante le numerose segnalazioni fatte da centri anti violenza e servizi sociali comunali di situazioni anche gravi in cui si ravvisano dei pericoli di vita per le donne ed i figli coinvolti. 

"A questo appello - spiegano Nasone e Cusumano -  una prima risposta l’ha data il Comune di Reggio grazie all’iniziativa della consigliera delegata ai beni confiscati Nancy Iachino e al dirigente Daniele Piccione che sono riusciti a definire l’iter che ha portato all’assegnazione di due appartamenti confiscati alla mafia a due donne vittime di violenza con figli minori. Un primo segnale concreto di assunzione di responsabilità da parte di un Comune calabrese che l’osservatorio auspica che sia da esempio per altri enti locali.

Per questo sarebbe cosa utile che l’Anci Calabria sottoscrivesse il protocollo che l’osservatorio aveva proposto da tempo proprio per favorire l’applicazione della legge 20 del 2007, parimenti sarebbe importante che il consiglio regionale approvasse il progetto di legge 285 fermo in terza commissione che preveda tutta una serie d’interventi importanti anche di tipo economico e lavorativo per le donne che vivono con i loro figli questa condizione di precarietà e di sofferenza e che chiedono concreta protezione e accompagnamento". 

Il bisogno di soluzioni abitative per queste donne cresce ogni giorno, grazie anche al lavoro delle forze dell’ordine, come quello della Questura, che con il programma Liana sta portando molte donne a denunciare, aumentando però le
richieste di accoglienza che non sempre la rete dei centri di accoglienza riesce a soddisfare. "I beni confiscati - si legge ancora nella nota di Nasone e Cusumano - che i vari comuni stanno acquisendo, compresa la Città metropolitana, potrebbero essere destinati anche a progetti di semi autonomia, già sperimentati in altre regioni, per tutte quelle donne accolte nella case rifugio o seguite dai centri anti violenza che dopo il periodo di emergenza potrebbero, sapendo di potere usufruire di un alloggio e del sostegno di associazioni di volontariato e di cooperative sociali , iniziare un percorso di
inserimento lavorativo e sociale. Una scelta di politica sociale che permetterebbe tra l’altro di liberare posti di accoglienza nelle strutture spesso sature e soprattutto di alleviare i costi psicologi e sociali che le donne che fanno queste scelte dolorose devono affrontare".

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