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Cronaca

Pippo Callipo lascia il Consiglio regionale: "Vecchie prassi mortificano Assemblea"

La vicenda vitalizi e i ritardi legati alla formalizzazione delle commissioni consiliari al centro della scelta dell'imprenditore vibonese, il messaggio ai consiglieri: "Il miglior servizio è quello che si rende nel rispetto delle regole"

“Dopo una lunga e molto sofferta riflessione, questa mattina ho rassegnato le mie dimissioni dalla carica di consigliere regionale della Calabria perché mi sono reso conto che, purtroppo, non ci sono le condizioni per portare avanti concretamente l’importante mandato che un considerevole numero di calabresi mi ha conferito”. 

Pippo Callipo, candidato governatore del centrosinistra alle elezioni regionali di gennaio scorso, ha scelto di gettare la spugna, di lasciare Palazzo Campanella, di voltare le spalle ad una politica che non riesce a mutare negli anni, che vive di prassi consolidate con le quali l’imprenditore vibonese, sin dal giorno del suo primo ingresso nell’aula “Fortugno”, non ha voluto avere niente a che fare.

“Fin da subito - scrive - ho lavorato con entusiasmo e ottimismo, tuttavia ben presto ho capito che le regole e i principi che ordinano l’attività del Consiglio regionale sono di fatto cedevoli al cospetto di prassi consolidate negli anni che mortificano la massima Assemblea legislativa calabrese e che si scontrano con la mia mentalità improntata alla concretezza”.

Le dimissioni arrivano a poche ore dalla seduta del Consiglio regionale convocata per sanare il vulnus della mancata costituzione delle commissioni consiliari. Proprio questo è uno degli argomenti gestiti “alla vecchia maniera”, insieme alla vicenda vitalizi, che non è andato giù a Pippo Callipo.

“L’attività del Consiglio - prosegue Callipo - si svolge assecondando liturgie politiche che impediscono la valutazione delle questioni sulle quali l’Assemblea è chiamata ad esprimersi, impedendo quindi che il Consiglio stesso renda quel servizio al quale dovrebbe tendere istituzionalmente. Le regole a presidio dell’ordinata gestione dell’ordine del giorno e della presentazione delle proposte da votare non sono un inutile orpello creato per imbrigliare l’iniziativa legislativa dei Consiglieri, ma rappresentano una garanzia del corretto svolgimento della funzione legislativa e rispondono ai principi e ai doveri indiscutibili che sono posti alla base del nostro ordinamento democratico”. 

Pippo Callipo è netto nel suo giudizio: “Per questo non posso in alcun modo accettare che tali regole vengano calpestate. Mi sono candidato per spirito di servizio verso la mia terra e verso i calabresi e avrei voluto lavorare nel loro interesse per rompere ogni logica clientelare, realizzare progetti di ampio respiro e raggiungere obiettivi in funzione di una visione unitaria e moderna della Calabria. Non l’ho certo fatto per interesse personale o per il lauto compenso che viene corrisposto per questa carica, che per altro ho finora interamente devoluto in beneficenza, rinunciando in tempo utile anche al vitalizio e all’indennità di fine mandato”.

Per Callipo, ancora, “È stato traumatizzante dover accettare che qualsiasi sforzo profuso non avrebbe portato ad alcun risultato. Dopo circa cinquant’anni di attività lavorativa non posso consentire né tollerare cambiamenti della mia personalità e della mia forma mentis; non posso farlo per il rispetto che nutro nei confronti dei calabresi, della mia famiglia, dei miei quattrocento collaboratori e verso me stesso”. 

“Mi auguro che nei prossimi anni - conclude - il Consiglio regionale possa lavorare e produrre leggi in grado di migliorare le condizioni e la qualità di vita di tutti i calabresi. Auspico che i consiglieri tutti possano ricordare che la politica è doveroso servizio ai cittadini e che il miglior servizio è quello che si rende nel rispetto delle regole”.

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