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Cronaca

Buoni pasto dipendenti Città metropolitana, Mauro: "Per noi la discussione finisce qui"

Il vicesindaco metropolitano ribadisce: " E’ una tragedia sanitaria ed economica di proporzioni immani che non sente certo il bisogno di essere accompagnata da polemiche che oggi vanno evitate"

Sulla vicenda dei buoni pasto dei dipendenti della MetroCity, torna a prendere la parola il vicesindaco Riccardo Mauro.

"Prendiamo atto con favore della nota diffusa dalla Uil, che ha idee più chiare e ha preso le distanze dalle note delle altre organizzazioni sindacali, ma siamo nuovamente obbligati a rispondere ad alcune Rsu, impegnate in questi giorni a redigere note e rilasciare interviste su questioni già ampiamente discusse".

E’ quanto afferma il vicesindaco metropolitano  che aggiunge: "Le posizioni organizzative, cosiddette PO, sono state inserite nel contratto decentrato approvato all’unanimità nel dicembre 2018 (art. 15) e, per volontà anche delle sigle sindacali e delle Rsu che oggi scrivano comunicati stampa, la Città metropolitana non può comunque attingerle dal Fondo riservato al personale dell’Ente per fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto".

Senza alcun tono polemico, quindi, il vicesindaco Mauro ribadisce ai sindacalisti che, nonostante la materia non sia di stretta competenza dell’Ente, "la Città metropolitana, attraverso la firma del sindaco Giuseppe Falcomatà, ha già impegnato 120 mila euro con un prelievo dal fondo di riserva e inoltrato ai settori richiesta di ulteriori 100 mila euro, per andare incontro alle esigenze delle strutture sanitarie, delle famiglie in difficoltà e per l’acquisto di mascherine ed altri dispositivi di protezione individuale".

"Ci siamo assunti una responsabilità istituzionale – afferma il vicesindaco – stanziando cospicui finanziamenti per aiutare i nostri presidi ospedalieri e, di conseguenza, medici e infermieri, nella fase più critica mai conosciuta dall’umanità in tempi di pace.

La decisione di destinare le somme relative ai “buoni pasto”, che non potevano essere erogati ai dipendenti, in favore delle famiglie bisognose ampiamente condivisa da una larga parte dei dipendenti, ci è sembrato un modo utile affinché quei risparmi non finissero nelle maglie del bilancio visto che non possono essere erogati ai lavoratori in modalità smart working".

Viene sinceramente il dubbio che la disputa sui buoni pasto sia servita soltanto per arrivare ad un altro e reale obiettivo: tornare a parlare delle Posizioni organizzative, ovvero un istituto disciplinato dalla legge ed approvato all’unanimità dalle stesse RSU e da tutte sigle sindacali nel contratto decentrato 2018/2020.

Nell’articolo 15 del contratto decentrato è stabilita la somma massima (fino al 10% del Fondo) che l’amministrazione ha successivamente provveduto a diminuire in 270.000 euro. Si ricorda che le somme del fondo possono servire esclusivamente per finanziare gli istituti previsti dai Contratti collettivi nazionale e decentrato a favore dei dipendenti.

Qualora, per assurdo, decidessimo di non fare le “PO”, quelle somme resterebbero sul Fondo e non si potrebbero utilizzare per altro pur se il sindacato acconsentisse ad attingervi per altri scopi che non fossero di esclusivo interesse del personale dell’Ente".

"Comunque – conclude il vicesindaco – per noi questa discussione finisce qui. Adesso, infatti, c’è la necessità del contributo di tutti e della massima concentrazione per uscire, quanto prima, dalle paludi in cui il Coronavirus vorrebbe farci sprofondare. E’ una tragedia sanitaria ed economica di proporzioni immani che non sente certo il bisogno di essere accompagnata da polemiche che oggi vanno evitate e che domani verranno affrontate quando modi e tempi lo consentiranno".

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