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Cronaca Villa San Giovanni

Il lido "Coco beach" pronto alla ripartenza nonostante il Coronavirus e la burocrazia

Paola Chilà, titolare della struttura balneare di Cannitello, ha avviato i lavori di ripristino: "Non aspetto la manna dal cielo", stimato un calo del 70% delle presenze, ciò che spaventa di più è l'incapacità delle istituzioni nel dare risposte

“Non aspetteremo nessuna manna dal cielo”: Paola Chilà, proprietaria del lido “Coco beach” di Cannitello ha le idee chiare e, insieme ai suoi collaboratori, sta già lavorando per costruire la struttura portante della sua struttura balneare. Lo sta facendo caricandosi il costo di questi lavori, un investimento di circa 15 mila euro, nella certezza di riaprire ma nella totale insicurezza del domani. 

Stagione estiva atipica

coco beach cannitello-2La stagione estiva che sta per aprirsi in provincia di Reggio Calabria, infatti, si preannuncia atipica, contrassegnata dalle ricadute economiche e sociali dell’epidemia da Coronavirus. Di certo gli imprenditori balneari, la cui concessione parte dal primo maggio per finire al 31 ottobre, non potranno contare sulla presenza di turisti stranieri, tutto sarà legato a presenze locali e, se il Governo dovesse cambiare idee, a quelle provenienti da altre regioni italiane.

Calo stimato del 75%

“Abbiamo stimato - ci dice Paola Chilà, la titolare del Coco beach (nella foto) - un calo del 75% di presenze turistiche per la stagione ormai alle porte”. Un dato che farebbe tremare i polsi a molti, ma non alla caparbia imprenditrice reggina che oltre che con il Covid-10 è chiamata a condurre una battaglia perdente contro l’erosione costiera che, di anno in anno, riduce lo spazio a disposizione sulla battigia di Cannitello.

Offerta ridotta

Paola Chilà ridurrà il numero di ombrelloni, passando da 30 a 15, non rinuncerà ad offrire un servizio completo anche ai clienti diversamente abili ed ai loro accompagnatori e, soprattutto, non taglierà la pianta organica della sua azienda che, ogni estate, da lavoro a otto persone. “Piuttosto - prosegue - preferisco privarmi di qualcosa che non confermare in blocco la squadra che mi accompagna, da anni, in questa avventura professionale”.

La burocrazia che limita

Ciò che, comunque, pesa di più in questa delicata fase storica è la lentezza della burocrazia e l’assenza di notizie certe. La titolare del lido “Coco beach” di Cannitello ha avviato una interlocuzione con le istituzioni locali competenti in materia. Ha inviato Pec, ha sostenuto confronti in videoconferenza, ma ad oggi non ha ottenuto nessuna risposta. Nella materia non esiste il silenzio-assenso ed ogni modifica ai progetti originari deve essere approvata come prescrivono le norme. 

Le richieste inevase

“Ho chiesto - ci spiega Paola Chilà - di potermi privare dell’area privee, lavorando in difetto, per poter ricavare un poco di spazio in più, ma non ho ricevuto risposte. Avevo avanzato anche la proposta di poter ottenere in concessione la piazzetta antistante al lido, come peraltro fatto da altri colleghi in altre zone d’Italia, per poter disporre qualche tavolino, ma anche in questo caso non ho ricevuto nessuna risposta”.

Comune silente

spazzatura coco beach-2Il primo interlocutore silente pare essere il Comune di Villa San Giovanni che Paola Chilà ancora aspetta per vedere conferita in discarica l’immondizia raccolta sulla spiaggia (nella foto) e depositata dai marosi e dall’uomo. “Noi imprenditori balneari - dice ancora - conosciamo le norme di sicurezza, siamo pronte a rispettarle, ma il problema di fondo sono i Comuni che non prendono una posizione rispetto alla Regione sul da farsi e sulla richiesta di fondi per affrontare questa emergenza. I Comuni, come sulla Tosap, non si assumono le proprie responsabilità”.

Tre mesi per vivere un anno

Questo è il rovello di Paola Chilà. Mentre lei, alleviando le proprie fatiche con le correnti fresche dello Stretto di Messina, lavora per costruire il suo lido la stagione estiva sta per partire e rischia di sfuggirle di mano. Se la burocrazia non decide di bruciare le tappe l’apertura stagionale potrebbe slittare a luglio e, per un mondo produttivo stagionale che vive con il ricavato di un trimestre, sarebbe un danno irreparabile. 

"Non aspetto la manna dal cielo"

“Non c’è la capacità di dare corpo - spiega Paola Chilà - ad una corretta interlocuzione, chi di competenza non riesce a dare delle risposte in tempi brevi”. Questo potrebbe essere il danno peggiore davanti ad un’emergenza che si può sconfiggere solo bruciando i tempi. “Per questo - conclude Paola Chilà ribadendo il suo mantra - ho deciso di non accettare la possibilità di ridurre la struttura, mi sono messa al lavoro e non sto aspettando nessuna manna dal cielo”.

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