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Mercoledì, 24 Aprile 2024

La tecnologia 3D per "regalare sorrisi anche durante l'emergenza coronavirus" | VIDEO

Ci sono anche due giovani professioni reggini nel team che ha progettato e realizzato il raccordo per trasformare una maschera da snorkeling in un presidio di sicurezza

Easybreath: respiro facile, con questo slogan la maschera da snorkeling diffusa da una nota marca di prodotti sportivi ha conquistato il mondo della subacquea non professionale. Respirare con facilità è quello che vogliono fare tutti coloro che, in queste settimane, sono stati chiamati a combattere contro il nemico più insidioso con cui il mondo si è scontrato dal dopoguerra ad oggi, un nemico invisibile e mortale, un virus covato dai pipistrelli cinesi che ha invaso il pianeta. Una guerra dopo la quale nulla sarà come prima e che ha obbligato il sistema sanitario a correre ai ripari per la carenza di dispositivi di protezione. 

Così nasce l'idea

progetto raccordo-2Proprio la carenza di mascherine ha dato l’input giusto ad un gruppo di giovani professionisti, due dei quali - Domy Oliverio e Antonio Ielo - con solide basi imprenditoriali a Reggio Calabria nel settore dell’odontoiatria, che guardando un servizio giornalistico su un canale internazionale, sollecitati dal dottore Giovanni Giorgetti e dall’ingegnere Angelo Salamini, hanno avuto una intuizione: produrre una serie di raccordi e filtri per trasformare le comuni maschere subacquee in dispositivi di protezione individuale per trasformare le maschere da snorkeling in presidi di sicurezza per tutti quegli operatori che, in queste settimane, non hanno mai smesso di lavorare.

Prima fornitura alla Protezione civile

Per aiutare forze dell’ordine o sanificatori non a “respirare sott’acqua come sulla terra” ma a respirare sulla terra come si faceva prima del coronavirus. L’obiettivo è quello di produrre almeno 100 maschere da fornire alla Protezione civile per la successiva distribuzione a chi ne facesse richiesta. Nella mischia si sono gettati anche: il leccese Fabio Arnò, il cosentino Luigi Parise, il barese Mimmo Castellana, i palermitani Enzo e Piero Piacenti, il romano Stefano Lufrani, e l’agrigentino Giovanni Favara. 

Due reggini nel gruppo di lavoro

Domy Oliverio, giovanissima odontoiatra reggina, e il suo collega Antonio Ielo hanno sposato subito l’idea. In questa fase in cui la loro attività professionale è praticamente ferma le loro attenzioni si stanno dedicando alla produzione di questi raccordi per trasformare delle maschere da sub in maschere salvavita.

Le stampanti 3D per realizzare i raccordi

stampante-2Dalle stampanti 3D del loro laboratorio reggino sono giù usciti 30 raccordi. Il numero non sorprenda. Per stampare un solo raccordo, per il quale viene usata una resina speciale utilizzata per la produzione delle protesi dentali, ci vogliono dalle 10 alle 12 ore. A questo tempo si deve aggiungere quello per la pulizia e la fotopolimerizzazione (l’eliminazione del polimero libero della resina che potrebbe dare fastidio nella respirazione) di ogni singolo componente stampato. 

Per produrre un pezzo ci vogliono dodici ore

Nell’arco di dodici ore dalle stampanti 3D del laboratorio reggino d Domy Oliverio e Antonio Ielo escono dodici pezzi. Il gruppo di giovani professionisti, però, non si è fermato alla progettazione del raccordo per collegare il filtro alla maschera da snorkeling. Il loro ingegno, stimolato a dovere, è pronto a produrre delle novità. L’obiettivo adesso, come spiega Domy Oliverio, “è quello di realizzare anche un filtro anteriore per consentire a chi volesse utilizzare la maschera di non affaticarsi troppo e di mantenere una respirazione il più possibile efficiente”.

Progetto no profit

“Cerchiamo di fare qualcosa di utile - ha detto Domy Oliverio - per aiutare chi è impegnato ogni giorno contro il virus per il quale, allo stato attuale, non possiamo escludere il rischio di una eventuale nuova emergenza. Il nostro progetto è completamente no profit. L’intento è quello di favorire la sicurezza di tutti quegli operatori che lavorano al di fuori delle strutture ospedaliere. Chi, malgrado la pandemia, è costretto a lavorare o assistere anziani, senzatetto, gente fragile. In questo modo da un lato non si sottraggono dispositivi a chi lavora in prima linea, dall’altro chi ne ha bisogno può usufruire di protezioni riutilizzabili e che garantiscono una migliore protezione al contagio da Covid-19”. 

Regalare sorrisi nell'emergenza

maschere-2Il gruppo di professionisti, che già conta diversi supporti su altre regioni, si sta allargando a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. Le loro armi sono le stampanti 3D e la conoscenza delle nuove tecnologie. L’obiettivo è semplice: “continuare a regalare sorrisi anche durante un’emergenza terribile qual è quella dell’epidemia da coronavirus in corso”.

Come funziona il 3D

“Con questa tecnologia - spiegano i giovani professionisti - si sono cominciati a produrre inizialmente dei prototipi di oggetti. L’evoluzione tecnologica e dei materiali permette oggi una vera e propria produzione di oggetti nei settori più diversi: dall’aerospaziale, al medicale, al cibo. Ma come funziona esattamente? Immaginiamo di voler realizzare un oggetto qualunque e di costruirlo una fettina per volta. Ecco la stampa 3d realizza le singole fettine che sovrapponendosi e saldandosi costruiscono gli oggetti, anche i più complessi”. 

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