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Cronaca

Covid-19, Surace: "Preghiamo ed esponiamo la Madonna della Consolazione alle finestre"

Reggio si affida alla sua Patrona che, nella storia, salvò la città da pestilenza, terremoti e carestie. Il presidente dei portatori della Vara esorta al raccoglimento perchè "con Lei accanto #andràtuttobene!"

"Credo che tutti i reggini in questo particolare periodo, chi in modo esplicito e chi in maniera più riservata, abbia rivolto una preghiera alla Madre Consolatrice, Avvocata del popolo di Reggio, affinché interceda per tutti noi con il suo figlio Gesù".

A parlare è Gaetano Surace, presidente dell'Associazione portatori della Vara Madonna della Consolazione che dalla sua pagina Facebook lancia l'appello al raccoglimento e non solo. "Nel voler rendere unanime la preghiera, i portatori della Vara, invitano tutti i reggini, che possiedono un' immagine della Madonna della Consolazione, di esporla nei balconi o alla finestra. Con Lei accanto #andràtuttobene!"

Il vescovo Morosini affida Reggio alla sua Patrona

Era il lontano 1577 quando, scrive padre Giuseppe Sinopoli nelle sue ricerche: "L’annuncio della cessazione della peste è dato dalla Vergine della Consolazione a fra Antonino Tripodi, religioso di santa vita, invitandolo a recarsi dall’autorità cittadina per un pellegrinaggio di ringraziamento alla chiesa dell’Eremo. Nella circostanza si offre un grosso cero alla Madonna. Da lì inizierà un lungo cammino di devozione che vedrà la Madonna della Consolazione, invocata nei secoli a seguire nelle grandi tragedie della città di Reggio Calabria, tra pestilenza, terremoti, carestie. 

La storia della peste 

da "La Stanga" a cura di Natale Cutrupi

"La seconda discesa della Sacra immagine avvenne in coincidenza di un nuovo mortale morbo. Era l’ anno 1656 e la Vergine fu, ancora una volta, implorata per salvare il suo popolo dalla epidemia che si stava espandendo in tutto il Paese.

L’ inizio della peste avvenne in Sardegna e si propagò sull’ intero regno spagnolo fino alla Calabria attraverso i soldati che, contagiati, furono inviati dall’ isola a Napoli su richiesta del Viceré. Il morbo fece circa quattrocentomila morti di cui duecentocinquantacinquemila solo nella città di Napoli mentre la nostra Città, tranne qualche caso isolato nella provincia, dopo oltre un anno di pestilenza rimase illesa. Il Comune grato per l’ intercessione della Madonna della Consolazione, che aveva scongiurato una grave pestilenza, stabilì di spostare la data della processione, al Convento dell’ Eremo, dal 26 aprile al 21 novembre e di offrire, ogni anno, un grosso cero votivo.

Il Comune decise, inoltre, di installare, all’ interno della casa comunale, una lapide di marmo nella quale incidere le date delle grazie e degli interventi miracolosi della Madonna della Consolazione a favore della Città. 

Tutto ciò fu sancito da un atto pubblico del 24 giugno 1657 e sottoscritto dai cittadini che rappresentavano i quattro ceti: 108 nobili tra cui il Principe di Scilla, il Principe di Cosoleto e il Duca di Bagnara, 152 persone del ceto medio ovvero degli Onorati, 252 degli Artieri e 177 dei Massari ( rappresentanti dei contadini ).

Essendo stato scongiurato il pericolo il Quadro fu riportato nella sua sede al Santuario, fra i frati Cappuccini, con solenni e festose manifestazioni. Era il 16 novembre del 1658.

Tale solennità è ricordata con i versi che il poeta reggino Padre Ignazio Cumbo, guardiano depositario del primo
voto, scrisse: “… esce dalla Città fra cento schiere Su bara trionfal la Vergin Madre Tuonan squille e bombarde, e le bandiere Fa de’ venti a soffiar ruote leggiadre Di timpani e di trombe le guerriere Risuonan d’ armonie le sacre squadre. Gli encomi celebrando da la Dea Che preservata da quel mal l’ avea…”

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