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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Ristoranti e negozi cinesi vuoti, clienti in fuga: è psicosi Coronavirus

Vendite in calo nei negozi gestiti dagli imprenditori cinesi. E' quanto emerge dopo aver raccolto le testimonianze di alcuni ristoratori e negozianti della città 

La psicosi da contagio da Coronavirus sembra aver investito anche la città di Reggio. Cambiano le abitudini, mutano gli stili di vita. I negozi, che solo sino a ieri pullulavano di gente, oggi, sembrano quasi deserti. Qualcuno, che non si lascia condizionare dalle notizie allarmiste che girano sui social o sui giornali, entra tranquillamente sia nei negozi che nei ristoranti gestiti dai commercianti cinesi

In fondo, ci dice una signora “anche un italiano potrebbe aver contratto il virus se ha viaggiato in Cina. Io vengo spesso qui e, so che i proprietari non sono andati nel loro paese quest’anno. Quindi sono tranquilla”. Non molti però, la pensano così, infatti, i megastore gestiti dagli imprenditori cinesi hanno iniziato ad accusare il colpo delle mancate vendite per mancanza di clienti e molti ristoranti orientali della città si sono svuotati.

Alcuni, sono arrivati anche ad esporre cartelli che rassicurano la clientela “"Ciao, signore e signori, a causa del virus in Cina, i clienti hanno paura di entrare nel nostro negozio. Per favore, non abbiate paura di noi. Non abbiamo visitato la Cina o contattato i cinesi. Per favore, state tranquilli, grazie mille”.

La preoccupazione, però tra i cittadini, è tanta. Ed è cresciuta, soprattutto, dopo l’annuncio, di due casi di contagio accertati a Roma e del sospetto caso annunciato qualche settimana fa, in città.

A nulla, infatti, sembra essere servito il messaggio di rassicurazioni fatto dal ministro della salute Roberto Speranza, o il gesto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è recato in uno degli istituti scolastici con il più alto tasso di studenti cinesi, la paura della gente aumenta.

Molti dicono che per il momento preferiscono non rischiare, anche se non sono andati in Cina, comunque, la merce, il cibo potrebbe arrivare da li: “io non me la sento, gli altri facciano ciò che credono”, ci dice un signore che avvicinandosi all’ingresso di uno dei negozi con le lanterne rosse, preferisce cambiare marciapiede. 

Anche se non tutti sono disponibili a parlare, c’è chi, davanti alla parola “coronavirus”, si chiude immediatamente a qualsiasi forma di dialogo. Riusciamo a strappare qualche informazione ad alcuni dei dipendenti che sottovoce ci fanno capire che il contraccolpo è forte: clientela ridotta, gestori di ristoranti cinesi che pensano di abbassare la saracinesca, dipendenti che vagano per i corridoio dei negozi cercando qualcosa da fare. 
 

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