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Cronaca

Scarcerazione boss grazie al Covid, Laganà Fortugno: "Porre fine a questo scempio"

La deputata del PD e vedova di Francesco Fortugno, si dice "sconcertata e allibita da questa situazione, che non può essere considerata una leggerezza ma chiama in causa precise responsabilità"

"La circolare del Dap che, da un mese a questa parte, sta facendo uscire dal carcere pezzi da novanta della criminalità organizzata disonora la memoria delle vittime delle mafie e fa vacillare la fiducia dei cittadini nello Stato. Si intervenga immediatamente per porre fine a questo scempio".

Lagana Fortugno Maria Grazia-2Sono le parole di Maria Grazia Laganà, (nella foto), già parlamentare del Partito Democratico e vedova di Francesco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, ucciso dalla 'ndrangheta nel 2005. "Sono sconcertata e allibita da questa situazione, che non può essere considerata una leggerezza ma chiama in causa precise responsabilità - spiega Laganà Fortugno -. non è possibile che, sfruttando l'emergenza coronavirus, boss mafiosi, che non hanno mai abiurato alla loro appartenenza alle più pericolose organizzazioni criminali del mondo, possano lasciare il regime del carcere duro e tornare dai loro familiari senza scontare le pene alle quali sono stati condannati dalla magistratura.

Ci rendiamo conto che, attraverso questa irresponsabile decisione, proprio quei boss tornano ad avere rapporti con il mondo esterno, stabilendo nuove strategie di attacco allo Stato e creando i presupposti per rafforzare il loro potere che si nutre di presenza anche fisica sul territorio? Lo Stato sta facendo un enorme favore ai boss".

"La circolare del Dap, datata 21 marzo, dà tutta l'impressione di riportarci indietro alla stagione post-stragista. Ho personalmente apprezzato l'impegno della ministra Lamorgese che in Parlamento ha chiarito i contorni tecnici della questione, ma su una materia così delicata come la lotta contro le mafie occorre che tutto il governo assuma una posizione politica chiara e forte.

Non si può scaricare il peso di tali decisioni sui tribunali di sorveglianza, è lo Stato che deve imporre le proprie linee di politica criminale senza cedere a ricatti o a rivolte come quella verificatasi nelle carceri all'inizio di marzo. Ciò che stiamo commentando oggi ci fa pensare che non siano servite a nulla le battaglie per la legalità condotte da valorosi giudici e servitori dello Stato che hanno versato il loro sangue, né quelle ancora oggi ingaggiate da magistrati eroici che rischiano la vita". 

Per Maria Grazia Laganà "la politica non può tentare, peraltro senza riuscirci, di ammantarsi di legalità tirando dalla giacca chi è in prima linea nella lotta contro i clan, salvo poi voltarsi dall'altro lato dinanzi a simili aberrazioni. E' dimostrato che le percentuali di contagio da Covid-19 nei penitenziari italiani siano bassissime rispetto alla popolazione carceraria. Questa gravissima e sconcertante vicenda non trova giustificazioni di nessun tipo né dal punto di vista dell'ordine pubblico, né sotto il profilo sanitario".

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