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Cronaca

Covid: ecco il nuovo Dpcm di Conte, attesa solo la decisione sulle zone rosse

La Calabria, insieme a Piemonte, Lombardia e provincia di Bolzano, pare candidata al lockdown. Per il viceministro Sileri si tratta di una: "Soluzione sartoriale"

Il nuovo Dpcm con il lockdown "soft" delle regioni è stato firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'annuncio è arrivato dopo la mezzanotte ma il testo non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale: entrerà in vigore domani, 5 novembre, e durerà fino al 3 dicembre. Per il momento quello che manca è l’indicazione delle regioni “zone rosse”. La necessità di un nuovo Dpcm è stato giustificato dalle preoccupazioni destate dal numero dei posti in terapia intensiva chi si avvicinano alla soglia dei 2300 letti occupati fissata per esser ancora gestibile. 

Cosa c'è nel nuovo Dpcm

La firma è arrivata al termine di una lotta tra governo e regioni, con la diffusione della bozza nel pomeriggio mentre le riunioni con gli enti locali erano ancora in corso. Alla fine quindi si divide davvero l'Italia in tre zone: zona rossa, zona arancione (o gialla, secondo le ultime notizie) e zona verde. 

Sileri: “Soluzione sartoriale”

Una “soluzione sartoriale”, così l’ha definita il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri rispondendo alle domande dei giornalisti di Radio Capitale, per evitare il lockdown.

Le zone rosse

Le zone rosse sono quelle caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto. E i controlli? Potranno essere solo a campione, fa sapere il ministero dell'Interno. 

Queste zone si caratterizzano per: Divieto di ingresso: "È vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati". Sarà possibile entrare e uscire in e da una zona rossa soltanto per motivi di lavoro, salute o urgenza che vanno giustificati tramite il modulo di autocertificazione; Chiusura degli esercizi commerciali, tranne alimentari, tabaccai, edicole, farmacie e parafarmacie; al contrario di quello che c'era scritto ieri nella bozza, parrucchieri, barbieri ed estetisti rimangono aperti; Tutte le attività scolastiche si svolgono con didattica a distanza ma rimane la possibilità di svolgere laboratori ed altre attività a scuola una tantum; Sono sospese tutte le attività sportive ma è consentito svolgere attività motoria;

Nelle zone rosse, che verranno stabilite in base ai dati raccolti su contagi e posti liberi di terapia intensiva, si applicano tutte le limitazioni previste anche nelle zone arancioni e in quelle verdi. Le zone arancioni sono quelle "caratterizzate da uno scenario di elevata gravità e da un livello di rischio alto". 

I divieti

In esse: "È vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori salvo che per gli spostamenti motivati"; sono consentiti gli spostamenti necessari a garantire la didattica in presenza; "È vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un Comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione”; Sono chiusi "bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, ad esclusione delle mense e del catering. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio" e "fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze”; Il ministero della Salute verifica settimanalmente la situazione ogni settimana ed emana ordinanze ogni 15 giorni;

Zone rosse: le cinque regioni candidate alla chiusura

Oggi verrà reso noto l'elenco delle regioni più a rischio, che dovrebbero essere: Calabria, Piemente, Lombardia e la provincia di Bolzano. In zona arancione dovrebbero esserci invece Campania, Puglia, Veneto, Liguria e Valle d'Aosta. Ma proprio sui dati, ovvero sui numeri che dovrebbero essere incontrovertibili, si è nel frattempo scatenata una polemica perché dovranno essere i presidenti di Regione a mettere la firma (e di conseguenza la faccia) sui provvedimenti. Per questo ieri i governatori hanno scritto una lettera a Conte in cui esprimono preoccupazione per i passaggi del Dpcm che "esautorano il ruolo e i compiti delle Regioni e Province autonome, ponendo in capo al governo ogni scelta e decisione" e vogliono "un contraddittorio per l'esame dei dati" insieme ai tecnici dei dipartimenti regionali. 

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