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Il caso

Unida, ancora dubbi sulle garanzie di eCampus e i lavoratori in protesta rilanciano la federazione

La Rsu sollecita l'interlocuzione con il rettore della Mediterranea per percorrere una strada prevista dalla legge per atenei di piccole dimensioni

Non c'è ancora un epilogo definitivo nell'interessamento di eCampus all'acquisto dell'università per stranieri Dante Alighieri, e dalla componente sindacale si spinge verso un'altra soluzione salvifica, la federazione con la Mediterranea. 

Se eCampus non si lascia scoraggiare dalla divisione interna al cda dell'Unida e ci riprova, neanche l'ultima mossa della società sembra offrire una vera blindatura sul futuro dell'ateneo reggino in continuità con la sua mission didattica e culturale e del mantenimento dell'attuale struttura.

Dopo che la proposta di eCampus (dietro la quale ci sono gli speciali buoni uffici di un supporter del territorio, l'imprenditore reggino Vincenzo Diano, membro del cda della società) non era riuscita ad ottenere l'unanimità dei voti favorevoli nel consiglio di amministrazione della Dante Alighieri, ora dall'associazione fondatrice si conferma che quella manifestazione d'interesse è stata rilanciata con una lettera giunta dallo studio legale Stilo, nella quale, almeno in apparenza, ci sono garanzie proprio sulle tre criticità che avevano portato cinque componenti del cda a respingere l'offerta. Si tratta dell'università che deve restare a Reggio con il mantenimento degli attuali corsi di laurea in presenza, e la rassicurazione che tutti i dipendenti saranno confermati con le stesse mansioni e sempre nella sede cittadina.

Proposta eCampus da 5 milioni, ma le garanzie non sono abbastanza blindate

Da fonti interne al cda apprendiamo però che le perplessità non sono state dissipate. La lettera, pur proveniente dall'avvocato che sta facendo da interlocutore nei rapporti tra eCampus e Dante Alighieri e in questo caso rappresenta Vincenzo Diano, non ha infatti la forza giuridica di un accordo: insomma è necessario che gli impegni nero su bianco arrivino direttamente da chi nella società ha potere decisionale, ovvero dal consiglio di amministrazione e non da un singolo promotore, ovvero il socio reggino.

Se davvero accadrà lo sapremo presto, nel frattempo lo stesso contenuto della proposta così formalizzata non convince pienamente. A partire dall'offerta economica, sicuramente allettante, di cinque milioni di euro. In questa fase, secondo la parte del cda che non ha approvato l'accordo, è prematuro stabilire con definitività la cifra realmente necessaria al risanamento dei conti dell'ateneo, tanto più se a quantificarla sono soggetti esterni che non conoscono la situazione e potrebbero poi esprimere valutazioni di merito su come portare avanti il rilancio, cosa salvare e cosa tagliare.

C'è poi l'ultimo nodo da sciogliere, quello più ostico. Nella manifestazione d'interesse che lo studio legale ha indirizzato anche ai componenti pubblici del gruppo consortile che gestisce la Dante Alighieri (Comune, Città metropolitana e Camera di commercio), Diano garantisce l'indipendenza del consorzio, ma nella pratica accadrebbe il contrario. L'iter prevede infatti che eCampus inizi a penetrare nell'associazione Dante Alighieri con alcuni soci (tra cui l'imprenditore) acquisendo la maggioranza e poi diventandone socio sostenitore. Di fatto in una simile situazione il sodalizio fondatore perderebbe ogni posizione di contraltare in un consorzio senza fini di lucro ma con una componente finanziatrice esclusivamente privata.

Per i dipendenti in agitazione trattative senza il loro coinvolgimento né informazione ai sindacati

Soggetti sensibili della crisi dell'Unida sono i dipendenti, che lo scorso 15 marzo in accordo con i sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione del personale tecnico-amministrativo. Lavoratori che stanno ricevendo regolare corresponsione dello stipendio e per i quali, dunque, la notizia dell'entità della crisi è stata scioccante, così come aver appreso della trattativa con eCampus senza nessuna informazione preventiva della parte datoriale alla componente sindacale. L'atmosfera si era fatta tesa dopo la rescissione del contratto con l'associazione Mnemosine: venendo a mancare un'importante entrata finanziaria per l'ateneo, l'unica alternativa, annunciata come un fulmine a ciel sereno, è stata l'ingresso di eCampus nella governance. Dal rettore Antonino Zumbo e poi anche dall'avvocato Umberto Pirilli, presidente dell'associazione Dante Alighieri, è stato però spiegato agli Ata che nell'accordo con l'università telematica non c'era nessuna garanzia scritta a tutela del personale oggi in organico.

L'assemblea che ha portato alla mobilitazione dei lavoratori si è svolta alla presenza di Gianni Rositani, delegato del segretario generale Ugl Scuola e Università, e Consolato Santacaterina, dirigente provinciale Cisl Università. Nel verbale della riunione si esprime biasimo per le trattative avviate con eCampus in modo unilaterale e senza coinvolgere i rappresentanti dei lavoratori, anzi con la partenza di un vero e proprio cronoprogramma che si è interrotto a fine gennaio soltanto per la circostanza imprevista del voto non unanime, che ha fatto naufragare l'accordo. Ma mancava pochissimo perché si verificasse l'esito opposto.

Chiesta interlocuzione con Zimbalatti per una federazione con la Mediterranea

La Rsu di ateneo, composta da Angelo Arcidiaco, Maria Dattola e Tony Russo, chiede che venga fatta chiarezza sulle motivazione della crisi e propone una strada alternativa interessante, prevista dalla legge 240/2010 sull'organizzazione delle università, quella della federazione o fusione tra atenei. Si sollecita in particolare l'apertura di un dialogo con Giuseppe Zimbalatti, rettore della Mediterranea, un'idea già circolata negli ultimi tempi e che apparirebbe molto più in linea con il progetto universitario della Dante Alighieri, anziché l'acquisizione di un privato (verso cui invece sembra esserci maggiore pressione). "A tutt’oggi però - commentano i rappresentanti dei lavoratori - non siamo stati informati di alcuna iniziativa in tal senso, mentre fioccano le manifestazioni di interesse delle varie università telematiche, segno dell’interesse 'commerciale' verso il nostro ateneo e che fanno un generico richiamo ad un non meglio specificato mantenimento dei livelli occupazionali, che invece noi riteniamo imprescindibile".

La crisi però si aggrava e la Rsu è consapevole della necessità di fronteggiarla, scuotendo quello che si definisce "immobilismo" della parte datoriale. "Il nostro unico interesse - continuano - è il mantenimento dei posti di lavoro fuori da ogni logica opportunistica e con garanzie scritte in sede di tavolo sindacale". Una federazione con la Mediterranea potrebbe costituire l'iniziativa giusta per raggiungere questo obiettivo in tempi brevi. Come già emerso dall'assemblea dei lavoratori con le organizzazioni sindacali, di fusione aveva parlato l'Anvur (Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e di ricerca) nella relazione sul quinto anno di attività dell'ateneo - e all'epoca, nel 2014, la difficoltà finanziaria era minore - dove si faceva notare che sebbene ben radicata sul territorio, le ridotte dimensioni dell'Unida non ne giustificavano l'esistenza come università autonoma. Ancor più vero adesso, con il drammatico calo di iscritti stranieri dovuto agli strascichi della pandemia e poi alla guerra.

"Il personale dell'università Dante Alighieri - concludono i componenti della Rsu - vive oggi uno stato di profonda preoccupazione , dovuto all’incertezza del domani e all’amara consapevolezza che il soggetto più debole, il dipendente, viene considerato sacrificabile".

Vero è che eCampus sta tentando in tutti i modi di vincere le diffidenze. La manifestazione d'interesse scadrà il 18 aprile e al momento l'unico atto è la lettera del legale, sul cui contenuto il cda, se cambierà idea, dovrebbe pronunciarsi a stretto giro. Ma la società in cui siede anche il reggino Diano non è l'unico aspirante (a rilevare l'Unida sfruttando una condizione di affanno, o a volerla salvare dal disastro economico?). Tra le altre proposte al vaglio - secondo nostre indiscrezioni su cui dall'interno dell'Unida non si pronuncia ancora nessuno - ci sarebbe anche un'altra nota università telematica, UniCusano: se si dimostrasse più affidabile fugando i dubbi suscitati dall'altro concorrente, la partita sarebbe chiusa.

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