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Giovedì, 18 Aprile 2024
Le decisioni

Nuovo decreto anti Covid-19, ecco le nuove decisioni del Governo

Discoteche chiuse fino al 31 gennaio per il provvedimento che cancella il Capodanno in piazza in tutta Italia e il super green pass disegna nuova regole per bar, ristoranti, palestre e piscine.

C'è il nuovo decreto anti-Covid con la stretta di Natale, ci sono le polemiche sull'ipotesi di allargamento dell'obbligo vaccinale a quasi tutti i lavoratori nel 2022 e c'è la zona arancione che incombe su mezza Italia nelle prime settimane dell'anno nuovo. Non solo Green pass più breve e mascherine obbligatorie per arginare l'ondata. Nel decreto Natale (oggi in Gazzetta Ufficiale), discoteche chiuse fino al 31 gennaio per il provvedimento che cancella il Capodanno in piazza in tutta Italia. Il Super green pass disegna nuova regole per bar, ristoranti, palestre e piscine. Salta nel decreto anche l’ipotesi di un utilizzo ampio dei tamponi per i vaccinati. Lo si ipotizzava per esempio per le discoteche che invece chiuderanno. Quindi l’unica ipotesi in cui sarà necessario è per accedere alle Rsa. Omicron dilaga e la strada per uscire dall'emergenza è ancora in salita. Tra l'altro Franco Locatelli coordinatore del Cts, non crede alla minore virulenza di Omicron: "Il ragionamento secondo cui questa variante sarebbe connotata dall'indurre una patologia meno grave in realtà a mio parere è largamente dovuta alla protezione data dai vaccini". Ma procediamo con ordine

Le nuove regole per frenare Omicron

Con il nuovo decreto il caffè al banco è possibile solo per vaccinati o guariti, non basta più il tampone negativo, altrimenti senza test si sta ai tavolini all'esterno o c'è l'asporto. Nei bar e nei ristoranti, nelle enoteche, nei pub e nei locali, sarà necessario esibire il Super Green Pass, ovvero quello che si ottiene con la vaccinazione o dopo la guarigione dal Covid-19, anche per consumare al banco, se questo è al chiuso. La regola era già in vigore dal 6 dicembre per pranzare, cenare o fare colazione seduti tra i tavolini al chiuso, mentre al bancone e all’aperto era possibile consumare cibi e bevande anche con il solo tampone antigenico o molecolare negativo effettuato massimo 48 o 72 ore prima. Con il nuovo decreto la regola cambia, in senso restrittivo.

Obbligo vaccinale: cosa succederà a gennaio 2022

Con i numeri di nuovi casi e di ricoveri che inevitabilmente saliranno nei prossimi giorni, nel mondo politico resta aperto, azi spalancato, il dibattito sull’obbligo vaccinale, in particolare per i lavori del pubblico impiego. Nel governo se ne è parlato anche ieri ma poi, come ha fatto capire il ministro alla Pubblica amministrazione Renato Brunetta, si è deciso di rinviare. L’ipotesi verrà comunque ancora discussa, anche ragionando sulla possibilità di adottarlo anche per il settore privato. Oggi l'obbligo è già previsto tra l’altro per i lavoratori della sanità, della scuola e delle forze dell’ordine, sarebbe stata la contrapposizione dei ministri della Lega, racconta oggi Repubblica. I ministri del Carroccio hanno anche chiesto, "nel caso che venga poi introdotto, di prevedere tra l’altro fattispecie di esenzione dall’obbligo. Inoltre, come ha aveva già chiesto il ministro Giancarlo Giorgetti durante la Cabina di regia, i leghisti hanno suggerito che ci sia più cautela nella comunicazione in tv di virologi ed esperti".

L'obbligo vaccinale "è una scelta politica - dice Fabio Ciciliano, medico della Protezione Civile e della Polizia di Stato, da quasi due anni componente del Comitato tecnico-scientifico - È chiaro che ampliare la platea dei cittadini vaccinati aumenta la sicurezza per tutti. Io avrei allargato l'obbligo anche ai lavoratori privati". La discussione sarebbe stata anche tesa ma alla fine si è deciso all’unanimità di rinviare ad una successiva valutazione. Che potrebbe esserci quando arriveranno i risultati della nuova flash survey dell’Iss sulla variante Omicron attesa il 3 gennaio.

I supertecnici arruolati da Speranza al ministero ieri non hano gradito le prime notizie sulle decisioni della cabina di regia per contrastare Omicron. "Loro a Palazzo Chigi non sono stati invitati - scrive La Stampa - eppure nella squadra ministeriale ci sono esperti di pandemie del calibro di Giuseppe Ippolito, ex direttore scientifico dello Spallanzani, ora a capo del dipartimento ricerca del dicastero, e Gianni Rezza, prima a dirigere il dipartimento malattie infettive dell'Iss e ora la prevenzione alla Salute. Per loro e altri esperti del ministero le misure non sarebbero sufficienti a disinnescare l'allarme, che è tutto in una frazione. Dove al numeratore appare un meno 40%, quello dei ricoveri conseguenti all'infezione con la nuova variante. Ma che come denominatore ha un più 300%, perché le informazioni che arrivano dai paesi dove la versione mutata del virus è già prevalente dicono che la sua contagiosità sarebbe tre volte superiore alla Delta". Le proiezioni in mano agli esperti del ministero dicono che da qui a tre, quattro giorni Omicron sarà prevalente anche in Italia, e tra altri dieci avrà completamente soppiantato Delta: "Per i tecnici occorre poi guardare in faccia la realtà sulla tenuta dei vaccini con due sole dosi. Perché in questo caso Omicron buca al 70% le difese anticorpali dal contagio, anche se regge meglio rispetto alle forme gravi di malattia".

Le regioni verso la zona arancione

Trentino e Alto Adige veleggiano verso la zona arancione. Anche il Veneto ci andrà, tra poche settimane. “In questo momento siamo al 17-18%, dunque circa 1300 pazienti, di occupazione in area non critica. Questo vuol dire che per raggiungere il 30%, soglia limite per passare in zona arancione, si dovrebbero aggiungere, all’incirca, un altro migliaio di pazienti in più. Allora, mediamente carichiamo a bordo circa una cinquantina di pazienti al giorno, anche se è anche vero che ne dimettiamo, quindi verosimilmente, se non accade nulla, noi comunque, nel giro di 20 giorni, dovremo cominciare a porci il problema della zona arancione". Lo ha detto ieri Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, ospite di ‘Timeline’, rispondendo alla domanda su quale sia la situazione dell’occupazione degli ospedali nella sua Regione. “Ma lo stesso problema – ha aggiunto – dovranno cominciare a porselo anche altre Regioni. Forse qualcuno non fa i conti a casa sua, ma posso garantire che, come accade per il giallo, accadrà anche per l’arancione. Fermo restando che, invece, ci aspettiamo un plateaux da qui ai prossimi 10 giorni: potrebbe essere che ci sia una fase di stallo dei contagi, e che poi cominci una fase di decrescita. Questa è la nostra speranza”.

Oggi come oggi sono in zona gialla Friuli-Venezia Giulia, Alto Adige, Trentino, Calabria, Veneto, Liguria e Marche. La zona arancione anche nella peggiore delle ipotesi non scatterà comunque tra Natale e Capodanno, bensì a cavallo dell'Epifania, prima e dopo, i lunedì 3 e 10 gennaio 2022. La variante Omicron ha un impatto devastante sul numero dei casi, ma decisivi sono i numeri degli ospedali, non i numeri dei contagi.  Con i parametri attuali, si finisce in zona gialla, arancione o rossa quando si superano a livello regionale contemporaneamente tre parametri prestabiliti. E quindi la zona arancione non è vicinissima per nessun territorio. Dal 27 dicembre il Piemonte passerà in zona gialla. Lasceranno poi dal 3 gennaio la zona bianca molto probabilmente Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia.

Si passa in zona gialla con incidenza oltre i 50 casi ogni centomila abitanti, 15 per cento di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ordinari, e 10 per cento di posti letto occupati nelle terapie intensive Covid. Per la zona arancione, incidenza superiore ai 150 casi ogni centomila abitanti, 30 per cento di posti letto occupati nei reparti ordinari e 20 per cento nelle terapie intensive. Per la zona rossa, incidenza sempre superiore ai 150 casi ogni centomila abitanti, 40 per cento di posti letto occupari nei reparti ordinari e 30 per cento nelle terapie intensive. 

Covid, il nuovo decreto Natale: tutte le misure in sintesi

"Abbiamo approvato in Consiglio dei ministri un provvedimento importante che dispone una serie di interventi sanitari per provare a rispondere alla crescita di casi che riscontriamo nelle ultime giornate e che è figlia soprattutto dell'arrivo nel nostro Paese della variante Omicron", dice il ministro della Salute, Roberto Speranza, illustrando il provvedimento. Il perno, costituito dal primo articolo, è la riduzione della durata del green pass: dal primo febbraio 2022 scenderà da 9 a 6 mesi, in linea sostanzialmente con l'efficacia media dei vaccini.

Il decreto ha un effetto immediato sulle feste, soprattutto in vista del Capodanno. Il decreto stabilisce che "fino al 31 gennaio 2022 sono vietati gli eventi, le feste e i concerti, comunque denominati, che implichino assembramenti in spazi all’aperto; saranno chiuse le sale da ballo, discoteche e locali assimilati, dove si svolgono eventi, concerti o feste comunque denominati, aperti al pubblico". Niente Capodanno nei locali, quindi.

"Eravamo già pronti per lavorare il 31 dicembre con la speranza di compensare una parte dei 4 miliardi di euro di perdite di due anni di chiusura. Ma ecco che in poche ore tutto è stato distrutto. Ci stavamo lentamente riprendendo seguendo le regole imposte dallo stesso Governo, ma evidentemente non è bastato. Tutte le attività sono aperte, stadi, teatri, cinema, ma non le discoteche", dice Maurizio Pasca, presidente di Silb-Fipe, il Sindacato dei Locali da Ballo, all'Adnkronos.

“Cosa pensate che accadrà il 31 dicembre? – si domanda Pasca -. Le persone andranno a ballare e festeggiare in luoghi abusivi, con buona pace di ogni tracciamento e misura di sicurezza. Quando si chiude un locale da ballo bisogna ricordarsi che ci sono famiglie dietro che vivono di questo lavoro. Evidentemente per questo governo siamo figli di un Dio minore. Ne abbiamo abbastanza". "L’11 ottobre abbiamo aperto e abbiamo assunto centinaia di persone. Cosa diremo loro domani mattina? Siamo senza parole. A questo punto, visto che la decisione di chiudere è arrivata dall’oggi al domani, nello stesso breve arco di tempo ci aspettiamo una decisione sui ristori", afferma.

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