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Piazza De Nava, Fondazione Mediterranea: sarà una spianata in cui tenere mercati

L'amministrazione comunale in conferenza dei servizi ha dato l'assenzo alla demolizione della storica agorà con il diniego di pedonalizzare via Vollaro

La Fondazione Mediterranea non ci sta a vedere demolita la storica piazza De Nava e adesso che c'è il parere favorevole della Conferenza dei servizi ancora si dice perplessa su quanto accadrà.

“La lettura del parere positivo dato dall’amministrazione comunale alla demolizione di piazza De Nava in sede di Conferenza dei Servizi, ci fornisce – spiega la Fondazione Mediterranea in un comunicato - un criterio per ipotizzare come sarà la nuova piazza De Nava. Cosa resta dell’ambizioso progetto della Soprintendenza? Praticamente nulla. Attraverso la demolizione dell’esistente, secondo l’arch. Vitetta, si sarebbe dovuti arrivare a un’integrazione del Museo con una piazza completamente pedonalizzata e in connessione pedonale con il Monumento a Corrado Alvaro”. 

Poi aggiunge: “Per quanto riguarda l’apertura del museo all’esterno, è stata rifiutata la proposta della Fondazione Mediterranea sulla creazione di teche protette in cui esporre materiale non deperibile contenuto negli scantinati museali. Con il diniego da parte del Comune di pedonalizzare via Vollaro, cadono gli altri due obiettivi: non vi sarà l’allargamento della piazza pedonalizzata sul lato sud e non vi sarà la connessione al Monumento Alvaro. Resta solo la demolizione dell’esistente per la creazione di uno spazio aperto, che avrà sostanzialmente la stessa volumetria dell’attuale piazza, da dedicare a “fiere, mercati ed esposizioni” (testuale dal progetto della Soprintendenza). In sintesi si demolisce un impianto storico, in stile razionalista e probabilmente disegnato dallo stesso Camillo Autore, progettista del palazzo fronteggiante il Museo piacentiniano, per costruirvi uno spazio aperto da dedicare a “fiere, mercati ed esposizioni””.

“Se è questa l’idea di città che ha in mente la Soprintendenza, - afferma - che dovrebbe per sua mission tutelare i beni culturali, ovvero una città che in pieno centro storico demolisce piazze storiche per creare spazi aperti da dedicare a “fiere, mercati ed esposizioni”, siamo messi molto male. La cosa che lascia quantomeno perplessi, è la supina sottomissione dell’Amministrazione alle idee demolitive della Soprintendenza: le firme in calce al documento ne sono un inequivocabile segno. L’arch. Alberto DiMare, il dr. Giuseppe Melchini, l’arch. Domenico Macrì, l’ing. Domenico Scalo, l’arch. Domenico Beatino, come giustificano il loro parere positivo? Nel documento non c’è traccia di approfondimenti e analisi ma un semplice, e direi banale, “non si rilevano motivi ostativi”. È questo il modo di gestire i beni culturali di una città? Nessuna discussione, nessun dibattito, nessun approfondimento, nessun coinvolgimento della cittadinanza. Solo un banalissimo “non si rilevano motivi ostativi” alla demolizione di una storica piazza cittadina”.

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