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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Confisca beni da un milione di euro a imprenditore legato alla ‘ndrangheta

La Dia ha eseguito il provvedimento nei confronti di Rosario Aricò, affiliato alla cosca Tegano. Il 59enne era già stato condannato a sei anni e otto mesi di reclusione

La Dia di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri, ha eseguito una confisca beni nei confronti del reggino Rosario Aricò, 59enne, con trascorsi lavorativi nel settore dell'ortofrutta.

Il provvedimento è stato emesso dal tribunale, sezione Misure di prevenzione, su proposta del direttore della Dia. Sono stati apposti i sigilli a sei unità immobiliari, tra cui una villa di pregio, due appartamenti tra Reggio e Scilla, due autovetture, disponibilità finanziarie varie e due diritti di credito vantati presso terzi. Il valore complessivo dei beni è stimato intorno ad un milione di euro.

Aricò era stato condannato, dopo l'operazione "Archi", dalla Corte d'appello di Reggio Calabria a sei anni e otto mesi di reclusione per associazione mafiosa, come affiliato alla costa Tegano, operante prevalentemente nel quartiere Archi. Dalle indagini era emerso il suo supporto alle azioni criminali della cosca, forte del rapporto con il defunto Peppe Schimizzi e con suo cognato Carmelo Barbaro, pluripregiudicato e personaggio di spicco della stessa consorteria criminale. Inoltre, Aricò sovraintendeva alle attività economiche della cosca, ricoprendo il ruolo di “fornitore obbligato” della frutta nel settore della grande distribuzione alimentare. 

Rilevanti, per le attività investigative, risultarono anche le dichiarazioni rese sul conto di Aricò dai collaboratori di giustizia Giovambattista Fracapane e Roberto Moio, dalle quali emergeva il ruolo di riscossore di tangenti, per conto dei fratelli Tegano, nei confronti della catena di supermercati Gdm, a cui imponeva anche la fornitura di frutta.

L'assodata "pericolosità sociale qualificata", oltre agli esiti delle indagini patrimoniali condotte dalla Dia le quali evidenziavano una netta sproporzione tra i redditi dichiarati rispetto agli acquisti effettuati nel tempo, sono risultati determinanti per la confisca dei beni.
 

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