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Preghiera per i migranti

Via Crucis per i migranti, Morrone: "Non voltiamoci dall'altra parte"

In Cattedrale grande partecipazione al momento di preghiera presieduto dal vescovo, promosso dalla diocesi e coordinato dalla Caritas

Sotto l'altare della Cattedrale ieri sera c'erano un mappamondo e un cartellone con il disegno di una barca, spezzato e ricomposto. Quell'imbarcazione navigava in acque azzurre e serene, l'immagine ideale del nostro mare, un segno di speranza sorretto dalla preghiera collettiva di quanti si sono ritrovati nel duomo raccogliendo l'invito della Caritas diocesana di Reggio Bova, che ha coordinato la Via Crucis presieduta dall'arcivescovo Fortunato Morrone e dedicata alle vittime del naufragio di Cutro. Tantissimi: famiglie, anziani, ragazzi, bambini; religiosi e laici; italiani e stranieri. Uniti nel lutto per il destino tragico di altri esseri umani che hanno trovato una morte terribile nella nostra terra, a poca distanza da qui. 

La passione di Cristo è la stessa di tanti uomini, donne e bambini condannati non dal destino ma dall'abbandono ai margini del mondo. La via crucis con il tema "Da un abisso di indifferenza a un mare di umanità" è stata scandita da quattro fermate, definite approdi perché il calvario dei migranti è stato un viaggio verso porti mai raggiunti. Gesù condannato a morte; la caduta sotto il peso della croce; l'aiuto del Cireneo; la morte sulla croce. Sulla grande croce esposta ai piedi dell'altare ci sono tante fiammelle con i nomi dei migranti travolti dal mare, alcuni sono numeri, quelli muti e agghiaccianti che in questi giorni abbiamo letto sulle bare di Crotone. Poi, per ognuno di loro, si accendono le fiamme vere delle candele, e il momento di preghiera inizia con il saluto di Hassan El Mazi, rappresentante della comunità islamica reggina. 

L'allestimento della via crucis

Siamo tutti su quel barcone quando ascoltiamo la lettera di una madre al figlio affidato a quel viaggio per salvarlo dalla guerra e la violenza. "Prego il Dio del mare che lo mantenga calmo e permetterti di arrivare presto sull’altra riva. Buona fortuna amore mio". Ma quella lettera non potrà essere recapitata e ad annunciarlo alla donna è un'altra madre che ha perso suo figlio, Maria: "Tuo figlio ed il mio in questo momento sono vicini, li vedo abbracciati l’uno con l’altro e insieme ti daranno la consolazione che ti servirà ad andare avanti e diventare una piccola luce che si muove ancora nelle tenebre".

La condanna a morte di Gesù rivive in tutta la sua ingiustizia "quando con indifferenza ci si volta dall’altra parte o non si prova nessuna compassione e indignazione davanti alla sofferenza di un altro uomo". E anche nella caduta di Gesù ci siamo noi, "ogni volta che neghiamo uno sguardo, una carezza, una parola di benedizione". Simone di Cirene, invece, condividendo il peso della croce crea una relazione con Gesù sofferente, esercitando la compassione oltre i pregiudizi e le diversità. 

la croce sotto l'altare

Monsignor Morrone è molto legato a Cutro, sua sede pastorale precedente alla nomina a presule della diocesi reggina. Già nelle celebrazioni mariane aveva avuto parole forti sulla condizione degli immigrati richiamando la città a sentirsi responsabile per l'emarginazione vissuta dai clandestini nel territorio calabrese, e ieri sera ha ribadito la necessità che ognuno faccia la sua parte perché simili tragedie non accadano mai più: "La vostra presenza oggi mi conforta ma dobbiamo mostrare la nostra umanità non soltanto nelle emergenze. Dobbiamo essere disposti a non voltarci dall'altra parte e dare ai nostri figli un'educazione diversa, basata sulla responsabilità. Questo di stasera non è un rituale, questo momento di deve essere custodito nella nostra memoria per non correre il rischio di dimenticare".

Il naufragio ha sacrificato molte vite ma "i sopravvissuti che sono stati salvati rappresentano una resurrezione, una luce per il futuro. Citando l'enciclica Fratelli tutti di papa Francesco, Morrone ha idealmente lasciato ai presenti la riflessione su quattro parole del testo del pontefice: "Accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Affinché queste stragi non accadano mai più facciamo nostri questi verbi e insegniamo a viverli ai nostri figli"

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