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I temi dell'Otto Marzo

Donne e ruoli al vertice, ecco le esperienze di chi ha frantumato il tetto di cristallo

Ne parliamo con personaggi femminili della città che operano ai vertici in politica, nelle forze dell'ordine e nell'impresa

Sono sempre di più le donne impegnate nella vita pubblica e nelle professioni, ma non abbastanza. Soprattutto, la crescita della presenza femminile (dal 20% del 2010 al 29% del 2020, secondo un'indagine della società Fpa) non corrisponde a un pari incremento nelle posizioni apicali, saldamente detenute dagli uomini. E' ancora intatto il soffitto di cristallo, che permette di guardare cosa c'è sopra senza accedere a quel livello se non in situazioni che continuano ad essere ritenute eccezionali - o per qualcuno, ingenorosamente, persino derubricate a semplici circostanze fortuite.

Insomma, una su mille ce la fa, e l'esistenza del problema non lo negano neanche le donne che invece quel tetto lo hanno frantumato grazie all'impegno e al merito. Esattamente come i colleghi uomini, perché la sindaca di Siderno Mariateresa Fragomeni, l'imprenditrice Mary Mauro, la comandante del V reparto volo della polizia reggina Alessandra Oliverio, e la capo gabinetto della questura di Reggio Calabria, Maria Grazia Milli, nella loro carriera non hanno subìto discriminazioni o percepito diffidenze, ma ugualmente concordano sulla necessità di abbattere gli ostacoli sociali che rendono difficilissimo e non alla portata di tutte il raggiungimento di quei piani alti da sempre ad appannaggio esclusivo maschile. Parliamo, ovviamente, di gestione della famiglia, conciliazione dei tempi e potenziamento di quei servizi che liberino le donne da un eccesso di responsabilità di cura, incompatibile con incarichi di apice. 

Mariateresa Fragomeni, sindaca e madre al lavoro senza orari 

Mariateresa Fragomeni

Mariateresa Fragomeni guida l'amministrazione comunale di Siderno dal 2021, quando è stata eletta con un consenso straordinario, diventando la prima donna sindaco del principale centro della Locride. Ex assessora regionale nella giunta Oliverio, e oltre al ruolo istituzionale e politico è madre di una bambina di sei anni e vive in una città del Sud. La politica è ambiente permeato da un irriducibile maschilismo ma lei non si è mai fatta scoraggiare. 

"Nella mia esperienza personale - dice - non ho mai avvertito diseguaglianze legate al genere. Un po' è merito del mio carattere, grazie al quale mi sono sempre posta su un piano alla pari con i competitor uomini, e poi ho fatto un percorso di crescita importante nel mio ambito, quindi sono sicura della mia preparazione e non vivo complessi di inferiorità. Anche se io non l'ho incontrata, non potrei  però mai negare che la discriminazione verso le donne ci sia, in politica e nel lavoro. Basti citare - aggiunge - i numeri di Svimez e Fondazione per il sud, secondo cui a parità di impegno le donne sono pagate il 20% in meno degli uomini".

Da cosa dipende? Soprattutto dai carichi che le donne portano addosso fuori dall'ufficio e con pochissimo aiuto, con una condizione che peggiora nelle aree del Sud. "Da madre - continua Fragomeni - so bene che chi deve conciliare la gestione familiare e un lavoro impegnativo, se non ha una rete privata di sostegno con nonni e parenti, spesso deve rinunciare, perché qui non abbiamo strutture per i bambini e gli anziani. Alcuni tipi di carriera si trasformano in privilegi solo per chi ha la possibilità economica di sostenere questa situazione. Le donne sono costrette a scegliere, e per questo oggi nascono meno bambini: le donne che vogliono realizzarsi decidono di non averne".

Chi invece riesce a raggiungere entrambi gli obiettivi, deve fare i conti con uno strisciante senso di colpa per il tempo sottratto ai figli. "Certo che lo provo - ammette la sindaca - ieri ad esempio, presa da mille impegni, ho fatto saltare la colazione a mia figlia, cose del genere capitano a tutte le donne nella mia situazione. A volte mia figlia gioca a imitarmi, e mi vede sempre con la penna in mano e un'aria distratta... è chiaro che mi vorrebbe più presente. E parlo di me - continua - che posso permettermi un supporto nelle mansioni domestiche e per accompagnarla a scuola: se non lo avessi non potrei fare il sindaco o dovrei farlo a orari, che per me è inconcepibile. Non potrei mai stare a guardare l'orologio. Nei giorni del maltempo ho fatto sopralluoghi in piena notte, e quando si va a Catanzaro in regione so quando parto ma non quando rientrerò".

Il gender gap è una questione di asili nido, assistenza a disabili e anziani, investimento nel welfare. Con l'autonomia differenziata la forbice si allargherà di più e la sindaca sidernese è netta contro il dl Calderoli. "Oggi c'è già una marcata differenza - spiega - una mia parente che vive al nord non ha nessun problema a conciliare lavoro e famiglia, lì ha tanti servizi a disposizione. Quel federalismo è iniquo perché i fondi rimangono gli stessi, cambierà la loro suddivisione con maggiori risorse al Nord. Il governo deve fare scelte decisive e superare i tetti di spesa storica, altrimenti nelle regioni meridionali si starà sempre peggio".

Maria Grazia Milli: "In polizia il retaggio sulle donne è solo mentale"

Maria Grazia Milli

Oggi pomeriggio la prima dirigente di polizia Maria Grazia Milli, capo di gabinetto della questura di Reggio, sarà tra i personaggi femminili del 28esimo Premio Anassilaos Mimosa, assegnato dalla sezione Emanuela Loi dell'associazione culturale. "Un premio che mi riempie d'orgoglio - dice - perché ho lavorato per quattro anni nella polizia stradale di Palermo e la strage di via D'Amelio e la figura di Emanuela rappresentano per me uno spartiacque nella scelta di vita che ho fatto in questa professione".

Le forze dell'ordine, viste dall'interno, per Milli da anni non sono più una roccaforte maschile. "Credo - commenta - che oggi si possa parlare di un retaggio mentale più che reale, secondo cui il poliziotto nell'immaginario collettivo è maschio. Ma io a Reggio sono capo di gabinetto in un ufficio tutto al femminile, e anche in precedenza ho diretto squadre di uomini, in particolare negli anni in polizia stradale anche nella provincia di Reggio. Ecco lì sicuramente la presenza maschile è ancora preponderante, ma devo dire che si tratta di una resistenza che hanno le donne stesse in questo particolare settore".

Per la dottoressa Milli si tratta oggi di una visione culturale, una sovrastruttura che muta con lentezza rispetto ai cambiamenti effettivi. "In Italia abbiamo la prima donna premier - continua - e tantissime sono le donne questore, prefetto, magistrato, quindi dal mio punto di vista pensare a un'attenzione particolare sul genere è anacronistico e poco aderente al vero. Nel caso della polizia di stato, le donne ci sono dall'81, sicuramente molto in anticipo rispetto ad esempio all'arma dei carabinieri, ma credo che la chiave di volta sia non porsi in un'ottica di differenza rispetto all'uomo. Io non l'ho mai fatto, neanche quando questo atteggiamento avrebbe potuto portarmi favoritismi legati a una presunta condizione fisica femminile bisognosa di particolari attenzioni... non mi sento debole e ho uguali diritti e doveri dei colleghi uomini".

Qualcuno di loro, gli uomini, ha mai accolto male il fatto di essere comandato da una donna o ha espresso giudizi poco lusinghieri su una promozione femminile? "No, io ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei collaboratori uomini e non mi è mai accaduto di sentire malanimo da parte di un uomo per un mio incarico. Purtroppo devo dire che ho visto capitare il contrario. Non è affatto automatico che una donna sia felice per un traguardo raggiunto da un'altra donna, anzi".

Alessandra Oliverio: "Un lavoro da uomini? Non l'ho mai pensato"

Alessandra Oliverio

L'opinione di Maria Grazia Milli è confermata da Alessandra Oliverio, una collega che nel soffitto di cristallo l'ha aperto un varco arrivando figurativamente alla meta più alta, cioè lo spazio aereo, essendo una delle prime donne dirigenti del reparto volo, in questo caso il V della polizia di Stato di Reggio Calabria.

"Quello della polizia lo definisco un ambiente maschile, ma non maschilista", dice. "Nella mia carriera non ho mai fatto distinzioni di genere, io ragiono in termini di persone. Da alcune ho imparato, di altre non ho condiviso qualche idea o impostazione, ma questo non dipende dal fatto che fossero donne o uomini". Anche Oliverio è tra le premiate con la Mimosa Anassilaos, riconoscimento Polis per la difesa dell’ordine e della sicurezza dei cittadini, e aggiunge: "Molte donne ancora non arrivano alle funzioni apicali, è vero, ma credo che sia fisiologico dover attendere tempi più lunghi nel settore delle forze armate, che si è aperto alla presenza femminile solo all'inizio degli anni Duemila. Pensiamo però che una grande città come Agrigento ha un questore donna, e tante province siciliane hanno donne a capo delle prefetture. Una riflessione - precisa - andrebbe fatta sul perché le donne non si candidano a ruoli di polizia, la mentalità nuova deve attecchirre innanzitutto nel nostro genere".

Prima che una reale diseguaglianza di condizioni, sarebbe dunque un passaggio culturale a dover sradicare le idee del passato: "Trovo mortificanti le quote rosa - dice ancora la prima dirigente di polizia - perché danno un vantaggio senza meritocrazia, che invece si ha quando a arrivare a livelli alti sono le persone migliori, che non sono necessariamente le donne.

Nel mio attuale lavoro, io ho il grado più alto tra i piloti e il direttore della divisione area è una donna. Se pensiamo che il volo è un settore a prevalenza maschile, si nota che le cose sono davvero cambiate. E' chiaro - continua - che non siamo in dirittura d’arrivo sui ruoli apicali, ma io ho due figlie femmine e non sento grande preoccupazione per la generazione futura, a loro dico sempre di investire sul loro valore, di puntare sulla preparazione e la competenza, come fanno gli uomini. Non vedo una preclusione sociale, semmai spesso il problema è voler fare alcune scelte impegnative. Molte donne, soprattutto dopo la maternità, entrano in una modalità di protezione rispetto a lavori e incarichi che comportano dedizione particolare".

Il cerchio torna a chiudersi attorno alla rete dei servizi sociali. "Vanno assolutamente incrementati - afferma la dottoressa Oliverio - e le battaglie femministe dovrebbero essere centrate su questo, sul creare le condizioni per gestire lavoro e famiglia con un adeguato supporto".

Uno dei dilemmi del dibattito sulle pari opportunità è attorno al genere. Assodato che lo si debba rifiutare come categoria protetta, ha comunque alcune peculiarità da valorizzare, ad esempio in alcuni settori della polizia dove occorre esercitare empatia nel rapporto con vittime di abusi? "Amo profondamente la polizia - risponde la dirigente - e nelle sue varie articolazioni possono trovare sbocco idoneo tanti tipi di personalità. Andare sulla scena di un incidente stradale richiede stomaco forte, parlare con una persona che ha subìto violenza comporta una speciale sensibilità, e così via. Ma sono prerogative che non hanno genere. Un buon equilibrio di presenza maschile e femminile arricchisce la nostra istituzione".

Le hanno mai detto che fa un lavoro da uomini? "No, e io per prima non l'ho mai pensato. E' un ambiente frequentato soprattutto da uomini e questo dobbiamo cambiarlo noi. Ad esempio pochissime donne chiedono di fare i piloti in polizia, non si mettono in gioco in questo settore particolare". Nella rivoluzione culturale ognuno dei sessi deve fare la propria parte. "Gli uomini del mio reparto hanno un atteggiamento che ritengo significativo - conclude Alessandra Oliverio - collaborano fattivamente e mostrano di avere fiducia in me come loro capo. Ed è importante perché questo pensiero poi lo portano nelle loro famiglie e lo trasmettono ai figli, contribuendo alla diffusione di una mentalità nuova".

L'imprenditrice Mary Mauro: "Da sempre focalizzata sui miei obiettivi, non sul genere"

Mary Mauro

L'impresa è il settore dove le donne hanno compiuto i balzi in avanti più sorprendenti, a riprova che l'ingegno, la creatività e la conoscenza dei meccanismi del mercato non sono requisiti maschili, come vorrebbero certi vetusti stereotipi. Sul tema del gender gap l'esperienza di Mary Mauro, impreditrice reggina della famiglia dello storico caffé e oggi a Milano con il suo marchio di torrefazione, avviato insieme alle tre sorelle, è positiva e propositiva: "Parto da un pregresso felice - esordisce - perchè in casa eravamo quattro figlie femmine e siamo state educate in modo aperto ed equilibrato, senza mai farci sentire diverse dagli uomini. Questo ha dato un preciso orientamento alla mia formazione personale, poi nella professione mi sono confrontata senza problemi con uomini e donne, non focalizzandomi sul genere ma sempre sui miei obiettivi, che non cambiano se di fronte ho un uomo". Il tetto di cristallo non esiste più? "Non ne ho mai avuto esperienza diretta, ma è chiaro che il fenomeno esiste, e anche i pregiudizi sul fatto che una donna possa non reggere il peso di responsabilità apicali soprattutto se ha famiglia".

E' accaduto persino a Michelle Robinson Obama. Se hai figli non sei affidabile e sulla tua carriera nessuno è disposto a investire perché sicuramente creerai problemi alla prima malattia del bambino. Il problema della conciliazione di famiglia e lavoro si è acuito durante la pandemia, ma secondo Mary Mauro quel momento durissimo ha dato un spunto su cui riflettere: "Lo smart working - spiega - in quei mesi si è rivelato uno trumento importante per chi ha questo tipo di difficoltà, credo che questo dovrebbe aprire gli occhi a tutti sulla necessità di creare nuove opportunità affinché le donne possano essere messe in condizione di esprimere le loro potenzialità senza rinunce, attraverso il lavoro in remoto, un'efficace rete di servizi per l'infanzia, la formazione". 

L'imprenditrice è contraria alle quote rosa: "Le considero una discriminazione al contrario, non ne abbiamo bisogno. Quello che ci serve è partire da una condizione paritaria rimuovendo gli svantaggi nella gestione del tempo che dobbiamo dedicare sia al lavoro che alla famiglia avendo un supporto insufficiente".

Fare impresa è una sfida continua e stimolante, nella quale Mauro si è calata al di là di ogni preoccupazione di genere. "L'unica cosa che noto - commenta - è un approccio diverso, ma a nostro vantaggio. Noi donne siamo più pragmatiche nell'affrontare i problemi. Non mi piace invece vedere una donna che si faccia guidare solo dallo spirito di rivalsa, è controproducente sia nel rapporto con gli uomini che con le altre donne, e l'ho visto accadere. In generale, ho incontrato persone troppo calate nei ruoli maschile e femminile, ma io mi pongo sempre in posizione di ascolto e rispetto ogni punto di vista".

Da Reggio a Milano la discrepanza maggiore non è tra i sessi ma nella visione di una mission imprenditoriale: "E' qualcosa che ci portiamo dietro dal passato e non ritengo costituisca una colpa. Ho lavorato a Reggio in un periodo burrascoso per la mia azienda e ho visto quanto sia importante stimolare la partecipazione dei collaboratori, farli sentire un valore aggiunto come parti del team, responsabilizzarli. Al Nord questo è acquisito, al Sud è ancora vissuto con disagio, e ci vuole tempo per trasferire esperienze e prospettive diverse, come ho provato a fare io. Dovrebbero poterlo fare tutti coloro che partono, ma sappiamo che poi quasi nessuno che è andato via tornerà a lavorare qui".

Potrebbero essere proprio le donne a favorire questo cambiamento culturale, eppure proprio nelle regioni meridionali hanno più ostacoli delle altre. Il tempo è un valore economico e le donne, che su questo soffrono una forte penalizzazione, lo sanno bene. "Se dovessi esprimere un mio augurio per questo 8 marzo - conclude Mary Mauro - spero che si inizi a capire concretamente che per le donne devono essere pensate nuove misure di sostegno per valorizzare al massimo il tempo anche nel contesto familiare".

In Italia peraltro siamo in ritardo anche come fanalino di coda europea, dove pure la corsa è lontana dal traguardo. I dati Eurostat del 2021 riscontrano una presenza di donne nella nostra pubblica amministrazione pari al 35,3% (quasi tutta nel settore dell'istruzione), mentre nella media degli altri stati sfiorano il 50%. Con una donna per la prima volta presidente del consiglio, viene davvero da chiedersi se non ora, quando.

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