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Cronaca

La droga a Partinico arrivava dalla Calabria, decine di arresti

In manette anche Giusy Vitale, ex reggente del clan e poi diventata collaboratrice di giustizia

Le indagini, avviate dalla Compagnia di Partinico e sviluppate per due anni in sinergia col Nucleo investigativo di Monreale, hanno preso il via nel novembre 2017 dall'analisi dei rapporti tra l'imprenditore partinicese del settore vinicolo Ottavio Lo Cricchio e Michele Vitale, esponente della famiglia Vitale, noti come 'Fardazza' e storicamente egemone in seno al mandamento mafioso.

La ricostruzione degli assetti criminali ha portato alla luce anche il ruolo di altri tre membri della famiglia: Giuseppa, Giusy, VItale, in passato reggente del mandamento e poi collaboratrice di giustizia e attualmente non sottoposta al programma di protezione, la sorella Antonina Vitale e il figlio  Michele Casarrubia.

Sono 14 le persone arrestate dalla Dia nelle province di Palermo, Trapani, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari, nell'ambito dell'operazione Gordio condotta questa notte insieme ai carabinieri del Comando provinciale di Palermo e che ha portato a 81 arresti e 4 obblighi di dimora.  I 14 sono indagati a vario titolo per il reato di associazione finalizzata alla coltivazione, produzione e traffico di sostanze stupefacenti aggravata dall'agevolazione a Cosa nostra o alla 'Ndrangheta.

I provvedimenti scaturiscono dalle indagini, avviate dalla Dia nel marzo 2018 nell'ambito dell'operazione 'Pars Iniqua', che hanno consentito di definire gli assetti e l'operatività nel traffico della droga della famiglia mafiosa dei Vitale, detta 'Fardazza', di Partinico (Palermo). Nel corso delle indagini sono state sequestrate circa 6 tonnellate di sostanza stupefacente, in parte già pronta per essere immessa sul mercato. 

Per quanto riguarda l'approvvigionamento della cocaina, i referenti era la 'ndrina dei Pesce di Rosarno di Reggio Calabria di cui facevano parte Rocco Pesce, Michele Grasso e Pietro Canori, noto narcotrafficante romano catturato nel 2021 in Spagna dove trascorreva la sua latitanza. Proprio con Canori, gli accordi erano di dissimulare le comunicazioni relative alla droga riferendosi a compravendite di vini. 

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