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L'intervista

Fabio Scionti: "Faremo cose che non sono di destra o di sinistra ma solo di buon senso"

Il segretario regionale di Azione è il capolista al Senato per il "terzo polo" di Calenda e Renzi

Ingegnere idraulico, ex sindaco di Taurianova finito nel mirino della criminalità organizzata, ex iscritto al Partito democratico, Fabio Scionti è stato scelto da Carlo Calenda per guidare il listino al Senato per il cosiddetto "terzo polo". Lo farà da segretario regionale di Azione e, in questa intervista, mette nero su bianco quelli che saranno alcuni dei suoi impegni nel caso in cui i calabresi lo dovessero premiare alle urne.

La coalizione di centrosinistra parte svantaggiata nei sondaggi, cosa è mancato nella costruzione delle alleanze? Cosa ha impedito di raggiungere l’accordo?

“L’idea di Carlo Calenda era quella di unire le forze in una coalizione riformista, europeista nel solco dell’agenda Draghi. Con il Partito Democratico sembrava si fosse trovata una linea comune, ma la scelta di inglobare forze che fino al giorno prima avevano votato 54 volte la sfiducia a Draghi, ci ha fatto capire che non era quella la strada giusta: una grande ammucchiata di persone.

Il passo indietro che ha portato Calenda a cancellare l’accordo con il Pd va letto come un atto di coerenza verso i nostri elettori. Da parte nostra, come confessato anche dal nostro segretario, non c’è stato un equivoco, ma forse ingenuità verso un Pd che non sa ancora cosa vuole fare da grande: dice di essere pro-Draghi e poi si allea con i suoi oppositori, che dice di essere pro-Nato e poi stringe un patto preelettorale con i partiti anti-Nato”.

L’aspirazione del terzo polo è solo quella di superare nei consensi Forza Italia o c’è dell’altro?

“Ci auguriamo di avere una buona affermazione a due cifre in tutta Italia, questo è in primis il nostro obiettivo. Stiamo facendo un grande lavoro per illustrare a più persone possibili il nostro programma che fissa punti concreti e chiari che vogliamo realizzare, cose che non sono di destra o di sinistra ma solo di buon senso: atlantismo e europeismo;  impresa 4.0, premiare chi investe; fare rigassificatori e termovalorizzatori senza perdere tempo;  transizione ecologica senza distruggere Made in Italy; rivedere per migliorare reddito di Cittadinanza e i Bonus;  investire su sanità e istruzione per un grande patto generazionale; privatizzare dove la presenza dello Stato non serve a partire da Ilva e Alitalia; salario minimo e lotta alle false cooperative;  semplificare la pubblica amministrazione attraendo migliori talenti.

Il terzo polo è l’unico polo che sta proponendo cose concrete, fattibili e nel solco dell’agenda Draghi, che non è solo un elenco di cose da realizzare, ma anche un metodo di lavoro improntato alla concretezza. Perché altrimenti questo Paese verrà travolto da uno tsunami finanziario e produttivo senza precedenti. Usando una metafora del nostro leader Calenda, “non possiamo far scendere Schumacher dalla macchina e metterci una persona che non ha mai guidato in Formula 1”, sarebbe assurdo e pericoloso. Con Italia Viva si è trovata un'unità di intenti e di programmi che siamo certi sarà decisiva anche a livello locale”.

La Calabria rischia di avere un ruolo marginale in Parlamento, la cosa la preoccupa?

“La riduzione del numero dei parlamentari riguarda tutte le regioni, certo in Calabria il numero in proporzione alle popolazione residente è fortemente diminuito. Meno parlamentai significa minore rappresentanza per i cittadini, ma anche una maggiore efficienza del Parlamento, un’opportunità di allineamento dell’Italia rispetto ai numeri delle assemblee elettive degli altri ordinamenti europei.  In generale penso che non sia un problema di soli numeri, ma soprattutto di qualità della rappresentanza”.

Cosa serve a questa regione per uscire dalla crisi sociale ed occupazionale che la sta opprimendo?

“In Calabria i numeri sono più gravi, ma è tutto il Paese ad avere bisogno di una terapia d’urto in tema di lavoro e nuovi interventi di sostegno sociale. Come Azione proponiamo una serie di interventi concreti e fattibili sia per aiutare i giovani, instradarli, formarli e sostenerli nell’ingresso nel mercato del lavoro, sia per garantire a tutti i lavoratori una retribuzione dignitosa. Ad esempio l’introduzione di un salario minimo, una legge sulla rappresentanza delle parti sociali che combatta il fenomeno dei contratti-pirata, la detassazione dei premi di produttività, il supporto alle imprese che investono in riqualificazione della forza lavoro (non solo dipendente)la lotta alla  precarietà promuovendo la flessibilità regolare”.

Cosa serve alla sanità calabrese per essere risanata, possono bastare gli accordi con Paesi stranieri?

“Il risanamento della sanità calabrese, profondamente gravato da anni di commissariamento, riduzioni e tagli di personale medico, ma anche una gestione allegra e clientelare di affidamenti e incarichi, passa prima di tutto per una oculata gestione amministrativa e soprattutto trasparente. La nostra sanità non è attrattiva: ma perché uno specialista o un giovane medico dovrebbe venire a lavorare in uno ospedale con un contratto a termine (e non a tempo indeterminato), dove non c’è possibilità di crescita, dove dovrà scontrarsi con un sistema non improntato sul merito, dove non c’è un ambiente  stimolante da un punto di vista professionale? Si cominci, ma con determinazione, a mettere mano a tutte queste cose.

Non crede sia giunta l’ora di chiudere la pagina inaccettabile del precariato?

“Come Calabria in Azione siamo intervenuti più volte sulla questione del precariato denunciando  la grave approssimazione e la mancanza di programmazione con cui la giunta regionale si è approcciata  al tema delle stabilizzazioni dei precari calabresi. Personalmente penso che il tema debba essere affrontato con responsabilità e trasparenza  azzerando il precariato, pur tuttavia nella massima trasparenza, in modo da premiare il merito e non attraverso scorciatoie di qualunque tipo”.

Nella lotta alla criminalità organizzata crede si stia facendo tutto quanto è possibile?

“La lotta è impari, fin quando le Procure e le forze dell’ordine non saranno dotate di personale adeguato, in termini di nuove competenze e di unità lavorative,  ma anche di strumenti per contrastare sul campo i gruppi criminali che corrono veloci e stanno al passo con i tempi. L’esperienza da sindaco di Taurianova, tra l’altro oggetto di intimidazioni per cercare di scoraggiare la mia azione amministrativa, mi ha fatto comprendere quanto sia importante, anche scardinare la cultura mafiosa che ancora, purtroppo, è molto presente nella nostra regione.

Una cultura che fonda e regola le relazioni personali sull’esercizio sistematico della violenza e dell’intimidazione, sull’omertà, sulla segretezza, sulla trasformazione dei diritti in favori, dei cittadini in sudditi. La lotta alla criminalità parte già nella decostruzione di questo tipo di cultura”.

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