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Martedì, 23 Aprile 2024
Le feste mariane

Festa Madonna, ai reggini resta solo Lei e il rumore del mare

La Sacra Effigie, dopo due anni di pandemia, torna nella sua Reggio Calabria. Resterà in Cattedrale fino a domenica 27 novembre

"Cu terremoti, cu guerra e cu paci sta festa si fici e sta festa si faci". E' racchiuso in questi versetti di Ciccio Errigo il mantra, made in Reggio Calabria, legato alla devozione della Madonna della Consolazione. Il grande poeta reggino, autore dei versi settembrini più famosi, mai avrebbe potuto immaginare che un malefico sortilegio, chiamato Covid, avrebbe sconvolto una tradizione che si perde nel tempo.

La festa più attesa dell'anno, è vero, è stata stoppata dalla pandemia del secolo che però, suo malgrado, non è riuscita a scalfire l'amore incommensurabile per la Consolatrice, che tutto può, per la Patrona che ama e protegge la sua Reggio. Ma come si può spiegare a chi non è reggino, ad un agnostico, cos'è questo spasmodico desiderio quasi ancestrale, irrinunciabile, di esserci ad ogni costo, di camminare con la Consolatrice per le strade tortuose della vita. 

Il sabato più atteso dell'anno, la processione della Patrona: le foto

Quali parole cercare per raccontare la profondità di un sentire ai funamboli non credenti, sempre in bilico sul filo del dubbio, ma sempre presenti e pronti e liberi di farsi trascinare da quella percezione, misteriosa e invisibile che accarezza, consola e travalica ogni sentimento di ragionevolezza. Lei ti conquista con la semplicità del cuore e lì sei spacciato: scatta il per sempre. Le parole, dunque, non servono. Devi vivere la processione per capire quello che accade al suo cospetto, al passaggio di quella Vara dalla bellezza riconquistata e del suo Quadro, opera del pittore Andrea Capriolo, (1547). 

"Oggi e sempre: viva Maria!" 

"I forestieri - scrive padre Stefano De Fiores, teologo mariano, sul libro "Advocata Nostra, un popolo in cammino con la Madonna della Consolazione", edito da Città del Sole - non si trattengono dal bollare come fanatismo quanto accade sotto i loro occhi. Ma il popolo che vive di memorie e di esperienza sa che Maria si è mostrata loro e ai loro avi come una presenza viva e benefica nei momenti più difficili della vita individuale, familiare e cittadina. La Madonna della Consolazione non li ha lasciati soli in occasione di pestilenze (1571, 1636), invasioni dei turchi (1594) e terremoti (1638), tanto che per manifestare la propria riconoscenza la città di Reggio si impegnò con atto notarile ad offrirle ogni anno un cero votivo (24 maggio 1657) e ottenne dalla Congregazione dei Riti un decreto che riconosce la Madonna della Consolazione "Patrona della città" (26 agosto 1752).

Nel fragore del sabato, nel giorno della grande discesa dalla collina dell'Eremo alla città, tutto è frastuono, o forse no. Le grida, l'orgoglio, le note delle bande, gli applausi, i canti, scompaiono nel rumore assordante del silenzio che avvolge, inconsapevolmente, chi partecipa alla processione mariana. E' l'attimo intimistico, profondo e a tratti nascosto, è preghiera, ricerca di quel sollievo a cui l'anima anela. 

E' la ricerca del suo sguardo, scivola via una lacrima ed il tuo cuore entra in pace. E continui a scorrere, stretto, avvinghiato tra migliaia di fedeli, i tornanti delle sensazioni e lo fai insieme al tuo mondo, nel segno di una comunità che in questi anni ha sofferto e continua a (soprav)vivere in una città che si è trasformata e non in bellezza. In questa Reggio, sospesa, maltrattata dagli eventi e dalla pochezza imperante che pervade il territorio, ai reggini non è rimasto altro che Lei, la Madonna della Consolazione ed il rumore del mare.

"Orsù dunque, Avvocata nostra..."

Voti celati nelle segrete dell'animo, speranze racchiuse tra le mani, sorrisi e grazie ricevute, il dolce fruscìo dei petali di rosa. La "stanga" di legno, dolorosa e leggera, portata col cuore sulla spalla, quella di mio papà.

Quante storie di sofferenze e sacrifici donati a Lei che tutto sa. Anche questa è devozione e fede. E ancora, in ginocchio, su per la scalinata della Basilica, e ceri e piedi scalzi, graffiati, martirizzati dall'Eremo fino in Cattedrale: quelli di mia madre.

Ecco, come fai a spiegare tutto ciò con le parole? Le braccia si sollevano al cielo, il momento è arrivato, gli occhi lucidi, si parte. La Vara inizia la discesa, la Madonna torna in città: "E gridamulu cu' tuttu u cori, oggi e sempri Viva Maria!"

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